martedì, febbraio 06, 2007

Scorrere i nomi di coloro che ricevono più di novemila euro di vitalizio al mese significa sfogliare le pagine della storia della vita parlamentare italiana. E se Pietro Ingrao è il recordman assoluto (con 44 anni di versamenti) l’inchiesta dell’Espresso sui vitalizi degli ex parlamentari mette in fila ben 2238 nomi (1377 ex deputati e 861 ex senatori) con una nutrita rappresentanza di nomi illustri provenienti dalla Campania. Tra gli ex inquilini di Palazzo Madama spiccano i nomi di Ersilia Salvato, Nicola Mancino e Arcangelo Lobianco che fanno parte del gruppo di 15 ex parlamentari con il record assoluto di versamenti: 35 anni.
Lobianco, storico presidente della Coldiretti, e Ersilia Salvato, tra l’altro sindaco di Castellammare di Stabia, si sono ritirati dalla vita politica; Nicola Mancino invece cumula il vitalizio maturato al Senato all’indennità di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Stesso discorso alla Camera. Il record relativo alla Campania è dell’ex ministro Vincenzo Scotti, alle sue spalle con 30 anni di contributi l’attuale sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino che, come il primo cittadino di Roma Walter Veltroni, cumula ai circa cinquemila euro di indennità da sindaco il vitalizio da ex deputata. Un assegno di tutto rispetto, ben 9947 euro al mese. «È successo anche a me - spiega l’ex governatore Antonio Rastrelli - quando ero presidente della giunta regionale ho cumulato il vitalizio di ex parlamentare. D’altro canto dovetti dimettermi dalla Camera per l’incarico in Regione. Ma il discorso dovrebbe riguardare tutte le doppie indennità, non solo quelle di chi ha il vitalizio parlamentare. Certe inchieste hanno un tono scandalistico che non giova a chiarire la verità. Lo spirito della legge è quello di premiare chi ha scelto di interrompere la propria carriera per dedicarsi alla politica». E mentre nel paese si accende il dibattito sull’innalzamento dell’età pensionabile, il criterio d’assegnazione del vitalizio parlamentare sembra andare in controtendenza. Se è vero, infatti, che sulla carta il limite è fissato a 65 anni ci sono una serie di deroghe che consentono di incassare l’assegno già a 50 anni, senza divieto di cumulo per limiti di reddito o con altre indennità e stipendi. Il principio base è il versamento di almeno cinque anni di contributi, per la precisione 1006 euro al mese. Per i comuni cittadini il limite minimo è, invece, di 20 anni. E, in più, c’è la possibilità di completare il versamento dei contributi in caso di scioglimento anticipato delle Camere. Bastano versamenti per due anni e sei mesi per poter aver diritto a versare volontariamente la differenza (anche con rate che possono arrivare a 60) e, quindi, entrare nel novero di chi ha diritto al vitalizio. «Ma sollevare questa questione - spiega l’ex ministro Vincenzo Scotti - non serve a fare chiarezza. Anzi aumenta la confusione. D’altronde è pure giusto che chi ha versato contributi per oltre trent’anni abbia una pensione e se, come nel caso dei parlamentari, i contributi sono consistenti anche il vitalizio va considerato in proporzione».

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