venerdì, dicembre 31, 2021

giovedì, dicembre 30, 2021

GigieRoss

 https://youtu.be/SZt7buN35a4

Elio Lannutti

 Prezzi carburanti, lievi assestamenti verso l’alto

Il monitoraggio dell’andamento sul territorio. E vengono pure chiamate ‘lievi’ queste stangate ! 


ROMA, 30 DICEMBRE 2021 - Lievi oscillazioni al rialzo sulla rete carburanti. Le compagnie oggi non modificano i prezzi raccomandati, mentre i prezzi praticati sul territorio, per effetto degli interventi precedenti, risultano in leggero aumento. Quanto alle quotazioni dei prodotti petroliferi in Mediterraneo, hanno chiuso ieri in salita. 


Venendo alla situazione nazionale più nel dettaglio, in base all'elaborazione di Quotidiano Energia dei dati alle 8 di ieri comunicati dai gestori all'Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio nazionale praticato della benzina, in modalità self, va a 1,724 euro/litro (ieri 1,723) con i diversi marchi compresi tra 1,716 e 1,742 euro/litro (no logo 1,714). Il prezzo medio praticato del diesel, sempre self, è a 1,590 euro/litro (ieri 1,589) con le compagnie posizionate tra 1,582 e 1,603 euro/litro (no logo 1,584).


Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato va a 1,864 euro/litro (ieri 1,863) con gli impianti colorati che mostrano prezzi medi praticati tra 1,803 e 1,944 euro/litro (no logo 1,764). La media del diesel servito è a 1,735 euro/litro (ieri 1,734) con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi praticati compresi tra 1,672 e 1,807 euro/litro (no logo 1,634).


I prezzi praticati del Gpl vanno da 0,819 a 0,839 euro/litro (no logo 0,816). Il prezzo medio del metano auto si posiziona infine tra 1,778 e 1,999 (no logo 1,743).

Patrioti

Patrioti 


 

Tommaso Merlo

 Il fallimento di nonno Draghi potrebbe riaccendere gli entusiasmi del 2018 per un cambiamento radicale. Altro che restaurazione. Altro che ipocrisie pandemiche. Checché ne dicano i giullari di corte, l’inciucio draghiano è frutto dell’irresponsabilità e arretratezza della nostra politica. In una democrazia sana ed evoluta, i partiti avrebbero collaborato per fronteggiare la pandemia restando ognuno al proprio posto. Rispettando cioè le proprie identità e il voto dei cittadini. Ma essendo irresponsabili ed immaturi, hanno prima aperto una crisi in piena pandemia e poi hanno imbastito il solito mega inciucio. Già, per smettere di litigare i partiti nostrani hanno bisogno di una poltrona sotto le natiche. E così siamo all’ennesima sospensione della democrazia e alla delega del potere popolare all’ennesimo tecnocrate calato dall’alto. Ma finché Draghi viene spacciato come un messia che ci sta salvando dalla catastrofe, il gioco regge. Il problema è se quel messia si rivela un nonno che rispolvera leggi di bilancio anni Novanta e giurassici vizietti. Il problema è se viene a galla che a salvarci dalla pandemia è stata in realtà la scienza e la responsabilità dei cittadini e non certo Lui e tantomeno la politica e i suoi surrogati, checché ne dicano i giullari di corte. Già, il fallimento di nonno Draghi potrebbe riaccendere gli entusiasmi del 2018 per un cambiamento radicale. Altro che restaurazione. Ma al momento imperversa un glaciale silenzio conformista. Vi sono altre priorità e i vincitori delle elezioni han tirato i remi in barca. Salvini è sparito, l’ala governista della Lega gli ha messo la mascherina fino al naso. Ha smesso perfino di lagnarsi per l’inarrestabile invasione degli infedeli, il tutto mentre la Meloni si sta rifacendo il guardaroba da premier. Ma è la riesumazione di Berlusconi a fotografare lo stato pietoso della destra nostrana. Altro che nuovo sovranismo, trucco e parrucco della solita armata brancaleone a caccia di poltrone e senso esistenziale. Dall’altra parte è ancora peggio. Conte sembra sempre più un pesce fuor d’acqua. Quello del capopopolo non è il suo mestiere. Troppo macchinoso ed evanescente e poi i tempi dei “salvatori della patria” sembrano davvero passati a certe latitudini. Quanto al suo “nuovo” Movimento rimane una nebulosa politichese e ormai le inversioni a U non si contano più. Il Movimento degli albori voleva annientare il Pd mentre adesso copula. Ed è questo il punto. La credibilità. Per avere qualche possibilità di superare la soglia di sbarramento, Conte avrebbe dovuto ripartire da zero. Fondando Movimento Vivo oppure Forza Movimento o qualcosa del genere. Quanto al Pd si ritrova primo partito senza battere ciglio. Grazie ad uno zoccolo davvero duro di testa oltre che a schiere di penne e lingue altolocate, gioisce delle disgrazie altrui. Più che un partito un misto tra una casa di riposo e un poltronificio con sede nel centro storico. L’unica bella notizia è che non vota più nessuno e ancora meno segue la politica, vuol dire che i cittadini non se la bevono. La loro fiducia in questi partiti e nei giullari di corte e molto inferiore allo zero e attendono che passi la tempesta. Altro che mettere la retro, vorrebbero accelerare. A smuovere le acque c’è in giro solo Di Battista. Coerenza ed idealismo confortano in tempi così cupi, ma l’indignazione non basta. In che paese ed era viviamo lo sappiamo fin troppo bene. Serve una proposta politica concreta per vedere se attecchisce ancora l’anima movimentista oppure se ci vorranno anni per rimuovere le macerie inciuciste. Serve un proposta concreta che dreni i “portavoce” delusi e confusi e soprattutto che funga da punto di riferimento per i milioni di voti che il fu Movimento ha perso per strada. Serve un punto d’incontro in cui si possa esprimere quello che rimane dell’intelligenza e della coscienza collettive che hanno generato lo tsunami del 2018 e Di Battista ha la credibilità e la popolarità per farsene promotore. Certo, la tempesta perfetta difficilmente si ripeterà, ma vi sono tutte le premesse affinché riprenda presto la strada del cambiamento radicale. Questo perché l’arroganza della vecchia partitocratica unita alla mollezza dei rivoluzionari de noialtri, ha fatto sì che in Italia non sia cambiato sostanzialmente nulla e quindi tutte le istanze che hanno generato lo tsunami del 2018 sono ancora vive e vegete. Istanze che attendono solo di essere rappresentate. Son passati del resto solo tre anni, non trenta. I politicanti al calduccio dei palazzi possono anche cambiare idea, ma i poveri cristi fuori al freddo no e attendono nuove opportunità. Al momento imperversa un glaciale silenzio conformista. Siamo alla sempiterna sospensione della democrazia smarriti in una nebbia di pensiero unico e conformismo. L’unica bella notizia è che non vota più nessuno e ancora meno s’informa, vuol dire che i cittadini non se la bevono e il fallimento di nonno Draghi potrebbe riaccendere gli entusiasmi del 2018 per un cambiamento radicale. Altro che restaurazione.


Tommaso Merlo

Elio Lannutti

 Malcom X: “Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse ed amare quelle che opprimono”. Le lodi sperticate, univoche, quasi commoventi dell’establishment dei corifei a Mario Draghi, uno dei principali carnefici dei popoli liberi (Grecia docet) saccheggiati ed angariati dagli esclusivi interessi dei banchieri di affari e dei loro cantori, che protestano in tutto il mondo (Francia, Catalogna, Inghilterra, Egitto, Etiopia, Bolivia, Cile, Sudan, Libano, Russia, Hong Kong, ecc.) contro il liberismo dittatoriale, il globalismo delle povertà, il dominio incontrastato dei Big Data, i cleptocrati ladri di  futuro, l’abrogazione dei diritti, le disuguaglianze sociali e la miseria generati dalla genia dei banksters.     

Il 27 giugno 2011 (documento n.8972), nel commentare la designazione di Draghi a presidente della Bce, scrivevo: “Adusbef non riesce proprio ad unirsi al coro delle lodi sperticate per la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea. Il tanto osannato Draghi (altro che civil servant) appartiene alla genia dei bankster - un incrocio tra banchieri e gangster, molto peggio di Al Capone che, spinti dall’avidità di guadagno, hanno prodotto la crisi sistemica attraverso la creazione del denaro dal nulla, piramidi finanziarie di CDS (Credit Default Swap) e derivati avariati, con l’unica finalità di alimentare con l’inganno le elevate prebende e le stock option dei banchieri. Mario Draghi ha inoltre l’aggravante di aver contribuito a svendere alla banca d’affari Goldman Sachs - quando ricopriva il ruolo di direttore generale del Tesoro - pezzi importanti delle aziende dello Stato italiano durante l’era delle privatizzazioni amicali, ricevendo in cambio, a missione compiuta, la vice presidenza per l’Europa negli stessi anni in cui venivano addomesticati e truccati i conti della Grecia per farla entrare nell’euro. Non è quindi Draghi, ma le banche di affari maggiormente responsabili della crisi sistemica iniziata il 7 luglio 2007 con la bolla dei sub-prime - a decidere la politica monetaria europea ed a generare guadagni enormi per la casta dei bankster. Goldman Sachs, assieme ad altre banche d’affari ed al gruppo Bilderberg, soggetti ai quali la politica ha delegato poteri enormi senza regole ed in assenza di forme democratiche di controllo, decide i destini del mondo. Adusbef combatte da una vita le cricche degli oligarchi che non hanno mai risposto ad alcuno del proprio operato ed oggi si sentono rafforzate dalla nomina di Mario Draghi. Continueremo a batterci ancora contro la Bce, un mostro giuridico creato dalla politica europea con l’unica finalità di garantire gli interessi esclusivi dei banchieri e degli oligarchi, contro gli interessi generali dei cittadini e dei risparmiatori, ‘spennati’ da una politica monetaria a misura di potentati economici”.

Dopo 8 anni alla presidenza della Bce, le politiche monetarie di Mario Draghi, ossessionato dalla lotta all’inflazione che non esiste, ha disseminato sul suo cammino europeo macerie, povertà, disuguaglianze, miseria. Mentre nel Mondo – secondo l’ultimo rapporto di Oxfam- la ricchezza accumulata da un’esigua minoranza di super-ricchi evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico, in cui la forbice tra ricchi e poveri è sempre più ampia. ’’Lo scorso anno le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12%, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre 3,8 miliardi di persone, la metà più povera dell’umanità, hanno visto diminuire quel che avevano dell’11%”. In Italia, nel 2018, il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale, col 5% più ricco degli italiani che possedeva da solo la stessa quota di ricchezza del 90% più povero.

Le politiche monetarie di Mario Draghi, con il “QE” (Quantitative Easing), hanno avuto la finalità di salvare soprattutto le banche (ed alcune aziende decotte) imponendo alla Bce l’acquisto di titoli spesso ‘tossici’ ed alcune attività per la cifra mostruosa di circa 2,6 trilioni di euro (2.600 miliardi), pari a 7.600 euro per ogni cittadino europeo, perpetuando aberrazioni e disfunzioni speculative del peggior capitalismo finanziario, senza produrre effetti tangibili soprattutto in Italia, con famiglie e Pmi impoverite, saccheggiati e stritolati da avidità, vessazioni, usi abusi ed ordinari soprusi del sistema bancario col concorso di Bankitalia.

Otto anni dopo la nomina di Draghi (in tutto il Mondo montano le rivolte senza leader dei giovani), le politiche di rigore imposte dall’Europa, hanno prodotto la Brexit ed il ‘Colpo di Stato’ in Grecia, il più grande esperimento sociale della storia moderna somministrata dai campioni dell'austerità con l’applicazione pratica delle teorie neo-liberiste di Milton Friedman ad un popolo libero, che dovrà rispettare fino al 2060 i severissimi parametri di lacrime e sangue imposti dalla Troika. Un golpe moderno, fatto di minacce, ricatti economici e finanziari conditi da una imponente offensiva mediatica, dove i vincitori (finanza, banche, multinazionali e tecnocrati di Bruxelles tutti a braccetto) hanno colonizzato i vinti spogliando e depredando un Paese conquistato senza i carri armati, ma con le armi subdole della finanza e dello spread. Le moderne dittature a colpi di spread, derivati tossici, sono silenziose ed impalpabili, ma ancor più violente del passato.  

“È nel sonno della pubblica coscienza che maturano le dittature”. (Alexis de Tocqueville). Svegliamoci dal lungo sonno della ragione, che ha prodotto pensiero unico e sacerdoti ossequenti del liberismo dittatoriale e del dominio totalizzante della finanza sugli uomini, che si nutre di schiavi inconsapevoli. Grazie dell’attenzione 

Elio Lannutti

No botti


 No botti

mercoledì, dicembre 29, 2021

No botti


 No botti 

Tommaso Merlo

 Il mondo si ostina a roteare e chi non tiene il passo rimane indietro. Proprio come i paesi elitari come il nostro. Serve un nuovo movimento inclusivo verso le nuove generazioni. Che apra loro le porte e le lasci libere di esprimersi. Libere. Ma per fare questo serve fiducia in loro. Bene raro alle nostro latitudini. E serve altruismo, bene rarissimo. Le élite nostrane si fidano solo di se stesse e sono alquanto stitiche di qualsivoglia passo indietro. In compenso persistono cocciutamente. Fino all’ingresso del camposanto. Ego esistenze. Ma la colpa è anche delle nuove leve che si adeguano all’andazzo. Molto più comodo e redditizio. L’Italia è uno di quei paesi in cui il conformismo è una apprezzata qualità mentre l’innovazione e a volte perfino la libertà, un problema. Poi ci si chiede perché siamo un paese in fondo a tutte le classifiche occidentali, dopo la Grecia. Già, chissà perché. Le nuove generazioni rimangano fuori dalla porta finché non garantiscono alle élite serena continuità. E così fuori dalla porta rimangono anche le nuove idee, perfino politiche. Tasto dolente. Le élite nostrane non partoriscono una nuova idea dalla notte dei tempi, ma quando emergono quelle altrui scatenato le artiglierie mediatiche per distruggerle. Tutto ma guai a toccargli lo status quo. Così alla lunga chi osa pensarla diversamente o si arrende o si rimangia tutto da solo e lo status quo può stare tranquillo. Già, ma il mondo si ostina a roteare e chi non tiene il passo rimane indietro. Proprio come i paesi impauriti come il nostro in cui le élite tengono fuori dalla porta anche le nuove culture. Quelle dei nostri vicini di casa che possono alimentare imbarazzanti paragoni, ma soprattutto le culture di quei milioni di poveri cristi che sono sbarcati in Italia in cerca di fortuna. Basterebbe questo fatto per capire come è messo male il mondo. I poveri cristi del pianeta si son stancati di finire sotto le bombe e aspettare aiuto e si son messi in marcia. Apriti cielo. I nostri ferrei equilibri si son sbriciolati come biscotti secchi. E dove nascono le paure prima o poi arriva qualche politicanti a lucrarci sopra. Perché la paura rende un sacco di voti. Paura di ciò che non si conosce. Tipo il domani. Tipo il diverso. Paure di perdere la propria roba e la propria identità. Il giochino è semplice. Basta promettere sicurezza e protezione e piovono poltrone a catinelle. Ma gli anni passano e l’aria sta cambiando. Anche i trogloditi stanno capendo che rinchiudersi nelle proprie caverne armati fino ai denti e alzare muri e fili spinati non serve ad una beata mazza di niente. Il mondo si ostina a roteare. E altro che disgrazia. Gli immigrati sono la fortuna di paesi vecchi e ottusi come il nostro. Sono la fortuna economica perché noi non facciamo figli e perché certi lavoretti a noi “benestanti” non vanno più a genio. E sono la fortuna sociale perché portano nuova linfa vitale. Altro che disgrazia da ignorare. Risorsa da valorizzare intelligentemente. Altro che paura. La diversità stimola l’evoluzione mentre l’omogeneità favorisce il ristagno e la piattezza. Uno dei mali nostrani. Ci volevano gli immigrati per far barcollare il campanilismo atavico. Già, sta nascendo una nuova società. Molto più variegata e quindi complessa e quindi interessante. E una nuova società è la base di un nuovo paese. Che le élite nostrane facciano spallucce non sorprende affatto, molto di più che lo faccia la politica. Serve un nuovo movimento inclusivo che la smetta con le ipocrisie da campagna elettorale. Gli immigrati sono una realtà storica tra le più impattanti di questa era. Un cambiamento virtuoso ma che va gestito altrimenti ci travolgerà. Indietro non si torna e da come è messo male il mondo gli arrivi non faranno che aumentare. Serve un movimento inclusivo. Verso le nuove generazioni e le nuove idee e che le lasci libere di esprimersi. Libere. Un nuovo movimento fiducioso nelle nuove energie e nella nuova società che sta emergendo. Perché il mondo si ostina a roteare e chi non tiene il passo rimane indietro.


Tommaso Merlo

Alessandro Di Battista

 Nell'Italia dei migliori succede tutto questo:


1. Servizi da terzo mondo per chi è obbligato a farsi un tampone ed il super commissario che paragona le file per i molecolari con quelle per gli i-phone. 

2. Le deleghe relative al "controllo" sui magistrati affidate all'avvocato di Berlusconi. 

3. Mascherine ffp2 rese obbligatorie senza che nessuno dalle parti del governo abbia pensato a calmierare i prezzi delle stesse. 

4. La legge contro le delocalizzazioni scritta dagli operai della GKN (e presentata dal senatore Matteo Mantero come emendamento alla manovra finanziaria) bocciata. 

5. Ritoccato il tetto degli stipendi dei super dirigenti della Pubblica amministrazione. 

6. Riforma IRPEF che premia dirigenti e manager e non gli operai, già fiaccati dal caro-bollette e da tutto quel che stiamo spendendo in tamponi e farmaci vari. 

7. Solite oscene marchette in legge di bilancio per tenere buoni i parlamentari che garantiscono un voto a Tizio o Caio che sognano il Quirinale, in cambio di gruzzoli di denaro pubblico da spendersi sul proprio territorio. 


Questa è la realtà. Tutto il resto è conformismo.

I Morra


 Ì Morra 

martedì, dicembre 28, 2021

lunedì, dicembre 27, 2021

Barbara Lezzi

 Deve essere molto difficile vivere con i limiti  descritti in questa intervista dal procuratore Gratteri e al contempo constatare che la lotta alla Mafia è uscita dall'agenda del Governo.


È da leggere fino in fondo quest'intervento di Gratteri che non offre nessun alibi alla rassegnazione del degrado della politica. 


di Marcella

Cocchi

Procuratore Nicola Gratteri, ricorda quanti anni aveva quando decise di lottare contro la criminalità organizzata?

«Ero giovane. Da Gerace andavo a scuola a Locri, dove davanti alle medie, poi al liceo, non sopportavo l'arroganza dei figli dei mafiosi che si atteggiavano

come i bulli di oggi».


Scattò allora la scintilla?

«Forse l'idea di fare qualcosa per combattere quel tipo di prepotenza é nata in quegli anni. Mi sono iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, poi ho superato il concorso in magistratura. Quando è stato il momento di scegliere la prima destinazione, ho scelto proprio Locri e da allora non ho mai lasciato la Calabria».


Oggi, dopo 35 anni, ritiene di aver dato giustizia a chi la chiedeva?

«Ci provo. Ogni giorno. Ricevo centinaia di persone che vogliono denunciare. Spero di riuscirci, anche se non ê facile. Ma ce la metto tutta. Lo dico anche ai miei colleghi più giovani. Dobbiamo essere credibili, perché solo cosi ė possibile convincere la gente a denunciare, a ribellarsi, a collaborare».


Gerace, anni Sessanta-Settanta quando lei era adolescente: avrebbe potuto diventare un

capo mafia anche lei?

«Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia modesta, ma dignitosa e laboriosa. I miei genitori mi hanno insegnato l'importanza del rispetto, del lavoro, dell'onestà e della generosità».


Merito dei suol, dunque?

«Se fossi nato in una famiglia diversa, sarei potuto diventare mafioso, come alcuni dei miei compagni di infanzia. Gente che poi ho ritrovato in giro per il mondo. Li ho dovuti arrestare e

chiederne la condanna. Non è stato facile. Ma a dividerci sono state le diverse scelte di vita».


I suoi genitori si trovarono mai a fare scelte difficili contro la 'ndrangheta?

«Gerace, rispetto a Locri era meno soggetta al giogo mafioso. I miei non hanno mai subito mi

nacce o richieste estorsive. D'altronde non è che fossero ricchi. Mio padre faceva il camionista e

poi ha aperto un piccolo negozio di generi alimentari. Mia madre era casalinga».


Ai suoi figli, ai giovani, consiglierebbe di lasciare la loro terra per andare all'estero?

«Ognuno deve fare le proprie scelte. Quando non si trova lavoro, é difficile chiedere a un giovane di restare. Mi auguro che i soldi destinati al Sud dal Pnrr contribuiscano a interrompere la fuga di tanti cervelli che

impoveriscono le nostre terre. È un peccato perderli dopo averli formati. Spesso, quando si arriva alla laurea, il professore più che il meritato titolo di studio, allo studente sembra ironicamente consegnargli il passaporto».


Ha idea di quanti "affiliati" ha fatto arrestare?

Nel solo maxi processo "Rinascita Scott" si contano 350 imputati...

«Non saprei, faccio il magistrato requirente da oltre 30 anni. "Rinascita Scott" è un processo

che riguarda una sola provincia calabrese e un solo clan, quello dei Mancuso e delle altre famiglie ad esso riconducibili. Nella mia carriera ho chiesto l'applicazione di misure cautelari e condanne per tantissimi 'ndranghetisti».


Ha mai pensato di smettere?

«Non l'ho mai pensato».


Sempre con la scorta dal 1989. Qual è stato l'ultimo film che vide al cinema?

«Non me lo ricordo. Non vado al cinema da almeno 30 anni. Anche il mare per me è off-limits, nonostante abiti a meno di 10 chilometri dallo lonio».


Dopo tante sfide e attentati, per fortuna sventati, come si convive con la paura?

«Cerco di addomesticarla. Sarei ipocrita a dire di non avere paura. Ma ho cercato sempre di non tarmi condizionare da quello che é un sentimento umano.

Legittimo, ma non condizionante. Le mie motivazioni sono più forti della paura».


Gratteri come Falcone: sa che l'accostamento è stato fatto anche dalla mafia (per esempio è emerso nelle indagini sulla cosca di San Leonardo di Cutro): che effetto le fa?

«Sono paragoni improponibili. Falcone era un gigante. Come Borsellino».


Parole come mafia e 'ndrangheta sono uscite dal radar del governo?

«Purtroppo, si. Quella che dove va essere una prioritá bipartisan è scomparsa dall'agenda politica».


Sulla riforma Cartabia ha detto che "farebbe un favore alle mafie": ancora ritiene che metà dei processi finirebbero in Appello sotto la scure dell'improcedibilità?

«Lo confermo. Prima della riforma, bisognava snellire l'iter dei processi, informatizzandoli. Dichiarare improponibili i processi che non arrivano a giudizio

definitivo entro un determinato periodo significa negare giustizia a chi si affida a noi per averne. Sarà sempre più difficile condannare persone per reati contro la pubblica amministrazione, corruzione, reati ambientali, omicidi colposi e quant'altro».


É arrabbiato...

«Mi indigna quando si ripete che questa riforma sia stata fatta per ottemperare a una richiesta dell'Unione europea. L'Ue ci aveva chiesto la riforma del processo civile non di quello penale, e comunque certamente nonci ha chiesto di "tagliare processi con la scure. Per quello penale bisognava sentire chi queiprocessi li vive sulla propria pelle ogni giorno. E invece si è scelto di fare qualcosa di cui non avevamo bisogno».


Per un soffio non diventó ministro della Giustizia con Renzi.

«È una vecchia storia. Sono passati più di 8 anni. Ora sono felice di essere il procuratore della Repubblica di Catanzaro. Se potessi resterei qui per il resto della mia carriera. Purtroppo, a Catanzaro non posso stare più di otto anni».


Perché ha deciso di rinunciare alla corsa per la procura di Milano? E ora nutre speranze per la Direzione Antimafia per cui è in lizza?

«Ho scelto di non candidarmi a Milano perché non ero interessato a guidare quella procura.

Ho presentato domanda per la Direzione nazionale antimafia, perché ritengo sia più in linea con quanto da me fatto fino a questo momento. Vedremo».


Falcone ingoiò bocconi amari quando le correnti della magistratura non lo sostennero all'Antimafia. Non c'ė lo stesso rischio per un magistrato o extra-ordinario come lei?

«Non posso rispondere io a questa domanda»


E a llda Boccassini, che nella sua biografia le ha dato del "vanitoso", uno volto solo alla leadership e non al lavoro in pool, non replica nulla?

«No assolutamente, non mi interessa».


Qual è ora l'aspetto più inquietante della 'ndrangheta?

«La capaCita di fare Sistema anche in territori lontani da quelli d'origine. Non soltanto in Europa, nel resto del mondo».


Gratteri, chi sta vincendo tra mafie e Stato al momento?

«Per usare un termine sportivo, diciamo che si sta pareggiando. Ma è una battaglia che non tutti vogliono combattere».

Pensieri


 Pensieri

Alessandro Di Battista

 Quando mi opposi con tutto me stesso alla nascita del governo dell'assembramento (e fui di fatto costretto a lasciare il Movimento 5 Stelle che accettando di governare soprattutto con Forza Italia tradiva i suoi valori fondanti) lo feci perché immaginai la degenerazione morale che avrebbe realizzato un governo del genere. 


“Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me” disse Gian Piero Alloisio. Io non ho mai temuto Berlusconi in sé ma il berlusconismo, quell'insieme di immoralità, interesse e vile affarismo che ha caratterizzato la politica italiana degli ultimi 30 anni circa. Pensavo che tale insieme di malcostume fosse agli sgoccioli dopo le elezioni del 2018. Ma poi è arrivato il governo di tutti; Brunetta, Gelmini e Carfagna sono tornati ministri; Berlusconi è stato ricevuto in pompa magna da Draghi; anche la riforma Fornero ha fatto ritorno così come la privatizzazione dell'acqua; Gigino a Purpetta è stato salvato dall'arresto; la Cartabia ha scritto una riforma salva-ladri che persino negli anni del berlusconismo ruggente si sarebbero ben guardati da far approvare e, dulcis in fundo, l'ex-avvocato di Berlusconi, tal Francesco Paolo Sisto, attuale sottosegretario alla giustizia, ha appena ricevuto nuove deleghe, ergo, più potere proprio dalla "CartabiaCheSognaIlQuirinaleEDunqueStrizzaLocchioAlpartitodellimpunità!


Sarà proprio Sisto, infatti, ad occuparsi delle valutazioni di professionalità dei magistrati e di altri aspetti che riguardano le loro carriere e le loro promozioni. 


Anni fa, durante un derby della Madonnina, dalla Fossa dei Leoni venne srotolato uno striscione con su scritto: “Noi realizziamo i vostri sogni”. Sembra incredibile ma i sogni berlusconiani più oscuri si stanno via via realizzando (nel silenzio generale) grazie ad un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle.


Il Berlusconismo, ahimè, è vivo e vegeto nel Paese all'incontrario e questo nonostante il capostipite dell'immoralità sia ormai un anziano che assomiglia a Mao Tse-tung e che crede di vivere nel regno di Frozen...

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Notizie TPI

 Le notizie da sapere oggi:


• Sudafrica: morto l’arcivescovo Desmond Tutu, simbolo della lotta contro l’apartheid - È morto all’età di 90 anni l’arcivescovo anglicano del Sudafrica Desmond Tutu, simbolo della lotta contro l’apartheid e premio Nobel per la pace nel 1984. Tutu è stato il primo arcivescovo di colore di Città del Capo e ha avuto un ruolo di primo piano nella lotta contro l’apartheid ideando e guidando, dopo la fine dell’apartheid e l’elezione di Nelson Mandela come Capo di Stato del Sudafrica, anche la Commissione per la Verità e la Riconciliazione. “La scomparsa dell’arcivescovo emerito Desmond Tutu è un altro capitolo di lutto nell’addio della nostra nazione a una generazione di eccezionali sudafricani che ci hanno lasciato in eredità un Sudafrica liberato” ha dichiarato il Capo di Stato sudafricano Cyril Ramaphosa.


• Il Regno Unito nella morsa del Covid: “Due milioni di positivi, a Londra contagiata una persona su dieci” - Sono quasi 2 milioni le persone che hanno contratto il Covid nel Regno Unito negli ultimi 10 giorni con il primato che spetta a Londra dove, una persone su 10, è stata contagiata dal virus. Numeri impressionanti, svelati dall’Ufficio per le statistiche nazionali e che fotografano perfettamente la realtà inglese. Secondo i numero diffusi dall’Ufficio per le statistiche nazionali, in Inghilterra il 2.83% della popolazione è positivo al Covid, circa 1 ogni 35 abitanti, ovvero 1,5 milioni di persone. I dati si riferiscono alla settimana che va dal 13 al 19 dicembre, mentre le proiezioni indicano per la settimana di Natale un ulteriore rialzo dei contagi con il numero complessivo degli attuali positivi nel Regno Unito che, come detto, potrebbe sfiorare se non addirittura superare quota 2 milioni.


• Lockdown per i no vax: crollano i casi in Austria e Germania - Il lockdown imposto per i non vaccinati in Austria e Germania fa crollare il numero dei contagi. Secondo gli ultimi numeri, che vanno comunque presi con cautela anche per il numero più basso di tamponi effettuati soprattutto in Austria, in Germania i nuovi contagi sono crollati a 10.100 rispetto ai 50mila al giorno registrati agli inizi di dicembre. In Austria, invece, a Natale sono stati registrati poco meno di 2mila positivi rispetto ai 15mila di un mese e mezzo fa. La discesa, secondo quanto osservato nei due Paesi, è iniziata proprio quando sono entrate in vigore le norme per i no vax.


• Aumentano i casi in Italia, 7 regioni rischiano la zona arancione nelle prossime settimane - Lazio e Lombardia potrebbero finire in zona gialla già subito dopo Capodanno, mentre Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto e le Province autonome di Trento e di Bolzano, attualmente tutte in zona gialla, potrebbero passare in fascia arancione entro le prossime due settimane. È quanto emerge dal monitoraggio settimanale dell’Iss, che fotografa l’andamento dei contagi da Covid-19. L'infettivologo Matteo Bassetti, intanto, si scaglia contro il tracciamento e le regole per la quarantena. "Se continuiamo in questo modo a fare tamponi a tutti, anche a chi non sintomi o magari ha un raffreddore, cosa potrebbe accadere il 25 gennaio con magari 1,5 milioni di persone contagiate? Vorrebbe dire avere 10 milioni di persone ferme e in quarantena” dichiara l’esperto in un’intervista a Lapresse. "Se continuiamo con queste regole – aggiunge Bassetti – per ogni persona risultata positiva al Covid-19 ci sono 50 persone che devono stare a casa ma ormai, per l’ampia diffusione del virus, il tracciamento non ha più senso”.


• In Italia il tasso di positività schizza all'11 per cento - Nell'ultimo giorno in Italia sono stati registrati 24.833 nuovi casi di Covid-19 e 81 decessi di persone contagiate dal virus. Il numero delle nuove infezioni crolla a causa del basso numero di tamponi effettuati (217.052 rispetto ai 969.752 del giorno precedente) con il tasso di positività che è schizzato all'11,5. Aumentano sia i ricoveri nelle terapie intensive (+18 rispetto a 24 ore prima per un totale di 1.089 pazienti ricoverati) che quelli in area medica (+328 rispetto al giorno precedente per un totale di 9.220 posti letto occupati). Attualmente in Italia vi sono 516.839 positivi. 


• Papa Francesco sprona gli italiani a fare più figli: “L’inverno demografico è una tragedia” - “L’inverno demografico è una tragedia”: con queste parole Papa Francesco nel corso dell’Angelus domenicale ha lanciato un appello alle famiglie italiane affinché facciano più figli. “Parlando della famiglia – ha detto il Pontefice – mi viene una preoccupazione vera, almeno qui in Italia: l’inverno demografico, sembra che tanti hanno perso l’illusione di andare avanti con figli, tante coppie preferiscono rimanere senza o con uno figlio soltanto. È una tragedia”.


• Afghanistan, i talebani vietano alle donne di viaggiare da sole: “Devono essere accompagnate da parente uomo” - Ancora un passo indietro per i diritti delle donne in Afghanistan: i talebani, infatti, hanno vietato alle donne di viaggiare da sole per lunghe distanze (circa 70 chilometri) se non accompagnate da un parente uomo. Le nuove restrizioni sono state pubblicate dal ministero della Promozione della virtù e della prevenzione del vizio e comprendono anche l’invito agli autisti a non accettare donne sui loro veicoli se non indossano il velo islamico, senza specificare tuttavia quale tipo di velo.

Gigieross

https://youtu.be/N_ZpTDcc0XQ 

domenica, dicembre 26, 2021

Albero


 Albero

Alessandro Di Battista

 Dopo Mario Draghi (novello Vittorio Emanuele III che cerca la sua Brindisi sul Quirinale in fuga dai suoi errori, dalle sue responsabilità e da una crisi sociale che neppure i suoi più fedeli trombettieri sono in grado di nascondere), Silvio Berlusconi (condannato in via definitiva per frode fiscale nonché finanziatore di Cosa nostra, l'organizzazione criminale che assassinò il fratello di Mattarella), Pier Ferdinando Casini (uno che ha cambiato più partiti che Ibrahimovic squadre di calcio ed è in Parlamento da 39 anni e solo di Tfr ha maturato 443.000 euro) e Marcello Pera (uno che da Presidente del Senato si augurava la sospensione dei processi di Berlusconi e che viene sponsorizzato dal galeotto Denis Verdini) nella galleria dei papabili al Quirinale (chiamatela anche galleria degli orrori) si aggiunge un altro esimio esemplare di coloro i quali non dovrebbe mai diventare Presidente della Repubblica: Giuliano Amato. 


Amato divenne per la prima volta Presidente del Consiglio ventisei giorni dopo la crociera del Britannia, il panfilo della famiglia reale inglese sul quale banchieri, lobbisti, finanzieri e piccoli uomini politici, decisero la liquidazione dell'industria pubblica italiana. La crociera del Britannia venne promossa e finanziata dai “british invisible”, un'organizzazione inglese che promuoveva i servizi finanziari britannici. Tra l'altro fu un giovane Mario Draghi, all'epoca direttore generale del Tesoro, a tenere a bordo del panfilo il discorso di benvenuto che iniziò con queste parole: “Signore e signori, cari amici, desidero anzitutto congratularmi con l'Ambasciata britannica e gli Invisibili Britannici per la loro superba ospitalità. Tenere questo incontro su questa nave è di per sé un esempio di privatizzazione di un fantastico bene pubblico”. 


Tornando ad Amato ricordo i suoi trascorsi nelle banche d'affari. Anche lui degno protagonista di quella commistione politica-finanza che reputo pericolosissima per la democrazia italiana. Amato fu presidente dell’International Advisory Board di UniCredit (dopo di lui quel posto lo occupò Prodi) e, inoltre, venne nominato senior advisor per l’Italia da una delle banche straniere più potenti d'Europa: la Deutsche Bank. Consulenze, consulenze e ancora consulenze. In Deutsche Bank andò a lavorare due anni dopo aver ricevuto l'ultimo incarico politico, ovvero quello di ministro dell'Interno sotto Prodi. 


Amato lo ricordiamo tutti per il prelievo forzoso del 6x1000 su tutti i conti correnti dei cittadini italiani ma è bene ricordarlo anche per un altro fatto increscioso. Magari meno grave ma ugualmente illuminante. 


LEGGETE QUESTA INTERCETTAZIONE:


Amato: «Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo a Orbetello è importante perché noi siamo ormai sull’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125». 

Mussari: «Va bene, ma la compensiamo in un altro modo». 

Amato: «Guarda un po’ se riesci, sennò io non saprei come fare... Trova, ce l’hai un gruppo? La trovi?» 

Mussari: «La trovo, contaci». 


Era il 1 aprile del 2010, Amato telefona a Mussari (poi condannato in I grado per il crac di MPS) per chiedergli il finanziamento del torneo di tennis di Orbetello. 


150.000 euro sono nulla rispetto alle decine di miliardi di euro di crediti deteriorati, ovvero prestiti difficilmente recuperabili, accumulati negli ultimi trent’anni da MPS. Ma questa telefonata imbarazzante mostra chiaramente come funzionava il sistema Monte Paschi. Ai politici bastava alzare il telefono per ottenere prestiti e finanziamenti. 


Io, per lo meno, cerco di esercitare la memoria (di tutto questo ho scritto ampiamente nel mio libro “Contro” https://www.paperfirst.it/libri/contro/). Perché un Paese senza memoria è un paese fallito!

Cripta


 Cripta 

Mari Muscará

 "Lascia andare ciò che non puoi cambiare

Uno dei momenti più felici della tua vita è quando trovi il coraggio di lasciar andare ciò che non puoi cambiare 

Il cambiamento è parte della vita stessa: cambiano gli eventi, cambiano noi e cambiano le nostre relazioni.

Ma non tutto può cambiare: ci sono cambiamenti che non avvengono mai, pur noi desiderandolo ardentemente.

Ci sono situazioni che non hanno possibilità di cambiare e persone che non hanno la motivazione a farlo: ostinarsi a cambiare ciò che non può o non vuole essere cambiato diventa così fonte di frustrazione continua perché ci espone già in partenza ad un sicuro fallimento.

La scelta più coraggiosa e sana che possiamo fare in questi casi è accettare impossibilità di cambiamento, accettare l’l’impotenza di agire direttamente su qualcosa o qualcuno che non dipende dalla nostra volontà, smettere di far diventare possibile ciò che possibile non è e di cambiare ciò che in realtà non vuole essere cambiato ed orientarci ad agire consapevolmente solo su ciò che è direttamente in nostro potere.

Lasciar andare ciò che non puoi cambiare: una scelta che diventa un atto di ribellione e liberazione dalle proprie catene mentali e un passo necessario e fondamentale verso la costruzione della propria felicità."

Foto


Foto

Gigieross

https://youtu.be/DX3IgpJLVCo 

sabato, dicembre 25, 2021

Ì Morra 🎅


 Ì Morra

Alessandro Di Battista

 Tanti auguri, di cuore, a Julian Assange che si trova in questa prigione di massima sicurezza per aver mostrato al mondo intero le nefandezze dei potenti. E tanti auguri "scomodi" a chi si gira dall'altra parte senza comprendere che la libertà di Assange coincide con la nostra. #FreeAssange


Best wishes to Julian Assange who is in this maximum security prison for having shown the whole world the atrocities of the powerful. And many "uncomfortable" wishes to those who turn away without understanding that Assange's freedom coincides with our freedom. #FreeAssange

Buon Natale 🎄


 Buon Natale 

giovedì, dicembre 23, 2021

mercoledì, dicembre 22, 2021

Natale


 Natale 2021

Alessandro Di Battista

 Lei è una Donna che lotta. Ed è la mamma di Julian Assange. E ha scritto questo. #FreeAssange


"Cinquant’anni fa, quando ho partorito per la prima volta come giovane madre, pensavo che non ci potesse essere dolore più grande, ma l’ho dimenticato presto quando ho tenuto tra le braccia il mio bellissimo bambino. 


L’ho chiamato Julian.


Ora mi rendo conto che mi sbagliavo. Esiste un dolore più grande.


L’incessante dolore di essere la madre di un giornalista pluripremiato che ha avuto il coraggio di pubblicare la verità sui crimini governativi di alto livello e sulla corruzione.


Il dolore di vedere mio figlio, che ha cercato di pubblicare importanti verità, infangato a livello globale.


Il dolore di vedere mio figlio, che ha rischiato la vita per denunciare l’ingiustizia, incastrato e privato del diritto a un giusto processo legale, più e più volte.


Il dolore di vedere un figlio sano deperire lentamente perché gli sono state negate cure mediche e sanitarie adeguate in anni e anni di detenzione.


L’angoscia di vedere mio figlio sottoposto a crudeli torture psicologiche nel tentativo di spezzare il suo immenso spirito.


L’incubo costante che venga estradato negli Stati Uniti, per poi passare il resto dei suoi giorni sepolto vivo in completo isolamento.


La paura costante che la CIA riesca a realizzare i suoi piani per assassinarlo.


L’ondata di tristezza quando ho visto il suo fragile corpo crollare esausto per un mini-ictus nell’ultima udienza a causa dello stress cronico.


Molte persone sono rimaste traumatizzate vedendo una superpotenza vendicativa che usa le sue risorse illimitate per intimorire e distruggere un singolo individuo indifeso.


Desidero ringraziare tutti i cittadini per bene e solidali che protestano a livello globale contro la brutale persecuzione politica subita da Julian.


Per favore, continuate ad alzare la voce con i vostri politici fino a quando sarà l’unica cosa che sentiranno.


La sua vita è nelle vostre mani". 


Christine Assange

Bagnoli


 Bagnoli

martedì, dicembre 21, 2021

Alessandro Di Battista

 “Sospendiamo i processi per il bene dello Stato”. Queste parole le pronunciò Marcello Pera il 4 maggio del 2003. Ovviamente Pera (in foto) si riferiva a Berlusconi, allora Premier. Leggete ancora: "Nel suo caso il processo non solo discredita la figura del presidente del Consiglio, ma anche la sua immagine internazionale, particolarmente delicata in questo momento. A mio avviso c'è più di una giustificazione per sospendere il processo, con i tempi di prescrizione bloccati s'intende, rinviandolo a quando la funzione istituzionale sarà cessata". 


Quando pronunciava queste parole indegne Pera era Presidente del Senato, era dunque la seconda carica dello Stato! Perché ho tirato fuori questa intervista? Perché il nome di Pera circola fortemente come Presidente della Repubblica. Pensate, è il candidato di Verdini. 


Denis Verdini - sebbene si trovi agli arresti domiciliari per esser stato condannato a 6 anni e mezzo di carcere per il crac del Credito fiorentino – sta partecipando alle manovre per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. D'altronde nel Paese alla rovescia è tutto possibile. E' possibile che un finanziatore di Cosa nostra come Berlusconi prenda il posto di Mattarella al quale, sempre Cosa nostra, ha assassinato un fratello. E' possibile che Draghi diventi Presidente della Repubblica dopo aver garantito ai politici terrorizzati di andare al voto la prosecuzione della legislatura magari con il Ministro Franco che si sposta a Palazzo Chigi (le Istituzioni che diventano un suq, insomma). E' persino possibile che Verdini muova i fili per il Quirinale. D'altronde Verdini ha legami con Berlusconi, con Renzi e sua figlia sta con Salvini. Lo stesso Pera è un uomo dai molteplici legami. Legami con il centro-destra ma anche con Renzi (nel 2016 lanciò persino un comitato per il sì al referendum renziano parlando di “crisi politica e di crisi di fiducia in Europa e sui mercati” in caso di vittoria del NO). 


Sapete qual è il problema? E' che ormai in troppi si abituano a tutto. Assuefazione e fatalismo sono i principali ostacoli al cambiamento. Cose impossibili diventano plausibili nel “Paese del sottosopra”. Persino che un "galeotto" partecipi, in un certo senso, alla scelta del Capo dello Stato. Io cerco di ricordare alcune cose perché la memoria va sempre esercitata. Ricordatevi di queste parole di Pera. E' importante. Potrebbe diventare Presidente della Repubblica (dunque presiedere anche il CSM, l'organo di rilievo costituzionale di governo autonomo della magistratura italiana) uno che voleva sospendere i processi di Berlusconi.

No botti

fuochi artificiali sono causa di morte, ferimenti e traumi per cani, gatti, animali domestici ed uccelli. Chi ama la natura e gli animali preferisce il botto dello spumante."

Su la testa


 Su la testa 

lunedì, dicembre 20, 2021

Marco Travaglio

 MA MI FACCIA IL PIACERE... 

di Marco Travaglio:


Questi fantasmi. “Renzi si difende su Open: ‘I renziani non esistono’” (Domani, 16.12). 

Lui del resto s’è ritirato dalla politica nel lontano 2016.


Sono soddisfazioni/1.

 “Io tifo Silvio al Quirinale per vedere la faccia dei Travaglio” (Vittorio Feltri, Libero, 13.12).

 Tipo quel genio che si tagliò le palle per vedere la faccia della moglie.


Sono soddisfazioni/2.

 “Salvini ha sondato anzitutto Berlusconi. Lo chiama ad Arcore e gli assicura: ‘La sua candidatura sarà il nostro regalo di Natale agli italiani’” (Messaggero, 14.12). 

Così imparano.


Parole grosse. “Ma per noi Berlusconi al Quirinale è un’idea inopportuna” (Enrico Borghi, deputato Pd, Corriere della sera, 18.12). 

Gliele ha cantate chiare, ma non avrà un tantino esagerato?


Fake news.

 “Il Cavaliere punta al Quirinale e teme franchi tiratori tra Lega e FdI. Minacciando gli alleati anche con l’ostracismo dalle sue tv” (Repubblica, 18.12). 

Noi ci rifiutiamo di crederlo: non sarebbe da lui.


Il grande elettore.

“Il premier al Colle. La scelta di Bonomi” (Francesco Verderami, Corriere della sera, 18.12). 

Lo elegge lui.


Ipse dixit. 

“Berlusconi è stato uno statista” (Paolo Cirino Pomicino, 16.12). 

Alla fedina penale non si comanda.


Tempismo. 

“Variante Omicron, a gennaio i primi test per un nuovo vaccino anti-Covid” (Andrea Carfi, chief scientific officer di Moderna, SkyTg24, 1.12). “In tre mesi un vaccino anti-Omicron se il booster non basterà” (Dan Staner, capo del ramo europeo di Moderna, Repubblica, 18.12). 

Ci lavorano da prima che Omicron venisse scoperta.


Disneyland. 

“Draghi si prepara a dirlo: missione compiuta con il Pnrr.

 Il premier mercoledì annuncerà di aver raggiunto i 51 obiettivi del Recovery. Con un pensiero al Colle” (Foglio, 18.11). 

Il classico caso in cui conta il pensiero.


Artiglio Fontana. 

“Ricandidarmi in Lombardia? Ora non lo so” (Attilio Fontana, Lega, presidente Regione Lombardia, Corriere della sera, 14.12). 

Prima deve chiedere a suo cognato.


Il vero problema. 

“Cingolani agli studenti: ‘Usate meno i social, inquinano troppo’” (Repubblica, 14.12). 

Fatevi un bel reattorino nucleare tutto vostro, invece.


L’importante è partecipare. 

“La Matone corre alle suppletive: ‘Riporterò i romani al voto’” (Libero, 14.12). 

Per gli altri candidati.


Chi è Stato.

 “Altri tre mesi in stato di emergenza. Draghi cede, avanti fino al 31 marzo” (Stampa, pag. 4 in alto, 14.12). “Ecco perchè il premier ha accelerato i tempi” (Stampa, pag. 4 in basso, 14.12). 

Ma se ha ceduto ad altri (a chi?), in che senso ha accelerato?


Shish shock bicos. 

“We need Big data, but we also need big emotion… Future is in motion, but also in emotion… 

Andremo nello spazio ma dobbiamo anche riscoprire le nostre anime… Il mio sogno più grande sarebbe lavorare con i giovani” (Matteo Renzi, leader Iv, Global Citizen Forum, Emirati Arabi Uniti, 12.12). 

Ok, tu però intanto vai nello spazio. Grazie.


Pulizia straordinaria. 

“L’assessore dem all’Ambiente Sabrina Alfonsi: ‘Cittadini romani, incartate meno regali’” (Messaggero, 9.12). 

Ma soprattutto tenetevi i rifiuti in casa.


In fondo a sinistra. 

“La sinistra vuole stringere i tempi per le regionali in Lombardia e gira molto il nome di Cottarelli” (Foglio, 16.12). 

Uahahahahah.


I titoli della settimana/1. 

“Presunzione d’innocenza. È in vigore da pochi giorni: la nuova legge già vacilla. Continuano a fioccare comunicati stampa accompagnati da titoli suggestivi” (Dubbio, 18.12). 

Già, come si permettono queste Procure di indagare ancora?


I titoli della settimana/2. 

“Torino torna ‘Sì Tav’ dopo la parentesi M5S: ‘Sosteniamo – dice il sindaco Stefano Lo Russo – e sosterremo la Torino-Lione’” (Repubblica, 16.12). “Torino archivia l’ideologia 5S: il sindaco appoggia la Tav” (Giornale, 16.12). 

Per 130 mila euro di buoni motivi.


I titoli della settimana/3. 

“Qualità della vita (nel 2021, ndr), Roma sale fra le prime 15 città” (Messaggero, 14.12). 

Sarà già merito di Gualtieri o ancora colpa della Raggi?


I titoli della settimana/4. “Lo sciopero è un flop ma la Cgil guida la sinistra (sic, ndr) contro Draghi” (Domani, 17.12). E pure ‘sto titolo non è granchè.

I titoli della settimana/5. 

“La pandemia spinge le manovre per condizionare il voto sul Colle” (Massimo Franco, Corriere della sera, 29.12). “Il virus rialza la testa e ostacola Draghi sulla strada per il Colle” (Repubblica, 17.12).

 Del resto anche il sole sorge ogni giorno apposta per illuminare Draghi.


I titoli della settimana/6. 

“Green pass modello Italia, dall’Uk alla Bulgaria molti governi ora vogliono copiarci: in Austria certificato obbligatorio per lavorare” (Stampa, 26.11). “Coprifuoco di Natale per i No Vax: il governo pensa al modello Austria” (Stampa, 18.12). 


Fermo restando che nessun Paese ha imitato l’Italia, se era l’Austria che copiava l’Italia, come fa ora l’Italia a copiare l’Austria?


 Ovvero: è nato prima Draghi o la gallina

Arte


 Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale.

(Marcel Proust)

Tpi notizie di oggi

 Le notizie da sapere oggi:


• Omicron avanza, il governo valuta la riduzione del Green Pass - Accorciare da nova e sei mesi la durata del Green Pass: è una delle opzioni sul tavolo del governo per contrastare l'aumento dei contagi, provocato in parte dall'avanzata della variante Omicron. L'ipotesi verrà discussa nel corso della Cabina di Regia convocata per giovedì 23 dicembre durante la quale l'esecutivo discuterà le misure da adottare per contrastare l'avanzata dell'epidemia. Tra le ipotesi, anche la possibilità di richiedere un tampone negativo ai vaccinati per prendere parte agli eventi che prevedono più di 5mila spettatori. Tra le altre misure al vaglio del governo, la possibilità di reintrodurre l'obbligo di mascherina all'aperto anche in zona bianca così come richiesto già da diverse Regioni.


• In Cile trionfa la sinistra: Boric eletto presidente a soli 35 anni - Gabriel Boric è il nuovo presidente del Cile: il 35enne, il più giovane presidente della storia del Paese, ha trionfato al ballottaggio superando José Antonio Kast, candidato dell'ultra destra. Boric, inoltre, è il candidato più votato della storia del Paese avendo raccolto 4,6 milioni di preferenze. La vittoria di Boric, che verrà eletto ufficialmente il prossimo 22 marzo, è stata festeggiata dai sostenitori, i quali, nel centro di Santiago, per tutta la notte hanno animato la Capitale con canti, cori e un "concerto" di clacson.


• Von der Leyen elogia l'Italia: "Economia cresce come non mai" - "Grazie alla solidarietà europea e alla capacità dell’Italia di gestire efficacemente la pandemia, l’economia italiana sta crescendo più in fretta che in qualunque altro momento dall’inizio di questo secolo": lo ha dichiarato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel discorso conclusivo all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università Cattolica di Milano. "Il Pil italiano ritornerà ai livelli pre-crisi già entro la metà del prossimo anno – in tempo per le lauree dei più grandi tra di voi. Gli ordinativi sono in crescita e le imprese sono alla ricerca di personale" ha aggiunto la von der Leyen.


• Regno Unito, l'allarme del ministro della Salute: "Tardi per reagire a Omicron" - Il ministro della Salute britannico, Sajid Javid, ha dichiarato che potrebbe essere già tardi per contrastare l'avanzata della variante Omicron, che nel Regno Unito sta crescendo a un ritmo impressionante. Nel Paese, che solo due giorni fa ha registrato oltre 90mila contagi Covid, potrebbe essere attuato un nuovo lockdown subito dopo le feste di Natale. In Irlanda, intanto, dove un caso su due appartiene alla variante Omicron, è stato nuovamente imposto il coprifuoco a partire dalle 20, mentre l'Olanda è tornata in lockdown per tutto il periodo natalizio. La Francia ha annullato tutti gli spettacoli di Capodanno, mentre a New York sono stati cancellati tutti gli eventi in programma a Broadway.

domenica, dicembre 19, 2021

Filosia


 Filosofia 

Marco Travaglio

Vaccate di Natale


(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – “Un piano per salvare il Natale” (Repubblica), “Arriva il Dpcm per salvare il Natale” (Fatto), “Sacrifici per salvare il Natale” (Messaggero), ”Vogliono rubarci il Natale” (Verità), “Un Natale con poche aperture” (Corriere), “Giù le mani dalla nostra festa” (Panarari, Stampa), “Salvateci almeno il Natale” (Sorgi, Stampa), “Natale come agosto” (Giornale), “Il premier sul Natale: ‘Baci e abbracci sono impensabili’” (Corriere), “Tregua di Natale sulle chiusure” (Rep), “Chiusure, la tregua di Natale” (Messaggero), “Feste e distanziamento: che tristezza il non Natale” (Battista, Corriere), “Quei riti di Natale restano un diritto per tutti i bambini” (Ajello, Messaggero), “I governatori tentano di salvare il Pil di Natale” (Stampa), “Pretendono di dare ordini pure a Gesù Bambino” (Farina, Libero). No, non sono i titoli di oggi: sono di un anno fa, quando il premier non era un Migliore, i giornali di destra erano ancora negazionisti, lo accusavano di rubarci il Natale e tifavano per la crisi di governo in piena seconda ondata, mentre ora tifano per la stabilità in piena quarta ondata.

Oggi per fortuna siamo tutti Migliori: infatti abbiamo l’88% di over 12 vaccinati e più contagiati di un anno fa, quando avevamo zero vaccinati e i contagi in picchiata, mentre ora sono in spaventosa salita. Eppure Corriere e Stampa titolano: “Corsa per salvare il Natale” e “Natale, ipotesi lockdown per i No Vax”. Corsa e ipotesi di chi? Del premier Migliore che a ottobre disse: “Col Green pass i cittadini possono svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose”. E a novembre garantì col Super Green pass “un Natale normale, diverso dall’ultimo”, ma solo “per i vaccinati”. Poi, con calma, ha scoperto che anche i vaccinati possono infettarsi e infettare perché il vaccino non protegge dal contagio, ma solo dalle forme gravi e mortali: se anche sparissero tutti i No vax, il Covid galopperebbe comunque, vedi i paesi più vaccinati del nostro (noti a tutti fuorché all’Economist). Infatti ora il Migliore dei Migliori fa il tampone ai vaccinati che – italiani o stranieri – entrano in Italia, senza spiegare perché mai sarebbero più insidiosi dei vaccinati che non escono dall’Italia. Anzi, è molto probabile che un vaccinato straniero sia meno pericoloso di uno italiano, visto che continuiamo a non revocare il Green pass ai vaccinati contagiati. Il che spiega il no di Macron e Scholz ai tamponi alla frontiera, che purtroppo spazza via mesi di titoloni sugli “assi” Draghi-Macron e Draghi- Scholz e su quell’“Oltre un minuto di stretta di mano: amicizia fraterna” fra Super Mario e Super Emmanuel (60 secondi per il Corriere, 12 per la Questura). Dubbio atroce: non è che Macron quella mano gliela voleva amputare?

Buona domenica


 Buona domenica 

sabato, dicembre 18, 2021

Morale


 Morale

Basso


 Basso

Comode rate

Tutti i leader di maggioranza hanno millantato a reti unificate di aver risolto il problema dell'esorbitante caro bollette. Siamo stati ubriacati dai media che raccontavano del "governo e la maggioranza impegnati a contrastare gli aumenti delle bollette". Sembrava di sentir parlare di super eroi in lotta per il bene dei cittadini. 

Come avevo già detto, l'intervento del Governo invece è molto limitato rispetto al necessario perché la maggior parte dei rincari graverà sulle spalle degli italiani.

Dal momento che la batosta sarà più pesante del solito, il governo "risolutore" ha previsto, per non far mancar nulla ai cittadini già oberati da tasse e balzelli vari, la possibilità di pagare le bollette in dieci comode rate. 

Tradotto significa che il governo agli italiani dice: "Sono fatti vostri, posso solo rateizzarvi il macigno di aumenti."

venerdì, dicembre 17, 2021

Telethon 2021

Telethon 2021
 

Io


 Io

Marco Travaglio

 Vi consiglio vivamente di leggere l'editoriale di Marco Travaglio uscito oggi su Ilfattoquotidiano. Oggi chi si oppone al pensiero unico e al conformismo è davvero prezioso.


I PEGGIORI


Prima o poi, alla spicciolata arrivano tutti. Dopo 10 mesi di anestesia totale sotto l'incantesimo dei Migliori, giornaloni ed espertoni scoprono ciò che il Fatto e pochi altri ripetono dall'estate: puntare solo sui vaccini è un errore; spaccare il Paese col Green Pass (anche in versione Super deluxe) è un boomerang perché il Covid si combatte tutti insieme, come nel primo anno; concentrarsi solo sulla caccia ai no-vax serve a nascondere il disarmo degli altri strumenti anti-contagio e ad abbassare la guardia dei vaccinati; pavoneggiarsi con la bugia dei primi della classe istiga gl'italiani a rilassarsi per lo scampato pericolo. Chi lo diceva passava per no-vax e vedovo di Conte. Ora persino al sito di Rep scappa il titolo "Il Green Pass non ferma i focolai" (subito corretto). E il Centro Ue prevenzione è controllo malattie (Ecde) avverte che "la sola vaccinazione non consentirà di prevenire l'impatto" della variante Omicron. I vaccini restano importanti, ma non bastano: il contagio galoppa anche tra i vaccinati e la protezione cala. Urgono "azioni forti per ridurre la trasmissione e alleviare il peso sui sistemi sanitari" col "rapido ripristino e rafforzamento degli interventi non farmaceutici": mascherine, igiene, distanze (vero Bianchi?), telelavoro (vero Brunetta?), capienze ridotte sui mezzi i pubblici (vero Giovannini?), ventilazione dei locali.


Lo scrivono pure Giordano e Vespignani sul Corriere: "È scoraggiante la sostanziale inerzia del governo", "l'Italia nelle ultime due settimane sembra... una bella addormentata... Non si fa nulla. E non si comunica alla popolazione nulla" (ieri Draghi ha, se possibile, ampliato quel nulla). Della terza dose si sa da maggio, ma siamo partiti a dicembre e "solo il 30% della fascia 60-69 anni ha ricevuto il richiamo, il 37% di quella 70-79 eil 62% degli over 80". Misure decisive come "sequenziamenti, contact tracing, test nelle scuole le abbiamo trattate come fuori moda per concentrarci sulle intemperanze anti-vax". Intanto Figliuolo si lodava, s'imbrodava, chiudeva un terzo degli hub vaccinali, sproloquiava di immunità di gregge". E ora fa la ruota su La Stampa che festeggia la "quarta luccicantissima stella sulla sua divisa": quella del "super Comando operativo di vertice interforze" ("Covi", fico eh?) "fortemente voluta da Draghi, ma anche dal Colle, che non ha mai fatto mistero della sua stima". E il migliore dei Migliori, con 129 morti e 23mila infetti in 24 ore, che fa? Con un occhio al Colle, pensa di fermare Omicron alla frontiera con la quarantena per stranieri non vaccinati, come se non avessimo decine di migliaia di pendolari che fanno la spola con Svizzera, Francia e Austria. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere.

mercoledì, dicembre 15, 2021

Vita


 Vita

Alessandro Di Battista

 Lui è Luigi Cesaro, detto Giggino a' Purpetta, senatore della Repubblica eletto con Forza Italia. Cesaro è in Parlamento dal 1996. Questa è la sua sesta legislatura. Gli abbiamo pagato stipendi per 3,9 milioni di euro in questi anni. Non solo, Giggino a' Purpetta, ha maturato 258.000 euro solo di TFR. Prima di diventare uno dei più longevi rappresentanti del Popolo, Cesaro fu uno degli autisti di Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata. Cesaro, tra l'altro, venne arrestato nel 1984 per rapporti con la camorra. Condannato in I grado venne poi assolto per insufficienza di prove e, definitivamente scagionato in Cassazione dal giudice Carnevale, il famigerato “ammazza-sentenze”, colui che, da Presidente della Suprema Corte di Cassazione, annullò decine di condanne inflitte a boss mafiosi. Fu Giovanni Falcone, quando lavorava al Ministero di Grazia e Giustizia, a chiedere ed ottenere la rotazione che permise la sostituzione di Carnevale. Poco dopo la Cassazione (non più da lui presieduta) confermò le condanne al maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino per la cupola di Cosa Nostra e, a seguito delle condanne, partì la reazione stragista mafiosa. 


Torniamo a Cesaro. Nonostante il suo passato e e le innumerevoli ombre (lo stesso Cutolo, intercettato in carcere, disse di lui: “questo, ora, è importantissimo. Io non ci ho mandato mai nessuno, ma è stato il mio avvocato e mi deve tanto. Faceva il mio autista, figurati”) Forza Italia l'ha ricandidato nel 2018. Dallo scorso 9 giugno Cesaro risulta indagato dalla Direzione Distrettuale Antimafia nell'ambito di un'inchiesta sugli intrecci tra politica e camorra. Durante la stessa operazione sono stati arrestati tre fratelli di Cesaro. 


I magistrati hanno chiesto al Parlamento gli arresti domiciliari per Cesaro. Ieri la Giunta per le immunità del Senato ha votato contro. Hanno votato contro Lega, Forza Italia e Italia Viva (da vomito), e si sono astenuti PD e M5S (da vomito). Ora la palla passerà all'aula dove Cesaro verrà salvato ancora una volta (stavolta con i voti contrari di PD e M5S) anche perché, piaccia o non piaccia, Cesaro sostiene l'ammucchiata di governo, l'indecoroso assembramento, il governo di tutti o quello dei migliori...sì, a prenderci per il culo. 


P.S. Ci vediamo sabato 18 a Lanciano (Chieti). Alle 17.00 in Piazza Plebiscito. Almeno facciamo contro-informazione, raccontiamo cose che nessuno racconta e vediamo di stare un po' insieme.

Tommaso Merlo

 Il mondo si ostina a roteare e chi non tiene il passo rimane indietro. Proprio come i paesi elitari come il nostro. Serve un nuovo movimento inclusivo verso le nuove generazioni. Che apra loro le porte e le lasci libere di esprimersi. Libere. Ma per fare questo serve fiducia in loro. Bene raro alle nostro latitudini. E serve altruismo, bene rarissimo. Le élite nostrane si fidano solo di se stesse e sono alquanto stitiche di qualsivoglia passo indietro. In compenso persistono cocciutamente. Fino all’ingresso del camposanto. Ego esistenze. Ma la colpa è anche delle nuove leve che si adeguano all’andazzo. Molto più comodo e redditizio. L’Italia è uno di quei paesi in cui il conformismo è una apprezzata qualità mentre l’innovazione e a volte perfino la libertà, un problema. Poi ci si chiede perché siamo un paese in fondo a tutte le classifiche occidentali, dopo la Grecia. Già, chissà perché. Le nuove generazioni rimangano fuori dalla porta finché non garantiscono alle élite serena continuità. E così fuori dalla porta rimangono anche le nuove idee, perfino politiche. Tasto dolente. Le élite nostrane non partoriscono una nuova idea dalla notte dei tempi, ma quando emergono quelle altrui scatenato le artiglierie mediatiche per distruggerle. Tutto ma guai a toccargli lo status quo. Così alla lunga chi osa pensarla diversamente o si arrende o si rimangia tutto da solo e lo status quo può stare tranquillo. Già, ma il mondo si ostina a roteare e chi non tiene il passo rimane indietro. Proprio come i paesi impauriti come il nostro in cui le élite tengono fuori dalla porta anche le nuove culture. Quelle dei nostri vicini di casa che possono alimentare imbarazzanti paragoni, ma soprattutto le culture di quei milioni di poveri cristi che sono sbarcati in Italia in cerca di fortuna. Basterebbe questo fatto per capire come è messo male il mondo. I poveri cristi del pianeta si son stancati di finire sotto le bombe e aspettare aiuto e si son messi in marcia. Apriti cielo. I nostri ferrei equilibri si son sbriciolati come biscotti secchi. E dove nascono le paure prima o poi arriva qualche politicanti a lucrarci sopra. Perché la paura rende un sacco di voti. Paura di ciò che non si conosce. Tipo il domani. Tipo il diverso. Paure di perdere la propria roba e la propria identità. Il giochino è semplice. Basta promettere sicurezza e protezione e piovono poltrone a catinelle. Ma gli anni passano e l’aria sta cambiando. Anche i trogloditi stanno capendo che rinchiudersi nelle proprie caverne armati fino ai denti e alzare muri e fili spinati non serve ad una beata mazza di niente. Il mondo si ostina a roteare. E altro che disgrazia. Gli immigrati sono la fortuna di paesi vecchi e ottusi come il nostro. Sono la fortuna economica perché noi non facciamo figli e perché certi lavoretti a noi “benestanti” non vanno più a genio. E sono la fortuna sociale perché portano nuova linfa vitale. Altro che disgrazia da ignorare. Risorsa da valorizzare intelligentemente. Altro che paura. La diversità stimola l’evoluzione mentre l’omogeneità favorisce il ristagno e la piattezza. Uno dei mali nostrani. Ci volevano gli immigrati per far barcollare il campanilismo atavico. Già, sta nascendo una nuova società. Molto più variegata e quindi complessa e quindi interessante. E una nuova società è la base di un nuovo paese. Che le élite nostrane facciano spallucce non sorprende affatto, molto di più che lo faccia la politica. Serve un nuovo movimento inclusivo che la smetta con le ipocrisie da campagna elettorale. Gli immigrati sono una realtà storica tra le più impattanti di questa era. Un cambiamento virtuoso ma che va gestito altrimenti ci travolgerà. Indietro non si torna e da come è messo male il mondo gli arrivi non faranno che aumentare. Serve un movimento inclusivo. Verso le nuove generazioni e le nuove idee e che le lasci libere di esprimersi. Libere. Un nuovo movimento fiducioso nelle nuove energie e nella nuova società che sta emergendo. Perché il mondo si ostina a roteare e chi non tiene il passo rimane indietro.


Tommaso Merlo

Su la testa

 Su la testa 

martedì, dicembre 14, 2021

Massimo Fini

 Fabio Canessa


C’era una volta il giornalismo. Quello in cui la cronaca era avvincente come un romanzo e le inchieste erano fresche come la vita “in presa diretta”. Un giornalismo che si faceva «prima con i piedi e poi con la testa», perché la prima regola del mestiere, imposta dai direttori, era «uscire dalle redazioni, guardare, osservare, annusare e soprattutto ascoltare». Era impensabile che anche una semplice intervista potesse essere raccolta attraverso una telefonata: «la persona la dovevi vedere in faccia». Per rendere omaggio a questo giornalismo «estremamente faticoso, a volte massacrante», ma di qualità stellare, Massimo Fini ha raccolto il meglio della sua attività di cronista e di inviato in un volume di trascinante lettura che è molto di più di un’antologia di articoli eccellenti. È uno dei rari esempi in cui il giornalismo diventa letteratura, perché la brillante cifra stilistica di Fini è sempre riconoscibile: eppure i pezzi coprono un largo arco cronologico (dagli anni Settanta a oggi) provengono da testate assai differenti tra loro (da “L’’Europeo” a “Linus”, da “La Domenica del Corriere” a “Il Fatto Quotidiano”) e attraversano una varietà di generi.


Potremmo considerarlo un testo narrativo, vista la felice vena affabulatoria che lo attraversa, oppure un libro di storia, dal momento che attraversa mezzo secolo di storia d’Italia con tutte le trasformazioni sociali, politiche, culturali e antropologiche. Ci si stupisce soprattutto per come Fini abbia profeticamente anticipato tanti temi che il tempo ha poi provveduto a complicare, come l’ascesa e la caduta delle grandi aziende (Fiat, Olivetti, Rizzoli) o i problemi delle grandi città. Oppure l’omofobia, al centro di un’inchiesta datata 1978 nella quale si auspica «il giorno utopico in cui a ciascuno di noi sarà riconosciuto il diritto di essere ciò che è». Il vertice si tocca con le interviste a Pier Paolo Pasolini, con il quale Fini ebbe non solo una costante familiarità ma anche una profonda affinità di idee, nella convinzione che «il vero fascismo sia quello che i sociologi hanno troppo bonariamente chiamato la società dei consumi» e per la nostalgia di un passato preindustriale dove i sentimenti, la dignità e l’autenticità non avevano subito l’appiattimento dell’omologazione. La medesima sintonia che Fini riscontra in un altro regista, Ermanno Olmi, che sembra addirittura anticipare papa Francesco quando, in un’intervista del 1986, sostiene che dare importanza a Dio significa dare importanza agli uomini.


Con il taccuino in tasca, il cronista Fini attraversa l’Unione Sovietica e l’Iran, l’Egitto e Israele, il Sudafrica e il Giappone, tutti paesi di cui ignorava tutto prima di metterci piede, e poi torna con un reportage che racconta mirabilmente la “way of life” di ognuno di essi. Due sono le doti assolutamente necessarie per fare bene questo lavoro: la curiosità e l’intuizione. Ma siccome Fini non è solo un giornalista ma anche uno scrittore, non gli sfugge che l’eccesso di profondità potrebbe inibire lo slancio narrativo: «se un giornalista va in un posto e ci resta un giorno scrive un articolo, se ci sta un mese scrive un libro, se ci sta un anno non scrive più nulla tanto complessa è la realtà».


Dichiaratosi più volte ossessionato dal trascorrere del tempo, dall’incalzare della vecchiaia e dall’idea della morte, sembra che Fini abbia fatto il giornalista proprio per allungare il tempo e dilatare lo spazio: a forza di immergersi nelle vite di tutti e di spostarsi qua e là per tutti i Paesi del mondo, è arrivato a 78 anni con una tale giovinezza di scrittura e di pensiero da farci pensare che l’obiettivo di contrastare il tempo sia stato raggiunto.

Vita

 

Più solidarietà e meno egoismo.

Tommaso Merlo

 L’Italia è ferma mentre il mondo corre, una politica moderata e perbenista è l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno in una fase storica come questa. Rischiamo di perdere ulteriori anni in inutili chiacchiericci politichesi. Serve al contrario coraggio di cambiare. Un coraggio che solo i cittadini possono avere. Coraggio di guardare oltre e combattere contro questo sistema partitocratico fallito invece che accodarsi per qualche poltrona. E’ storia. Una politica moderata e perbenista può reggere quando splende il sole, ma quando imperversa la tempesta diventa un tappo deleterio. Un fastidioso sottofondo di stucchevoli chiacchiere politichesi mentre la realtà procede in tutt’altra direzione. Proprio quello che sta succedendo in paesi come il nostro in cui la maggioranza dei cittadini non si informa e non vota più. Provano disprezzo e disgusto per una politica molle e burocratica che non solo ha perso ogni credibilità, ma che non li rappresenta sostanzialmente più. Una politica fatta da politicanti che credono a ben poco al di là della propria carriera e da tifosi che credono a ben poco al di là dei propri idoli. E’ storia antica ma anche degli ultimi decenni. Al caldo dei palazzi Lorsignori diventano conservatori e quindi moderati e perbenisti. Smussano gli angoli, siglano compromessi, intortano il pubblico. E alla fine partoriscono giusto qualche piccolo aggiustamento. Davvero un tappo deleterio. Al caldo dei palazzi Lorsignori perdono contatto con la realtà, perdono motivazioni, perdono diottrie e non vedono al di là della prossima poltronata in compagnia. Un andazzo che può reggere quando è soleggiato ma non certo in tempi turbolenti come questi che richiedono cambiamenti epocali. Economici, politici, sociali, interiori. L’Italia è ferma mentre il mondo sta cercando di cambiare addirittura paradigma per prevenire la sua autodistruzione. La crisi della politica nostrana è tutta qui. Realtà e cittadini da una parte, politicanti dall’altra. Con le lobby che ne approfittano e la stampa al guinzaglio che aizza le proprie curve. Una grave crisi di credibilità e di rappresentanza. Più che sacrosanta. Son decenni ormai che i politicanti prendono voti e poi alla fine non cambia mai nulla. Questo perché una volta nei palazzi le istanze dei cittadini vengono dimenticate, annacquate, accantonate e perfino tradite. Campagne elettorali roboanti e poi nei palazzi fanno di testa loro e i bei propositi affogano in un mare di chiacchiere politichesi. Anno dopo anno. Con l’Italia ferma e il mondo sta cercando addirittura di cambiare paradigma. Coi cittadini che sguazzano nella solita melma e Lorsignori che smussano e intortano tra un compromesso al ribasso e l’altro. Anno dopo anno. E’ storia della democrazia. Antica ma anche molto recente. Il vero cambiamento si genera solo dal basso, dalla strada, dalle periferie, dagli esclusi. Da coloro che soffrono i problemi reali sulla propria pelle e quindi sentono l’urgenza di cambiare davvero e quindi trovano il coraggio di farlo. Altro che perbenismo e moderatismo. Altro che chiacchiere politichesi. Dolore e frustrazione che quando si concretizzano democraticamente riescono a generare la forza politica sufficiente per vincere i conservatori e cambiare il sistema. E’ democrazia. E’ politica. Non ci sono altre scorciatoie. Il vero cambiamento non è mai una concessione di Lorsignori, ma è una faticosa conquista dei cittadini. Si ottiene dal basso, non dall’alto. Da fuori il sistema, non da dentro. E’ storia della democrazia. Antica ma anche molto recente. Una storia che procede ad ondate ma in modo inesorabile. Vittima di un sistema partitocratico fallito, l’Italia è ferma mentre il mondo corre addirittura verso un nuovo paradigma. In una fase storica come questa, l’ultima cosa di cui c’è bisogno è una politica moderata e perbenista.


Tommaso Merlo

Gigieross


 Gigieross