venerdì, febbraio 09, 2007



Scritto da Fabio Ciaramelli da il Corriere del Mezzogiorno
venerdì 09 febbraio 2007

Nonostante le indicazioni della Finanziaria, il consiglio di amministrazione di Bagnolifutura resta in carica fino a nuovo ordine. Lasciamo stare le dietrologie. Atteniamoci ai fatti e soprattutto alle dichiarazioni della sindaca, secondo le quali, quando il vertice sarà snellito, per l'attribuzione degli incarichi conterà la rappresentatività elettorale delle forze politiche. Il criterio, insomma, non sarà né meritocratico né di sostanza, ma si limiterà a registrare i risultati delle ultime elezioni comunali. Insomma la logica alla quale si ispira la Iervolino è puramente e semplicemente la cara, vecchia logica partitocratrica: e a quest'ultima resta anche fedele l'idea di dare, se possibile, un posto all'opposizione. Forse s'è trattato semplicemente d'un accesso di nostalgia, che non si stenta a comprendere e spesso a condividere, giacché la prima Repubblica con i suoi protagonisti e le sue liturgie non è affatto da demonizzare in blocco. Ma non è tutto.
Proprio in frangenti del genere la nostra classe politica fa mostra di non saper resistere alla tentazione dell'irresponsabilità. Infatti che cos'altro tradisce questo vagheggiamento della lottizzazione partitocratrica nell'era dell'elezione diretta, e per di più da parte di una sindaca proclamata con amplissima maggioranza? Intendiamoci. Non è la nomea (esageratamente) negativa del manuale Cancelli a scandalizzarci. La cosa grave e rivelatrice è ricorrervi oggi, sia pure soltanto come riflesso condizionato per eludere un problema più o meno contingente con gli alleati. Spartirsi sapientemente poltrone e incarichi tra partiti e correnti in proporzione ai voti poteva anche essere un metodo democratico di gestione della cosa pubblica quando c'era il propor zionale. Ma ora chi vince le elezioni deve assumersi fino in fondo la responsabilità di amministrare: non può più farlo solo in nome e per conto dei partiti, sentendosi o proclamandosi di fatto irresponsabile delle loro scelte (nel merito e magari anche nel metodo). Soprattutto poi se questo accade per una questione come quella di Bagnoli, che sarebbe dovuta diventare il banco di prova o il fiore all'occhiello della Napoli del futuro, e che invece da più d'un decennio è ferma al palo.Lo stallo di Bagnoli (e usiamo un eufemismo) è sotto gli occhi di tutti: ma, almeno apparentemente, nessuno ne è responsabile. Proprio per questo richiamarsi al ruolo decisivo dei partiti nella questione delle nomine da parte della Iervolino ha il sapore amaro e per noi beffardo d'una giustificazione preventiva: un modo per mettere le mani avanti e chiamarsene fuori.Provi, invece, la sindaca, a rovesciare il ragionamento. Quando si tratterà di ridimensionare Bagnolifutura, scelga lei stessa i consiglieri. Eviti di mettere il vino nuovo in otri vecchi: rinnovi, dunque, le regole prima delle nomine. Lo faccia senza esitazione. Si rassicuri: sarà difficile che il nuovo consiglio di amministrazione, per quanto più esiguo e meno retribuito, faccia meno di quanto ha fatto quello ancora in carica. L'unica cosa decisiva sarebbe la discontinuità, invocata a suo tempo da tanti suoi autorevoli elettori. Scelga dunque con trasparenza e magari anche con saggezza, in modo da render conto personalmente dei criteri delle sue scelte.E poi, se malauguratamente anche in questo caso, come già ebbe modo di fare per il Consiglio comunale, la sindaca avesse da ridire sul «livello dei consiglieri», potrebbe prendersela solo con sé stessa.

Nessun commento: