venerdì, settembre 30, 2022

Migranti


 Migranti

Nicola Morra

 Sono passati 5 giorni dalle elezioni, ancora ci sono dubbi sugli eletti e si anticipano ricorsi e controricorsi - gioia per gli avvocati -, circolano voci insistenti sui futuri ministri, sui futuri garanti del sistema.

E c'è chi, avendo capito ben poco dalla lezione delle elezioni, insiste nel demonizzare il prossimo esecutivo come se fosse l'anticipazione dell'Armageddon biblico, lo scontro finale che segnerà la fine di ogni cosa. C'è chi, attraverso paura e odio, demonizza l'avversario, trasformandolo in nemico che va distrutto senza argomentare, col solo furore ideologico, come se esistessero ancora le ideologie in un mondo de-ideologizzato da decenni, in un mondo sempre più fluido, liquido, "in progress".
Il governo Meloni non è stato ancora varato e tuttavia molti già annunciano l'Apocalisse, come se di schifezze di varia natura non ne avessimo viste negli ultimi decenni, senza sostanziale soluzione di continuità, pur avendo cambiato apparentemente tanti schieramenti, tanti leader, tanti partiti.
Ma ciò che non dobbiamo, insieme, consentire, è farci trascinare nella dimensione della paura, dell'irrazionalità fideistica, mitologica.
Se, dico se, un governo di presunta "destra" (che ancora deve nascere, e con nomi che circolano che comunque rinviano al sistema delle garanzie europeiste e draghiane) ci spaventa, dobbiamo tuttavia ricordarci che possiamo fare tanto contro lo stesso:
possiamo fare cittadinanza attiva, senza esaurire sulla rete, sul web, il nostro dissenso, il nostro impegno civile e sociale.
Usciamo dai palazzi, torniamo nell'agorà, siamo "protagonisti" e non comparse specializzate in post e tweet.
Contattiamo chi da sempre vive nel mondo dell'associazionismo, occupiamoci dei più deboli convivendo i loro bisogni, stando accanto a chi è nell'esclusione e a chi lo sarà a breve per le conseguenze dello shock economico e sociale che a breve, con tutta probabilità, vivremo anche nel nostro paese.
Argomentiamo, studiamo, facciamoci sentire senza farci distrarre, evitiamo di trattare l'avversario come nemico da insultare, offendere, dileggiare, e offriamo soluzioni reali, concrete, a problemi anche piccoli, ma che fanno schiantare le esistenze di tanti.
Interveniamo sui contenuti. Offriamo una visione alternativa, acquisiamo le competenze necessarie per governare il cambiamento, perché non è sufficiente evocarlo, lo si deve preparare.
Facciamo informazione autentica, controllata, filologicamente solida, rispettosa delle fonti e capace di selezionare le stesse, dimostrando che siamo militanti, perché abbiamo convinzioni e principi, ma non faziosi, riconoscendo la bontà di proposte che vengano anche dagli altri, qualora siano effettivamente valide.
Dedichiamoci molto di più all'istruzione, all'educazione: se permettiamo che i giovani vengano attratti dal pensiero debole ed acritico, dovremo sempre inseguire e correggere, contestare, rettificare; se, al contrario, saremo sempre più capaci nel promuovere intelligenza critica, responsabilità morale e politica, saremo sempre più in compagnia, sempre meno soli.
Ricordiamoci la lezione della civiltà contadina: si sa quando si semina, ma non si sa se e quando si raccoglierà, e tuttavia se mai si semina, mai si raccoglierà.
Il seme del cambiamento può germogliare come può morire o tardare a germogliare, ma non è impossibile che lo faccia, e dunque seminiamo.
Incalziamo allora gli avversari sui fatti, senza andare appresso alla facile propaganda.
Mettiamoci nei panni degli altri, non crediamo di essere il centro del mondo, l'unico centro possibile, ribadendo che ciò che pretendiamo per noi lo dobbiamo esigere per gli altri, in una condizione di reciprocità che costituisce il vincolo della fratellanza universale fra esseri umani.
Se davvero in futuro dovessimo registrare violenze, intimidazioni, abusi di potere più di quanti non se ne registrino già ora da parte di arroganti convinti che tutto sia loro consentito, non si arretri di un millimetro, dimostrando con fermezza e determinazione che la civiltà è data dal rispetto per se stessi e gli altri, e che se loro ne sono privi è perché hanno voluto spegnere il cervello cessando di far battere il cuore.
E poi, ricordiamocelo, nel paese delle "news" che durano due minuti per essere sovrastate dalle ultime della separazione di Ilary e Francesco e del Grande Fratello tutto dura poco, purché si sappia resistere.
E ricordiamoci che anche Giorgia ha mandato i suoi messaggi di pace a Washington, Bruxelles e Francoforte: rivoluzione sì, ma col consenso del vero potere!
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giovedì, settembre 29, 2022

Crisi


 mai una gioia

mercoledì, settembre 28, 2022

martedì, settembre 27, 2022

Pietro Spirito

 IL PARTITO DEL VOTO  NULLO E BIANCO IN CAMPANIA


di Pietro Spirito


Ci era rimasta la curiosità di conoscere il peso delle schede nulle e bianche, dopo aver giù rilevato che la astensione dalle urne in Campania è cresciuta di ben quattordici punti percentuali rispetto alle passate elezioni politiche, con un valore molto più elevato della contrazione che è stata registrata a livello nazionale, pari al dieci per cento.

Anche l’espressione del voto nullo o bianco manifesta lo stesso sentimento di lontananza rispetto alla offerta politica che viene sottoposta al giudizio degli elettori. Parrebbe quindi giusto analizzare questi dati con estrema attenzione, soprattutto se si è interessati, alle successive consultazioni elettorali, di recuperare l’area del non voto o del voto nullo e bianco.  


Se ne parla invece molto poco, qualche ora in attesa dei risultati che escono dai seggi. E si parla soprattutto dell’astensionismo dal voto, mentre invece nessuno spazio viene invece destinato alla analisi delle schede nulle e bianche espresse nella consultazione elettorale. 

Ora possiamo toglierci anche questa curiosità, almeno nella nostra Regione. e possiamo affermare che le schede nulle e bianche avrebbero raggiunto il quorum per far scattare un diritto di rappresentanza in tutti i raggruppamenti territoriali del voto nella nostra regione.


Cominciamo dalla Circoscrizione Campania 1 alla Camera dei Deputati, che corrisponde sostanzialmente al territorio della area metropolitana di Napoli: le schede nulle e bianche sono risultate pari a 38.761, vale a dire il 3,2% dei votanti, appena sopra il quorum  fissato dalla legge per garantire il diritto alla rappresentanza.

Nella circoscrizione Campania 2 della Camera dei Deputati, le schede nulle e bianche sono state pari a 59.849, pari al 5% dei votanti, equivalente al consenso registrato in quella circoscrizione da Azione – Italia Viva, che equivale al sesto posto tra le forze politiche che si sono presentate in questi collegi.


Infine, nella Circoscrizione Campania del Senato della Repubbliche, che è unica per l’intera regione, le schede bianche e nulle sono state pari a 101.958, pari al 4,2% dei votanti, equivalente sostanzialmente ai voti che sono stati raggiunti dalla Lega, anche in questo caso al sesto posto tra le forze politiche che si sono presentate nella competizione elettorale in questa circoscrizione.

Non sono numeri affatto irrilevanti, e andrebbero non soltanto commentati, ma anche compresi, per provare a determinare nelle successive competizioni elettorali una offerta politica maggiormente capace di consentire una scelta consapevole ai cittadini. 


Invece non se ne parla affatto, come non si parla affatto della partecipazione al voto, che presenta ormai dati drammatici in Campania. Nella Circoscrizione 1 della Camera i votanti sono stati il 50,78% del corpo elettorale, nella Circoscrizione 2 della Camera il 56% e nell’unico collegio senatoriale della Campania il 53,3%. Ci avviciniamo alla soglia di eletti che saranno espressione della minoranza del corpo elettorale: una soglia di guardia che dovrebbe essere considerata particolarmente pericolosa per la democrazia.

Alessandro Di Battista

 Trovo superficiale considerare coloro che non hanno votato un branco di irresponsabili che non hanno alcun diritto di lamentarsi. La verità (Gianroberto lo ricordava sempre) è che è in crisi la democrazia rappresentativa. Ed il motivo è semplice. Sempre più persone non si sentono rappresentate. Molti ritengono votare un esercizio inutile. Molti ritengono (non a torto) che spesso le decisioni siano prese al di fuori del Parlamento. Molti vedono le oscene ingerenze internazionali (come se ci fossero solo i russi) e si indignano della mancanza di indignazione da parte dei politici, i primi ad accettare squallidi commissariamenti.

Il voto è un diritto, è vero. Lo è anche sentirsi rappresentati dopo aver votato. Quante volte i partiti hanno privato i cittadini di tale diritto? Oggi ci sarebbero tutti gli strumenti per consentire ai cittadini di prendere, davvero, scelte che riguardano la loro vita. Ma guardate la realtà. Referendum cancellati, firme digitali ostacolate, pubblica opinione del tutto ignorata (la stragrande maggioranza degli italiani non vuole inviare armi in Ucraina ma il governo tira dritto), voti online per consentire ai fuori sede di votare non considerati.
Siamo la Repubblica della “matita copiativa” che elegge un Parlamento in parte delegittimato dall'astensionismo. Un astensionismo che è ormai esso stesso non-voto di protesta. Chi non lo comprende è il peggior antidemocratico del Paese. Mi sono andato a vedere l'affluenza alle elezioni politiche degli ultimi 35. Fatta eccezione per le politiche del 2006 l'astensionismo è sempre aumentato. Ovviamente il dato più tragico (sì, è una tragedia) riguarda queste ultime elezioni. Inoltre si vota meno dove vi sono maggiori disagi economici e sociali. Dove c'è più povertà c'è anche meno speranza che le cose possan cambiare.
I politici, tutti, dovrebbero farsi un esame di coscienza. I politicanti che pensano che la politica sia una professione ed i loro seggi un posto di lavoro da difendere e non un posto dal quale difendere l'interesse generale, dovrebbero farsi un esame di coscienza. I politici che hanno detto negli ultimi anni tutto ed il contrario di tutto subendo pressioni internazionali o magari guardando ai sondaggi (da democrazia a “sondaggiocrazia”) dovrebbero farsi un esame di coscienza. Oggi che la tecnologia lo consente la democrazia o è diretta o non è democrazia. Questo è il punto. Gianroberto, come molte altre cose, l'aveva compreso prima di tutti.
ELEZIONI POLITICHE 1987 affluenza 88,6%
ELEZIONI POLITICHE 1992 affluenza 87,07% (- 1,53%)
ELEZIONI POLITICHE 1994 affluenza 86,07% (- 1%)
ELEZIONI POLITICHE 1996 affluenza 82,54% (- 3,53%)
ELEZIONI POLITICHE 2001 affluenza 81,35% (- 1,19%)
ELEZIONI POLITICHE 2006 affluenza 84,24% (+ 2,89%)
ELEZIONI POLITICHE 2008 affluenza 80,63% (- 3,61%)
ELEZIONI POLITICHE 2013 affluenza 75,19% (- 5,29%)
ELEZIONI POLITICHE 2018 affluenza 72,93%% (- 2,31%)
ELEZIONI POLITICHE 2022 affluenza 63,91% (- 9,03%)
O si comprendono le cause di questa tragedia (accusare chi non vota non serve a nulla) o tra cinque anni voterà un italiano su due. A quel punto il Parlamento dovrebbe avere la decenza di scrivere sulle leggi “In nome della metà del Popolo italiano”.

lunedì, settembre 26, 2022

Davide Casaleggio

 18 milioni di italiani hanno rinunciato ad andare a votare. Il movimento era riuscito ad intercettare alcune delle istanze con i suoi 11 milioni di voti nel 2018 che provenivano in gran parte dagli astensionisti. Di quei voti oggi ne ha persi 7 milioni.

Bisogna reinventare la democrazia e renderla realmente partecipata prima che sia completamente scollata dalla realtà.
Ecco la mia intervista al Corriere della Sera di oggi
𝑫𝒂𝒗𝒊𝒅𝒆 𝑪𝒂𝒔𝒂𝒍𝒆𝒈𝒈𝒊𝒐, 𝒍𝒆𝒊 𝒆̀ 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒕𝒐 𝒂 𝒗𝒐𝒕𝒂𝒓𝒆? 𝑷𝒆𝒓 𝒄𝒉𝒊?
Concordo con Massimo Fini che dobbiamo avere il coraggio di reinventare la democrazia rappresentativa che è uguale a se stessa da un paio di secoli e non è più coerente con lo spirito del tempo. Nel ventunesimo secolo la sovranità dei cittadini non può ridursi alla sola possibilità ogni 5 anni di dare, attraverso il voto, una delega praticamente in bianco a un partito, ma deve garantire strumenti di controllo e di partecipazione nelle mani dei cittadini prima e dopo il voto. Faccio due esempi su tutti: nel 2013 e nel 2018 con il M5S gli iscritti decisero il programma elettorale e quali parlamentari mettere in lista, oggi nessuna forza politica lo ha consentito e tutte hanno imposto listini bloccati e multicandidature dall’alto. E’ una democrazia di carta. Per questo motivo nessuna forza politica ha avuto la mia fiducia.
𝑳’𝒂𝒔𝒕𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐𝒏𝒊𝒔𝒎𝒐 𝒓𝒊𝒎𝒂𝒏𝒆 𝒖𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒊 𝒕𝒆𝒎𝒊 𝒅𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒂𝒕𝒂.
Oggi sarebbe il principale partito con 18 milioni di elettori, il record per la storia repubblicana. Il movimento era riuscito a convincere nel 2018 gli astensionisti ad andare a votare, e nel 2022 a non farlo più.
𝑳’𝑬𝒄𝒐𝒏𝒐𝒎𝒊𝒔𝒕 𝒉𝒂 𝒅𝒆𝒅𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒑𝒆𝒓𝒕𝒊𝒏𝒂 𝒂 𝑮𝒊𝒐𝒓𝒈𝒊𝒂 𝑴𝒆𝒍𝒐𝒏𝒊 𝒄𝒉𝒊𝒆𝒅𝒆𝒏𝒅𝒐𝒔𝒊 𝒔𝒆 𝑳’𝑬𝒖𝒓𝒐𝒑𝒂 𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒗𝒆 𝒑𝒓𝒆𝒐𝒄𝒄𝒖𝒑𝒂𝒓𝒆.
Anche la Brexit ha preoccupato molti, ma è stato il risultato di un un voto sovrano che i cittadini britannici hanno espresso e va rispettato. L'unica preoccupazione che possiamo porci non è se un voto sia giusto o sbagliato dalla nostra prospettiva, ma se sia rappresentativo o meno, se sia sovrano o meno.
𝑨 𝒎𝒂𝒓𝒛𝒐 2018 𝒍𝒆𝒊 𝒇𝒆𝒔𝒕𝒆𝒈𝒈𝒊𝒂𝒗𝒂 𝒄𝒐𝒏 𝑫𝒊 𝑴𝒂𝒊𝒐 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒂𝒍𝒍𝒆 𝑷𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒉𝒆: 𝒐𝒓𝒂 𝒔𝒊𝒆𝒕𝒆 𝒆𝒏𝒕𝒓𝒂𝒎𝒃𝒊 𝒇𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒂𝒍 𝑴5𝑺, 𝒂𝒔𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒄𝒖𝒊 𝒓𝒊𝒔𝒖𝒍𝒕𝒂𝒕𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐𝒓𝒂 𝒊 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊.
Il 2018 è stata la dimostrazione che un modello partecipato e aperto che guarda ai cittadini non come elettori nel giorno voto, ma come interlocutori continui e privilegiati fosse la strada giusta e infatti fu scelto da un terzo degli italiani. Oggi credo che quella idea di movimento sia in parte superata e che la partecipazione alla vita politica nel prossimo futuro si declinerà attraverso forme innovative in grado di alterare gli equilibri che conosciamo.
𝑰𝒍 𝑴𝒐𝒗𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒔𝒆𝒄𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒆𝒊 𝒆̀ 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒊𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝑺𝒖𝒅?
A vedere i manifesti della campagna elettorale mi sembra sia diventato più che altro un classico partito personale e che, come tanti altri, propone i temi sulla base del possibile consenso che potrebbe ottenerne in un certo momento.
𝑨𝒍𝒆𝒔𝒔𝒂𝒏𝒅𝒓𝒐 𝑫𝒊 𝑩𝒂𝒕𝒕𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒉𝒂 𝒂𝒏𝒏𝒖𝒏𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒆𝒓𝒂̀ 𝒖𝒏𝒂 𝒂𝒔𝒔𝒐𝒄𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒑𝒐𝒍𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂 𝒇𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒂𝒍 𝑷𝒂𝒓𝒍𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐. 𝑪𝒉𝒆 𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒂? 𝑵𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒐̀ 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒆𝒊?
Sono sempre stato convinto che il vero cambiamento culturale e politico possa avvenire attraverso la mobilitazione delle persone. E’ stato il principio attraverso il quale il M5S è riuscito ad andare al Governo nel 2018. Oggi siamo in una nuova era, quella della Platform Society ed esistono strumenti che sto studiando che possono consentire un’enorme influenza e pressione sociale anche stando fuori dalle istituzioni collegando tra loro gli attori sociali della società civile con un modello olocratico. Sono certo che Alessandro darà un grande contributo nello stimolare lo spirito civico degli italiani.
𝑳𝒆 𝒔𝒑𝒊𝒂𝒄𝒆 𝒗𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒊 𝒃𝒊𝒈 𝑴5𝑺 𝒇𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒂𝒍 𝑷𝒂𝒓𝒍𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐?
Il vincolo dei due mandati era un impegno preso con i cittadini e per me è sempre stato scontato il fatto che dovesse essere rispettato. Piuttosto mi dispiace che sia stato oscurato il sito del movimento che consentiva a tutti i cittadini di poter verificare il rispetto tutti gli altri degli impegni presi da parte degli eletti, i cosiddetti “portavoce”, come la restituzione di parte dello stipendio e del tfr. Mi auguro che individualmente lo rendano pubblico prima di lasciare il palazzo.
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Maestro Salvatore Morra, Giuseppe Rondelli e altri 245
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domenica, settembre 25, 2022

sabato, settembre 24, 2022

Meetup

 

Meetup

Tommaso Merlo

 Non votare è la decisione più intelligente oggi. Un sacrosanto gesto di disubbidienza civile. Se questa politica non è degna del proprio voto, bisogna stare a casa. Punto. Tapparsi il naso e votare il meno peggio, serve solo a tenere in vita un sistema moribondo che si ostina a non farsi da parte. Vanno ignorati, altro che votati. Perché tanto se vince uno o l’altro alla fine non cambia niente. Siamo in era di pensiero unico e il giorno dopo il voto ricominceranno ad inciuciare in nome della continuità neoliberista e delle loro carriere. Il partito del non-voto vince da anni le elezioni, ma se stavolta addirittura le stravincesse, sarebbe un forte segnale politico. Sarebbe la conferma che la società si è evoluta molto più di questa politica ed è pronta a girare pagina. Una situazione imbarazzante che fiaccherebbe qualunque governo neoliberista partoriranno. Cittadini e mondo da una parte, politicanti e loro deliri egoistici dall’altra. Altro che soluzione, questa politica è uno dei problemi principali dei nostri giorni. È una delle manifestazioni più plastiche della nostra deriva. Ed è deprimente vedere cittadini che ancora votano perché innamorati di qualche Salvatore dopo decenni che il leaderismo ha prodotto la discarica che abbiamo davanti. È deprimente vedere cittadini che votano ancora per odio contro qualche nemico immaginario o per qualche ammuffito rigurgito ideologico. Che votano per tradizione di famiglia o perché manipolati e aizzati da qualche capopopolo o addirittura votano per qualche veniale tornaconto. Si vota per paura, per interesse, per inerzia e per ottusa faziosità. Si vota idoli e simboli. Ma non si votano certo idee o visioni politiche alternative dato che al di là della becera propaganda non esistono. Sotto sotto la pensano tutti allo stesso modo e se vince uno o l’altro alla fine non cambia niente. Il giorno dopo il voto ricominceranno con l’ordinaria amministrazione neoliberista. Son sfumature diverse dello stesso sistema. Una politica che fa da contorno e serve solo a dare una parvenza di democrazia al popolino che ancora abbocca. C’è ancora chi si ostina a votare, ma il vero potere è altrove. A comandare sono i mercati finanziari e i club internazionali in cui imperversa il pensiero unico neoliberista e guerrafondaio. I politici italiani fanno un gran casino ma non contano nulla come non conta nulla l’Italia che è sotto ricatto economico e politico. O si accoda o la paga cara. Perché come in ogni sistema, chi osa alzare la testa viene emarginato e chi si inginocchia viene premiato. L’unica via di uscita è mettere in discussione l’egoliberismo e puntare ad un nuovo paradigma. L’unica via di uscita è ambire ad una nuova fase storica che permetta alla nuova coscienza emergente di farsi nuova politica e quindi farsi cambiamento radicale. Non ci sono scorciatoie. È la storia ad insegnarlo. Il cambiamento vero sorge prima dentro le persone e poi contagia le società. E si dipana solo da basso, dalla strada. Sgorga da cittadini consapevoli che la smettano di farsi manipolare e si organizzano politicamente per realizzare i loro ideali e progetti. Si chiama democrazia. Altro che idoli e tifo e automatismi d’annata. Oggi non votare è la decisione più intelligente. Un sacrosanto gesto di disubbidienza civile ma anche gravido di significato. Una astensione non frutto dell’indifferenza, ma al contrario della propria consapevolezza democratica. Una astensione colpa della politica e non del cittadino che al contrario vorrebbe partecipare ma non trovando nessuno degno della propria fiducia è costretto a rinunciarvi. Il partito del non-voto vince da anni le elezioni, ma se stavolta addirittura le stravincesse, sarebbe un forte segnale politico. La conferma dello stato pietoso della politica e della grave crisi che sta vivendo la democrazia. La conferma che la società si è evoluta e attende solo l’occasione storica per girare pagina per sempre. Già. Vanno ignorati, altro che votati.


Tommaso Merlo

venerdì, settembre 23, 2022

Elezioni


 Amministartive 2021 a napoli 

giovedì, settembre 22, 2022

Corriere della sera

 (

✏️ Giuseppe Sarcina) Aspre parole di condanna, ma, almeno per ora, gli Stati Uniti non scoprono le carte. Joe Biden ha commentato con durezza le «minacce nucleari rivolte all’Europa da Vladimir Putin, un uomo senza scrupoli che vuole negare all’Ucraina il diritto di esistere». Ha liquidato come «una farsa» i referendum per annettere i territori occupati. Ma non ha detto se il blocco occidentale dovrà mettere in campo altre contromisure. Il presidente americano è intervenuto ieri all’Assemblea generale dell’Onu. Ha parlato per quasi mezz’ora, sfondando il limite dei 15 minuti e concludendo tra gli applausi quasi generali.
Del resto, come ha sottolineato lo stesso Biden, il 2 marzo 2022, 141 Paesi su 193 hanno votato la mozione per censurare l’invasione dell’Ucraina. Il leader Usa è ripartito da qui, rivolgendosi anche ai 35 Stati, tra i quali Cina, India e Sudafrica, che allora si astennero: «La Russia, un membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha occupato con la forza uno Stato sovrano, violando i principi fondamentali fissati nella Carta delle Nazioni Unite» 👉 l'articolo completo sul Corriere (📷 Afp)