giovedì, giugno 30, 2022

Matteo Brambilla

 Come ogni anno è andata in scena la rappresentazione, atto unico, de "la notte del bilancio". Commedia semi seria con interpreti fissi ed altri a rotazione.

Ci sta l'urlatore, il simpatico che si agita, parla in dialetto con qualche espressione colorita ad uso stampa, ma poi ci sono le certezze: centinaia migliaia di emendamenti, sempre quelli, che per regolamento dovrebbero arrivare in aula già "mangiati e pisciati" scusate il francesismo ovvero qualcuno dovrebbe presentarli prima e i tecnici dovrebbero dire se è ammissibile o meno, e l'assessore dare il parere, ma tanto non succede mai... e così si lascia da decenni che qualcuno utilizzi l'aula per portare a casa qualcosa per la sua municipalità, tanto per far capire che le cose si hanno solo grazie a lui...
Altra certezza è "la trattativa" termine osceno ma che mi è stato descritto esattamente così anni fa al primo bilancio notturno; praticamente i valorosi di cui prima, che poggiano la propria visibilità politica non su capacità e visione a lungo termine di una napoli "capitale morale e culturale" ma su miserrime beghe da quattro soldi municipali, propongono, anzi succede che qualcuno, il "messo della maggioranza" si avvicini per sondare il terreno per un possibile accordo con ritiro degli emendamenti. Praticamente un " che vuoi?". Così si fa la pausa tecnica, grandi incontri tra assessori e i valorosi, in casi estremi interviene il capo di gabinetto, e alla fine il bilancio passa, con ZERO VISIONE, ZERO CERTEZZE, CON MEMORABILI VENDITE E VALORIZZAZIONI DEL PATRIMONIO DEGNE DI VANNA MARCHI....
SIPARIO
tutti contenti un bilancio "di prospettiva" "realtà non fantasia" "soldi veri" " mettiamo i conti in ordine" e altre perle...
In sintesi? Non vi erano bastati 10 anni di demagogistris, ne avete bisogno altri 5 di demanfregistris per capire che SENZA VOLTARE PAGINA VERAMENTE NAPOLI NON SI ALZERÀ MAI PIÙ?

mercoledì, giugno 29, 2022

Libertà


 Legalità, libertà, onestà e uguaglianza: sono le fondamenta per lo sviluppo di una città.

martedì, giugno 28, 2022

lunedì, giugno 27, 2022

Mari Muscarà

 Terra dei fuochi.

“Ormai siamo alla quarta fase della Terra dei fuochi, ma la Regione ancora dorme”
Scoppia in settimana un altro enorme incendio in fabbrica, questa volta all’interno dell’area dello stabilimento Stellantis di Pomigliano. “Siamo ormai alla quarta fase della cosiddetta “Terra dei fuochi”, come affermato dal professor Marfella non si bruciano più le strade, le terre ed immondizia di ogni genere, ma direttamente i grandi depositi, ci stiamo abituando, e nei quali non sappiamo cosa ci sia per mancanza di controllo.
E’ da tempo che combatto per far approvare una legge sul contrasto alla terra dei fuochi, ma essa dorme ancora nella commissione ambiente; mai vista una così grande lentezza burocratica e politica, anche per la legge sulle aree ad alta criticità ambientale. Al momento in consiglio non c’è altro su tali argomenti, evidentemente dobbiamo continuare a vedere malessere tra la gente e l’ambiente. E c’è ancora chi dice che “la terra dei fuochi non esiste”.
Per ciò che concerne la qualità dell’aria, siamo a metà anno e già ci troviamo poco sotto i 50 giorni di sforamento della soglia limite, anche per
San Vitaliano
Volla
Pomigliano d’Arco si aggiunge alla lista con 36 giorni di sforamento, e siamo appena a metà anno.
San Vitaliano inoltre entra in un primato negativo europeo; infatti, è la prima località dell’Unione Europea, ed al 94° posto nel mondo ad aver sforato per il PM10 i limiti raccomandati dall’OMS

domenica, giugno 26, 2022

sabato, giugno 25, 2022

Tommaso Merlo

 Viviamo in una democrazia fasulla. Nel 2018 ha vinto la voglia di cambiamento ma ha prevalso il sistema che si è fagocitato i sedicenti rivoluzionari ed ha silenziato ogni dissenso. Ed eccoci all’ennesimo “drago” tecnocratico che comanda senza degnarci di uno sguardo. Ed ecco gli applausi degli immancabili “di maio” come quelli delle lobby e dei loro zerbini mediatici. Democrazia fasulla. Il sistema dominante non ha intenzione di cambiare alcunché e quando i cittadini ci provano glielo impedisce. Potere democratico sottratto ai cittadini con la complicità della politica e affidato a chi garantisce stabilità al pensiero dominante che è essenzialmente di matrice egoliberista. Profitto, ingiustizia sociale di sistema, sfruttamento del pianeta e guerra. Coi partiti che fan finta di litigare in campagna elettorale ma poi non cambia mai niente e finisce tutto con qualche inciucio. Ed eccoci qui. Nessun vero dibattito, nessuna vera opposizione e chiunque osi alzare la testa o viene risucchiato o emarginato. Fa carriera solo chi si omologa, chi non dà fastidio e garantisce continuità. Gli slanci ideali e la voglia di cambiamento che emergono dalla società vengono sfruttati dalla politica per raccattar voti, ma poi nei palazzi si dissolvono o vengono svenduti e alla fine il banco del sistema egoliberista vince sempre. Una democrazia fasulla in cui meno i cittadini partecipano meglio è. Questo perché se votano solo i tifosi, i partiti evitano sorprese nelle urne e le onorevoli carriere si allungano a dismisura. I tifosi perdonano tutto ai loro beniamini e s’illudono che la soluzione sia nello sconfiggere gli idoli altrui. Tifo invece di partecipazione. Propaganda invece che verità. Egoismo invece che altruismo. Le fondamenta del sistema egoliberista. Un sistema che però sopravvive grazie a chi sta al gioco e rinuncia al proprio ruolo di cittadino. I “draghi” come i “di maio” che costellano la politica nostrana, in fondo non sono la causa ma la conseguenza dei nostri mali. La politica riflette la cultura di una società e il suo livello di sviluppo civile. L’Italia è piana zeppa di “draghi” e “di maio” come di tutti gli altri archetipi nostrani. Dai banchi di scuola a quelli parlamentari. Ma una società evoluta e matura ha gli anticorpi e non abbocca. E se mai succedesse, reagirebbe. Democraticamente, pacificamente ma con determinazione. Invece di farsi dividere ed usare dal sistema, invece di abbassare la testa per convenienza o menefreghismo, i cittadini consapevoli la alzano. Unendosi, non dividendosi. Perché una democrazia pulita e sana, perché una politica vera e seria, perché un sistema trasparente e disintossicato dall’egoliberismo, è un sacrosanto interesse di tutti. Il tradimento del voto del 2018 non è stata la sconfitta dei fantomatici populisti, ma l’ennesima sconfitta della democrazia italiana. Coi cittadini che han votato per il cambiamento e il sistema che glielo ha impedito con pure la beffa del mega inciucio finale tra sedicenti rivoluzionari e decrepiti restauratori. Sottosviluppo democratico e civile. Conseguenza più che causa. Ma il 2018 ha anche dimostrato che una fetta crescente di società italiana si è in realtà evoluta ed emancipata e vuole una politica all’altezza delle sue nove consapevolezze. Quel tentativo di voltare pagina è fallito miseramente ma ha insegnato molto e non resta che ritentare. Una vera democrazia è un diritto e va conquistato.


Tommaso Merlo


https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2022/06/25/i-draghi-i-di-maio-e-la-vera-democrazia/

Dormire


 dormire

venerdì, giugno 24, 2022

Enrica Sabatini

 Piaccia o non piaccia, ma nella recente partita a scacchi tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, a vincere è stato il primo con il secondo che si è trovato a fare il pedone.

L’operazione che Di Maio ha deciso di portare avanti è stata semplice: sfruttare le debolezze dell’avversario mettendo in campo una strategia speculare.
Mentre Conte si focalizzava sui legami diretti, sulle persone vicine costruendo una cerchia ristretta intorno a sè più fedele che leale, Di Maio tesseva i legami “indiretti”, raccogliendo tutte le persone che man mano Conte lasciava fuori nel suo circuito. Più Conte nominava persone escludendone altre, più Di Maio ingrandiva la sua sfera di azione. Più Conte pensava di essere forte e più in realtà diventava debole.
Secondo aspetto, forse ancora più importante, che ha visto Conte soccombere è stata l’incapacità di gestire il raccordo centro-periferia. Come fu per Monti e ne determinò il fallimento, anche Conte ha immaginato che la credibilità istituzionale di ex premier unita al patrimonio relazionale romano sarebbe state sufficienti per essere un leader di una forza politica. Ma così non è stato. La mancanza di controllo delle risorse organizzative e soprattutto di conoscenza del territorio è stato l’elemento di fragilità della sua operazione e quello di forza di Di Maio.
Alla strategia di push (centro-periferia) di Conte, Di Maio ha opposto una di pull (periferia-centro) sfruttando la rete di rapporti locali costruita negli anni lontano dalle mura romane.
E il risultato è stata un blitz lampo, fulminea per i tempi ed esponenziale nei numeri.
Oggi Di Maio è riuscito a togliere a Conte forza in Parlamento, forza sui territori e potere economico. Tutti gli asset di una organizzazione.
La strada per il 2023 è lunga e sarà dirimente la scelta di Conte tra continuare a stare al Governo con Di Maio o andare all’opposizione senza il PD. E come ogni maratona conterà anche quanto ossigeno saranno in grado di garantirsi o togliere l’uno all’altro.

Natura


 Natura

giovedì, giugno 23, 2022


 Per non dimenticare

23-06-2017 ci lasciava
Stefano Rodotà.
“La globalizzazione attraverso i diritti, non attraverso i mercati.”

mercoledì, giugno 22, 2022

M5%


 Uno non vale l'altro

martedì, giugno 21, 2022

Luisa Angrisani

 La terra dei fuochi continua a bruciare. A #Caivano, lo scorso 18 giugno, ha bruciato un mega deposito di quasi 200 auto pronte per essere rottamate. Centinaia di copertoni sono finiti carbonizzati. Migliaia di ettari di terreni agricoli e falde acquifere sono state contaminate irrimediabilmente. Un disastro annunciato, l'ennesimo di una lunga serie.

Infatti, il 14 luglio dello scorso anno, i Volontari Antiroghi Acerra avevano segnalato alle autorità presenti proprio questo sito, sottolineando il pericolo imminente di incendio.
E così è stato. Tutto è andato in fumo. Nonostante il tempo, il preavviso e l'allerta, nessuno si è attivato concretamente per impedire un tale disastro.
Questa è l'ennesima dimostrazione del fallimento di chi ci governa, che avrebbe dovuto attivarsi nel tutelare i suoi cittadini e che invece lascia che respirino altra aria sporca. Mentre si fanno deroghe su deroghe ai vincoli e alle tutele in materia ambientale approfittando delle emergenze attuali, la terra dei fuochi continua a bruciare. Una realtà che si intensifica nel periodo caldo, mentre buona parte della politica se ne ricorda soltanto sui social.
La terra dei fuochi è teatro di un disastro, tossico e velenoso, dove le malattie si diffondono a vista d'occhio e dove la morte non sconvolge più. Draghi e i suoi ministri devono sentirsi responsabili: qui della transizione ecologica non c'è nemmeno l'ombra.

Accoglienza


 Nessuno è straniero sulla terra.

lunedì, giugno 20, 2022

Sandro Pertini


 Sandro Pertini

mercoledì, giugno 15, 2022

Enrica Sabatini

 Giuseppe Conte è un grande bluff politico.

Lo capimmo durante le interlocuzioni con il Movimento in cui si rifiutava di pagare i debiti con i lavoratori. Le sue dichiarazioni pubbliche erano spesso e volentieri in contrasto con quello che diceva o faceva nel privato delle nostre conversazioni.
Programmava comunicazioni pubbliche prima o dopo gli incontri per essere sicuro di calibrare il giusto livello di tensione nelle interlocuzioni: in un momento particolare alzava lo scontro, in un altro invece rassicurava che tutto stesse andando bene. Indipendentemente dalla realtà. Era tutto studiato a tavolino per costruire il proprio consenso e, nel nostro caso, screditare la controparte.
Era incredibile.
Oppure accadeva che garantisse una dichiarazione pubblica coordinata tra le parti, per abbassare i toni sulla stampa, ma poi si accendeva in attacchi mediatici gratuiti e senza preavviso che ci lasciavano basiti.
Ricordo molto bene quando affermó pubblicamente: “i debiti non si discutono, ma si onorano” mentre nel privato non faceva altro che contestare, procrastinare o contraddire ciò che si era stabilito poco prima. A Report, pochi giorni fa, è arrivato addirittura a mentire - con una facilità disarmante - affermando che aveva proposto a Rousseau un contratto che invece non è mai stato fatto.
Quello che divenne chiaro, per tutto il tempo dei nostri dialoghi, era la distanza siderale tra la persona reale e il personaggio creato. Come nel parco giochi quando entri nella stanza degli specchi e davanti a te vedi uno, dieci, mille volti.
Dopo la nostra esperienza è toccato anche a Beppe. Che è arrivato a descriverlo in questo modo: "non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione".
Aveva avuto modo di conoscerlo meglio.
E questo era il risultato.
Ecco perché non mi ha sorpreso per nulla vedere il MoVimento crollato al 2,2%. Nessuno riusciva a immaginare che la forza politica di maggioranza relativa in parlamento, con una visibilità mediatica immensa, risorse economiche da capogiro e centinaia di parlamentari potesse morire così. Ma era facilmente prevedibile.
La mancanza di autenticità alla fine emerge sempre.
E se le persone vogliono fare un selfie con te perché sei “famoso”, non significa che vedano in te un leader politico capace.
Non esiste una relazione di simmetria tra la realtà che vuoi creare e quella che vedono gli altri. La popolarità non è sinonimo di credibilità. Così come l’assenza di una visione non si compensa con il proliferare di visibilità madiatica.
Era evidente che in quell’uomo non ci fosse l’urgenza di costruire posizioni, ma di assicurarsi un posizionamento.
Non era la persona giusta per il MoVimento perché non era del MoVimento, non conosceva il MoVimento, non amava il MoVimento.
Amava quello che lui poteva diventare con esso.
E i cittadini lo hanno visto.
Oggi se fosse un vero leader metterebbe sul tavolo le sue dimissioni e quelle di tutti coloro che sono responsabili del peggior fallimento elettorale mai visto nel MoVimento, ma non lo farà.
La realtà sarà manipolata, comunicata, costruita. Ancora una volta. Il personaggio è ormai incastrato sul palco, nella sua stessa sceneggiatura.
Anche se ad assistere in platea ormai non c'è più nessuno.
Tu, Liliana Coppola, Giuseppe Sica e altri 241
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martedì, giugno 14, 2022

Noeuro

Con l'euro, siamo passati dalla padella alla brace.

 

lunedì, giugno 13, 2022

Alessandro Di Battista

 Alessandro Di Battista

Cosa resta del governo dei migliori? Cosa del Messia Draghi, del nuovo Churchill, del Cristiano Ronaldo della politica?
Resta il costo della vita inaccettabile.
Resta la benzina oltre i due euro. Resta l'inflazione, la tassa dei poveri, quasi al 7%.
Resta la solita Europa.
Resta una riforma della giustizia che grida vendetta e che ha provocato, giustamente, il voltastomaco a magistrati in prima linea contro il crimine organizzato.
Resta una sudditanza disonorevole agli americani.
Resta l'aumento della spesa militare,
resta un'irrilevanza internazionale.
Restano uscite disdicevoli (“Preferite la pace o i condizionatori accesi?”) che qualificano l'apostolo delle élite.
Resta una gestione assolutamente normale della campagna di vaccinazione fatta passare dalla stampa come le imprese di Ercole.
Questa è la realtà ed è molto più forte della propaganda. Sì, la propaganda nostrana. Come se la propaganda ci fosse solo altrove.
Un Presidente del Consiglio politicamente mediocre è stato osannato per più di un anno da uno dei peggiori sistemi mediatici europei.
Giornalini e Giornaloni (non ultimo il Corriere con quel pezzo indecente sui “putiniani” d'Italia) hanno sistematicamente delegittimato il dissenso, le critiche, l'opposizione (quella vera, la Meloni non si oppone a nulla).
Disse Abraham Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.
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Giuseppe Guarracino, Cristina Di Gennaro e altri 32
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