giovedì, febbraio 15, 2007

Un altro aumento


RINCARI/Beffa sull'acqua, arriva la stangata



Scritto da Luigi Roano da il Mattino
giovedì 15 febbraio 2007
Ottantanove euro in più all’anno. Tanto costerà la bolletta dell’Arin ai napoletani a partire da marzo. Una vera stangata per 280mila famiglie. Ma non è finita qui, perché il provvedimento è retroattivo fino al 2001. Cosa significa? Che oltre agli 89 euro di questo anno i napoletani hanno un debito - e non lo sapevano - di 445 euro con l’Arin, l’azienda che gestisce le risorse idriche e che è guidata dall’amministratore unico Maurizio Barracco.
Va detto che scompare il canone: in sostanza si pagherà quello che si consumerà. Tuttavia, quello che sembrava essere un modo per alleggerire il peso degli aumenti, si è rivelato una ulteriore beffa perché contestualmente alla scomparsa del canone (lo ha stabilito la legge Galli) è stato triplicato il costo del fitto del contatore. La delibera di giunta che rivoluziona la bolletta è spuntata ieri a Palazzo San Giacomo, mentre politici e non discutevano come riformare le aziende partecipate a partire dall’Arin. Il documento in realtà è stato approvato dalla giunta il 29 dicembre, quando i napoletani pensavano di più alla notte di San Silvestro che alle bollette da pagare, ed è stato tenuto praticamente secretato fino al giorno della pubblicazione, cioè ieri. A quel punto il silenzio è stato rotto. Il documento è infatti passato con il voto contrario dell’assessore ai Cimiteri Dolores Madaro (in quota Comunisti italiani) che ha preteso si mettesse a verbale il suo no. Ed è passato con i rilievi non certo favorevoli del segretario generale del Comune: «L’approvazione delle tariffe - scrive il segretario - è di competenza del Consiglio comunale ai sensi della legge. Con il presente atto si propone alla giunta non l’approvazione delle tariffe ma la mera presa d’atto delle tariffe così come determinate dall’Arin». Cosa significa il distinguo del segretario generale? Gli aumenti sono retroattivi e risalgono fino al 2001 perché all’epoca l’Arin non era una spa e toccava al Consiglio comunale stabilire gli aumenti. Poi la legge è cambiata (ma l’interpretazione del segretario generale non è conforme) le aziende pubbliche sono diventate dellee spa e secondo il diritto societario spetta ai soci stabilire gli aumenti e non più alle assemblee, quindi non bisogna passare per l’aula. Non è finita. La materia tariffaria è regolamentata anche dal Cipe che già dal 2001 aveva dato semaforo verde stabilendo limiti entro i quali operare con gli aumenti. Mai recepiti dal Comune molto probabilmente per timore di andare Consiglio comunale con un provvedimento impopolare e la concreta possibilità di una bocciatura. Si arriva ai giorni nostri, il passivo dell’Arin nel frattempo è cresciuto e il contratto di servizio con l’azienda sulla materia è chiaro, si tratta dell’articolo 13 comma 2: «Qualora il Comune, in sede di determinazione delle tariffe idriche decidesse di non far applicare l’incremento proposto dall’azienda, o di farlo applicare in maniera inferiore, è obbligato a riconoscere la corresponsione dell’importo dei minori ricavi a titolo di copertura di costi sociali». A chiedere l’aumento delle tariffe è stato Barracco, l’amministratore di Arin, fin dal 2001, ritenendolo l’unico modo per far quadrare i conti. Se Palazzo San Giacomo avesse detto no avrebbe dovuto erogare la cifra a copertura delle passività in solido, siamo nell’ordine di circa 25 milioni all’anno. Di qui il semaforo verde agli aumenti. Con il distinguo che la giunta «ha preso atto» della richiesta ma non ha stabilito le nuove tariffe. Pagano solo le famiglie. Perché la gestione di Barracco - secondo il Comune - è stata così positiva da meritarsi un premio: 39mila euro per «i brillanti risultati ottenuti nell’annualità 2005». Lo si legge in una nota di risposta di Palazzo San Giacomo a una interrogazione del capogruppo di Forza Italia Salvatore Varriale.

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