domenica, luglio 31, 2022

sabato, luglio 30, 2022

Alessandro Di Battista

 CARRIERISMO E POLITICA

«Siamo europeisti ed atlantisti». Lo ripetono a pappagallo Letta, Meloni, Di Maio, Calenda, Renzi. Le agenzie che riportano le loro dichiarazioni sono tutte identiche. Se nel testo mancasse “lo ha detto Letta in occasione di” o “ribadisce la leader di FdI in un convegno a” nessuno, e dico nessuno, potrebbe indovinare l'autore del messaggio. Lo chiamano senso di responsabilità ma è il solito, patetico, bacio alla pantofola del Presidente USA di turno.
I politici professionisti più che alle sorti del Paese e alla costruzione di politiche nuove, lungimiranti, anche, chiaramente, difficili da perseguire (i cambiamenti se sono veri necessitano tempo) pensano al proprio potere. Preferiscono non perdere treni piuttosto che dare la giusta direzione al Paese.
Contrariamente a quel che scrivono di me io non sono affatto anti-americano. Semplicemente non considero più da parecchi anni europeismo ed atlantismo concetti sovrapponibili. Oggi più NATO significa meno Europa. Ma se non si è liberi di ragionare, di parlare e, soprattutto si è schiavi del proprio carrierismo, tale concetto viene rigettato mentre si predispone la consueta fatwā mediatica verso tutti coloro che non si allineano al pensiero dominante. Oggi più che mai gli interessi USA (legittimi, le grandi potenze tendono ad essere sempre egemoniche) cozzano con quelli europei. La guerra in Ucraina (una guerra sempre più dimenticata) e la totale mancanza di una strategia di pace da parte europea lo dimostra chiaramente.
Quando il governo italiano (la Meloni era ministro e Berlusconi presidente del Consiglio) autorizzò la guerra in Libia - ovvero la più grande sconfitta strategica per l'Italia dal dopoguerra in poi – i politici erano atlantisti o europeisti? Perché per obbedire alla Clinton e a Sarkozy il governo italiano (con l'opposizione del PD in totale sintonia e Letta era deputato) ha consentito la destabilizzazione del principale alleato nel Mediterraneo. Un Paese che non mi pare diventato magicamente democratico. Un paese i cui vuoti di potere sono stati colmati anche dai russi.
Per obbedire ciecamente agli ordini USA l'Italia ha, di fatto, favorito l'allargamento dell'influenza russa nel Mediterraneo. Eccoli i veri “putiniani”, non chi da mesi si sgola nel denunciare il fallimento della strategia europea - ed italiana in particolare - rispetto alla tragedia ucraina. Ma le “fotocopie elettorali” non si possono permettere un sussulto di orgoglio. Ne va della loro carriera. E' il carrierismo il vero nemico della Politica.

venerdì, luglio 29, 2022

giovedì, luglio 28, 2022

mercoledì, luglio 27, 2022

Alessandro Di Battista

 Nello stomachevole teatrino al quale stiamo assistendo (alleanze, veti, contro-veti, auto-candidature, speranze per poltrone che arrivano e depressione per poltrone che irrimediabilmente se ne vanno) più o meno tutti gli attori della politica si riempiono la bocca con queste parole: “volontà popolare”. Dicono di voler ascoltare i cittadini, di sostenere le loro istanze. Letta, eccitato come non lo si vedeva da tempo per il prossimo abbraccio con un pezzo del berlusconismo, sostiene che le strategie del PD siano condivise dagli elettori. Ma quando mai?

Quando Draghi se ne è andato (perché se ne è andato lui) questi sepolcri imbiancati si sono strappati le vesti sostenendo che fosse stata violentata la volontà popolare. Evidentemente per loro contano solo i desiderata di Confindustria o quelli del Gruppo GEDI (a proposito, ieri Molinari, “il social media manager di Biden” che all'occorrenza fa anche il direttore di La Repubblica mi ha definito “uomo di destra”. Per lui sostenere la causa palestinese è di destra, mentre stare dalla parte dell'esercito di occupazione israeliano è di sinistra, o liberal, o cool). Al contrario, milioni di italiani che non votano più (i non votanti saranno milioni anche tra due mesi) non sono un problema. Anzi, per i politici professionisti sono un'opportunità.
I primi a violentare la volontà popolare sono coloro che la tirano in ballo solo quando gli conviene. Prendiamo le questioni armi in Ucraina e corsa al riarmo. La maggiora parte degli italiani è contraria. Lo era 5 mesi fa e lo è ancor più adesso. Inviare armi in Ucraina non serve a porre fine alla guerra, serve ad iniziare una nuova corsa al riarmo. Le armi che inviamo verranno ricomprate con denaro pubblico. E' la richiesta della NATO in fondo. Aumentare la percentuale del PIL in armamenti. Il tutto in uno dei momenti più drammatici dal punto di vista sociale dal dopoguerra.
Sapete quali sono le prime 6 aziende produttrici di armamenti al mondo? Lockheed Martin, Raytheon Technologies, Boeing United States, Northrop Grumman, General Dynamics e BAE Systems. Le prima 5 sono USA, la sesta è britannica. Stranamente Stati Uniti e GB sono i due paesi che più spingono sull'invio di armi in Ucraina e sulla corsa al riarmo.
Su questo tema la volontà popolare viene ascoltata? Quanti partiti o movimenti hanno nel loro programma come primo punto lo stop all'invio di armi e lo stop all'incremento delle spese militari? In tutto ciò fior di procuratori antimafia e reporter liberi sostengono che molte della armi arrivate in Ucraina nei prossimi mesi finiranno nel mercato nero. Verranno dunque acquistate da gruppi criminali e gruppi terroristici.
“Sarà un autunno difficile” ha commentato ieri Draghi. Per tutti, tranne per i produttori di armi.
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martedì, luglio 26, 2022

lunedì, luglio 25, 2022

Iononvoto


 Io non voto


Alessandro Di Battista

 Quando dico che si può fare “politica” anche da fuori, in modo libero e del tutto indipendente intendo proprio questo. Fare proposte (ricorderete il “servizio civile ambientale” su quale lavorai alcune anni fa) e fare denunce. Sono uscito dal Parlamento 5 anni fa. Sono 5 anni che vivo grazie al mio lavoro (anche oggi pseudo-giornalisti che descrivono il mondo guardandolo dal terrazzo di casa circondati da Ztl, ciclamini e senso di fallimento, infangano il mio lavoro). Non ho chiesto nulla a nessuno pur avendo la possibilità di farlo. Eppure guardate come mi trattano. Leggete quel che scrivono di me. Come lo scrivono. Con che livore, con che astio. Sapete perché? Perché non sto zitto (a differenza loro che tacciono davanti al potere). Anche fuori dal Parlamento ho fatto “politica”, ho denunciato i conflitti di interessi nel sistema mediatico, ho combattuto (e combatto ancora) il dramma degli editori impuri. Coloro che usano i giornali non per informare ma per difendere i loro interessi e provare a distruggere la reputazione di coloro che cercano di contratastarli. Da 5 anni scrivono “Di Battista non conta nulla” eppure mi hanno dedicato centinaia di articoli diffamatori (con alcuni ho rifatto gli infissi di casa). Credo nella cittadinanza attiva, nell’impegno politico perenne e nell’assoluta libertà. Un abbraccio a tutti!

Elio lannutti

 Elio Lannutti

Perché non mi ricandido, alle prossime elezioni politiche del 25 settembre 2022
Ho sempre cercato di servire il mio Paese con disciplina, dignità ed onore, sia da senatore eletto come indipendente nel 2008 nella Lista Di Pietro Italia dei Valori, che nelle 18^ Legislatura nel M5S, fino all’espulsione dal gruppo Senato, per non aver votato la fiducia a Mario Draghi, da tutti evocato come l’uomo della provvidenza nonostante i suoi trascorsi di vile affarista, liquidatore dei beni pubblici e di quel che resta dell’industria pubblica italiana ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs, sicario e macellaio del popolo greco per conto della Troika. Nel mio ultimo intervento in senato di mercoledì 20 agosto (con Draghi scappato dall’Aula a metà discorso, data la sua nota allergia alle critiche), avevo documentato con numeri e cifre i suoi disastrosi 17 mesi di governo, rimarcando l’errore di coloro che gli avevano dato la fiducia il 17 febbraio 2021.
“Lei -avevo detto a Draghi- era stato evocato come l’uomo della provvidenza 17 mesi fa dopo le consultazioni farsa del presidente della Camera, per risolvere problemi antichi. Ma come un Robin Hood alla rovescia, nel Paese divorato da corruzione ed illegalità che punisce onesti e servitori dello Stato premiando cricche e faccendieri, invece dei miracoli attesi, ha peggiorato gli indicatori economici, trascinando l’Italia nella stolta guerra per procura Usa-Nato, che ha rafforzato gli Stati Uniti, indebolito l'Europa, impoverito gli italiani.
A gennaio 2021 il debito pubblico era a 2.603,3 miliardi di euro. Gli ultimi dati Bankitalia, riferiti a maggio 2022, hanno registrato 2.755,6 mld di debito, con un aumento di 149,3 miliardi, 9,329 miliardi al mese, 307,8 milioni al giorno, 12,8 milioni all’ora.
Lo spread sotto i 100 punti base, invece di scendere a 50, titolo del Corriere 15 febbraio 2021, nel miracolo alla rovescia è più che raddoppiato a 242 punti il 13 giugno 2022. L’inflazione ferma allo 0,4%, è arrivata all’8, con proiezioni al10%.
Il cambio euro dollaro a 1,2158, sotto la parità, a 0,99. La media dei tassi fissi sui mutui, 0,60, Taeg 0,78%, oggi al 3,30 %, Taeg 3,67%.
Draghi - ha scritto Wall Street Journal - “è stato una delle voci più forti tra i leader europei a favore delle sanzioni economiche contro Mosca e delle spedizioni di armi in Ucraina”.
Lei, seguendo acriticamente il presidente Biden, ha contribuito a indebolire l’Europa, mettendo il nodo scorsoio al collo dei cittadini con le sanzioni, ha rafforzato gli USA, costringendoci a pagare il suo gas più inquinante, a un prezzo doppio di quello russo.
Una Caporetto per gli obbedienti soldatini Ue della NATO famigerati esportatori di democrazia nel mondo con le bombe.
Con l’aggravante di aver prima definito Erdogan un dittatore, salvo poi andarci a braccetto, sulla pelle del popolo curdo.
Lei viene dipinto come il salvatore della Patria, ma con la sua azione di governo ha favorito élite e poteri forti, a danno del popolo e degli ultimi, facendo aumentare povertà, miseria, disperazione”.
Ma Lei, allergico a principi democratici, aduso com’è a farsi obbedir tacendo con l’alzata di sopracciglio, ha trasformato l’esecutivo nella terza camera, umiliando il parlamento col record di voti di fiducia, ben 55, oltre 3 al mese.
Lei, dopo aver disposto la vendita agli stranieri dei servizi pubblici essenziali (Ddl Concorrenza Art. 6), della distribuzione dell’acqua (Dl Recovery) vanificando il referendum sull’acqua pubblica, col DM 19 febbraio 2022 ha disposto la messa a gara della compagnia di bandiera Ita, per poi regalare 21,3 mld di euro ai Benetton come premio per la tragedia del Morandi, dimostrandosi ancora una volta fedele esecutore dei voleri della finanza internazionale.
Anche in questa 18^ Legislatura, come risulta dalle classifiche, sono tra i senatore più presenti e produttivi in Aula e Commissioni (ben 5: Finanze, Antimafia, Banche, Giochi, Enti Gestori), con proposte di legge ed atti di sindacato ispettivo, dopo aver contribuito a fondare un nuovo Gruppo: Costituzione, Ambiente, Lavoro (Cal) che si richiama ai valori costituzionali traditi.
A fronte di richieste di ricandidarmi, non soltanto dagli amici e compagni, poiché ritengo che la politica non debba essere una professione, dopo due legislature (XVI e XVIII) ed alla mia veneranda età che contempla gli acciacchi e l’usura fisica del tempo e degli anni, preferisco dedicare gli ultimi anni alla famiglia ed agli affetti, purtroppo sempre trascurati nella mia ultra-trentennale attività a tutela dei diritti e della legalità.
Auguro agli amici e compagni di Uniti per la Costituzione, grato per la stima e la considerazione, che si presenteranno nel Fronte-Anti-Draghi (zerbino prediletto di Biden e della NATO, la più grave rovina dell’Italia e l’autentica sciagura del popolo Italiano), i migliori successi politici alle prossime elezioni del 25 settembre 2022, che affronteranno a mani nude, perché costretti a raccogliere le firme in poco tempo per le candidature.
Mi congedo dai cittadini e dagli elettori, sia quelli che mi hanno votato, che coloro che mi hanno criticato, con la coscienza di aver svolto il mio mandato e servito il mio paese, sempre a testa alta e schiena dritta, con coraggio, lealtà, onestà, seguendo la stella polare della legalità, del bene comune e degli interessi generali della nostra amata Italia, quali prioritari ed indispensabile precondizione della buona politica.
Un caro saluto ed un abbraccio a tutte/i
Elio Lannutti

Tommaso Merlo

 Fino a ieri un soave inciucio, adesso guerra civile. Parrucca, naso rosso e via con le pagliacciate elettorali. Dicono che stavolta vincerà la destra, specializzata a ricompattarsi prima del voto e scannarsi dal giorno dopo. Ma non gradiscono la Meloni premier nemmeno i suoi alleati. Invidia del pene. Già, stare alla larga da Draghi era sacrosanto e la Meloni perlomeno si sforza di mantenere un minimo d’identità populista seppur nerastra. Gli altri due rammolliti son messi davvero male. Berlusconi ormai delira platealmente. Dentiere e pannoloni per tutti più mille euro e tre pentole in acciaio inossidabile. Più che alla politica siamo alla circonvenzione d’incapace. Quanto a Salvini ha fatto il Papeete a se stesso mettendosi a slinguazzare le natiche di Draghi. Da populista a pseudo tecnocrate e la sua bolla è esplosa. Se la Madonnina vorrà al massimo si beccherà una poltroncina ministeriale. Magari quella dell’interno perché pare che dopo anni a cui non fregava più una mazza a nessuno, di colpo sono ricomparsi i migranti e serve un ministro col pugno di ferro che ci salvi dall’estinzione della razza. Già, la sicurezza o meglio la paura rende sempre voti e nel copione delle pagliacciate elettorali non manca mai. Parrucca, naso rosso e via su qualche palco. Ma dall’altra parte son messi ancora peggio. Il Pd tenta disperatamente di colmare il proprio devastante nulla politico col povero Draghi. Un vero e proprio outing. Il Pd è un partito neoliberista di matrice tecnocratica. Un poltronificio al servizio dell’alta borghesia e del pensiero unico. E Draghi sarebbe davvero un segretario ideale. L’unica cosa che sorprende è che il Pd venga ancora votato da gente che si definisce di sinistra. Automatismi inconsci di natura autolesionista. Cittadini che votano le cause dei loro mali. Poi c’è la bolgia egocentrista. Partitini che esistono solo in parlamento e nelle farneticazioni carrieristiche. In giro non c’è una mezza idea politica e loro sono dozzine. Cosa diamine vogliano al di là di appoggiare le proprie natiche sul velluto, è davvero un mistero insondabile. Tra loro spicca la new entry Di Maio anche se rischia di far la fine di Calimero per colpa dei veti incrociati. Anche la politica italiana ha i suoi limiti del resto. Una prece. Quanto al resto del sedicente centrosinistra, parrucca, naso rosso e via su qualche palco. Poi ci sarebbero le spoglie movimentiste. Non li vota più nessuno da anni ormai dato che si son rimangiati il rimangiabile, ma erano elezioni locali. Adesso sperano in un profetico 5 percento a livello nazionale. Il Conte Quotidiano aizza la curva dell’ex premier, ma più che scaldare i social, serve convincere le periferie nostrane che si sentono brutalmente tradite. Gente in carne ed ossa, non like. Mancano all’appello milioni di voti, la parte più sveglia e anche incazzata dell’elettorato. Perché ai margini, ma anche perché culturalmente più evoluta. Mentre i portavoce superstiti disquisiscono se rimangiarsi pure il secondo mandato, i pentastellati attendono che il loro leader massimo indichi le nuove stelle polari. Democrazia indiretta. Pare che Conte abbia capito sia stata una minchiata colossale corteggiare il Pd per anni, ma pazienza. Anche chiedere conto ai capi è passato di moda. E poi mai dire mai, se ne riparla dopo il voto. Pare aleggi anche il nome di Di Battista di ritorno dalla steppa. Già, qualche voto lo porterebbe di sicuro, il problema è che faticherebbe a indossare parrucca e naso rosso. Troppo idealista, troppo libero. Nel fu Movimento finirebbe in depressione e alimenterebbe solo diasporine. Meglio per lui e per tutti se desse voce ad una genuina opposizione antisistema. Magari minoritaria, ma dannatamente utile in questa malconcia democrazia in cui non vota più nessuno. Già, il primo partito rimane quello di coloro che invece di recarsi alle urne fanno il segno dell’ombrello. Cittadini stanchi di farsi prendere per i fondelli dalle solite pagliacciate elettorali e che attendono progetti degni della propria fiducia. Altro che parrucche e nasi rossi.

Tommaso Merlo

domenica, luglio 24, 2022

Nicola Morra

 Oggi Luigi Di Maio è stato simpaticamente definito da Beppe Grillo "Luigi 'a cartelletta".

Ma prima aveva rilasciato un'intervista in cui attribuiva a Conte la responsabilità di aver "perso" 11 milioni di voti e di aver "regalato" il potere alla destra.
A me piace ristabilire la verità, senza aver cartellette sotto braccio, ma conservando memoria e razionalità.
Chi ha scelto Conte come Presidente del Consiglio?
Se il capo politico del Movimento è stato Luigi Di Maio fino a fine gennaio 2020, ben dopo le europee del 2019 in cui le percentuali del M5S crollarono al 17% dal 32,7%, con un crollo di voti egualmente importante, perché la responsabilità deve essere attribuita a Conte?
La scelta di legittimare il bipolarismo contro cui M5S era nato, sostenendo che PdL e PD-L fossero la stessa cosa attraverso la metafora dei "due forni", è stata proposta da Di Maio e non da Conte, per cui perché la responsabilità deve essere attribuita a Conte?
Onestà è anche e soprattutto onestà intellettuale.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "Luigi Di Maio: "Conte ha perso undici milioni di voti e ha regalato il potere alla destra" Il ministro e la campagna elettorale: «La maggior parte di chi ci votò nel 2018 non sceglierà il nuovo M5S> FRANCESCA SFORZA 23 Luglio 2022 alle 01:00 3 minuti di lettura"
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sabato, luglio 23, 2022

venerdì, luglio 22, 2022

Tommaso Palermo

 Alla fine Draghi si è buttato giù da solo. Il fenomeno non poteva che congedarsi con un capolavoro. Un consenso di palazzo oceanico dilapidato in poche ore. Davvero sbalorditivo. Al punto che in molti sospettano lo abbia fatto apposta. Forse per stanchezza, forse per calcolo. Ambisce ancora al Quirinale ed incombe l’autunno e con esso la verità. O forse la sua è stata solo arroganza ed imperizia. Del resto che la politica non fosse il suo mestiere lo si era capito fin dalla nomina di quello che verrà archiviato come il governo più insulso della storia repubblicana. Chissà. Intanto gli italiani che da mesi lo ignorano beatamente e quelli che gli chiedono a gran voce di levarsi di torno, si godono la bella notizia. Anche questo Messia era una sola e il diluvio universale sarebbe solo un toccasana con sto caldo. Altro che ipocriti spauracchi. A tifare Draghi erano giusto le solite manciate di politicanti in carriera, lobby con giornalini al seguito e qualche barbaro tecnocrate. In nome della stabilità, già, ma dei loro interessati sederini. Ed è questo che ha colpito di più dell’insapore era Draghi. Annunciato come un fenomeno di caratura internazionale, il suo governo ha veleggiato nell’ordinaria mediocrità. Mai uno spunto, mai un guizzo. Come da tradizione della casa del resto, se alla democrazia gli togli la politica, si finisce nel solito pantano tecnocratico. Amen. Non resta che guardare avanti. La Meloni scalpita per diventare la prima premier donna che non sarebbe neanche male se non fosse per quel pedigree fascistoide. Dalla sfinge draghiana alle scenate isteriche da mercato rionale. Dal calarsi le braghe davanti alle tecnocrazie d’oltralpe, allo spezzargli le reni Eia Eia Alalà. Dal mignolino, al braccio alzato. Del resto Salvini si è bruciato e Berlusconi ha un piede più di là che di qua. Se toccherà alla destra governare, alla Meloni spetterà la premiership. Solo una guerra fratricida potrebbe fermare la sua ascesa e mai mettere limiti alla provvidenza. San Salvini e lo spettro berlusconiano potrebbero fare un’altra grazia. Il tempo stringe e dall’altra parte la situazione rimane deprimente. Il Pd spera di capitalizzare i lunghi mesi trascorsi diligentemente tra le natiche di Draghi. Poltronismo viscerale spacciato come senso di responsabilità in nome di una emergenza che però esiste solo nella loro testa. Un partito di palazzo a prescindere, conservatore prima di tutto di se stesso e che vegeta grazie ad una cocciuta clientela altolocata. Se gli italiani tornassero a votare in massa, il Pd si sgonfierebbe all’istante. E lo sa, per questo vagheggia di un campo santo. Vogliono mettere insieme i vari resti di scissioni pretestuose e deliri egopolitici di matrice centrista per stare a galla. Frattaglie anch’esse miracolate dall’astensionismo e in perenne smania di poltrone. Ma pare che la combriccola del campo santo non voglia più il fu Movimento tra i piedi. Altra notiziola non male. Non gli perdonano che abbiano osato mollare le messianiche chiappe. Meglio tardi che mai anche se ormai del Movimento rimane ben poco. Ha perso troppi pezzi per strada e soprattutto credibilità nelle periferie che lo avevano premiato. Dopo i primi mesi a razzo, il Movimento si è dissolto nei palazzi e la metamorfosi contiana ha molti non va giù. Il progetto era diverso. Anche quello culturale. La fortuna del fu Movimento potrebbe essere che i tempi sono stretti perché nasca qualcosa di nuovo e che quindi non vi siano altre alternative alla vecchia sbobba partitocratica. Ma molti potrebbero preferire starsene a casa piuttosto che tapparsi il naso. Il tempo stringe e il sistema si sta preparando. Dal pericolo populista si passerà a quello fascista. Dal pericolo post ideologico a quello ideologico da secolo scorso. Fino a ieri inciuciavano serenamente e adesso ricominceranno a fingersi acerrimi nemici. Se poi riusciranno a boicottare la Meloni e non vincerà nessuno, apparirà un nuovo messia all'orizzonte e non resterà che attendere la prossima ammucchiata.

Tommaso Merlo

giovedì, luglio 21, 2022

mercoledì, luglio 20, 2022

Papa Francesco


 Papa Francesco

Giovanni Vianello

 Non ho mai sentito un discorso più falso e ipocrita di quello di Mario Draghi al Senato. Una serie di menzogne e mezze verità, narrazioni atte a creare una rappresentazione della realtà che non è la realtà ma è quello che la propaganda del governo vorrebbe far credere agli italiani. E sull’energia? Parla di rinnovabili ma dicendo che dobbiamo fare i rigassificatori. Qualcuno spieghi a questo politicante che le fonti fossili sono una cosa mentre le rinnovabili sono un’altra, il tutto mentre annuncia candidamente l’indebolimento della riqualificazione energetica. Vi rendete conto? Ma veramente ci hai preso per un popolo di imbecilli? Mi sono vergognato quando poi ha richiamato le figure di Falcone e Borsellino, che sono due VERI UOMINI DI STATO, perchè un personaggio come Draghi non può permetterselo, non può dire che lui e il suo Governo stanno facendo la lotta alla mafia quando per costruire i rigassificatori i lavori verranno fatti anche senza informativa anti-mafia (art.5 dl 50/22), bugiardo! E mentre blaterava le forze politiche lo applaudivano e spunta la “sicurezza nazionale” come ulteriore elemento per aiutare e migliorare i profitti delle multinazionali del fossile.

Nel suo discorso non ha pronunciato una sola volta la parola COSTITUZIONE ma si è più volte chinato, genuflesso al “patto atlantico” e alla sudditanza alla Nato, al concetto guerrafondaio che per fare la pace occorre inviare armi. Un pericoloso bugiardo!
Quante frottole raccontate da questo personaggio oscuro che prima se ne va, meglio è per tutti. #DraghiVattene

Nisida


 Nisida


Enrica Sabatini

 C’è un gioco che si fa spesso con i bambini molto piccoli.

Si prende un giocattolo - che sia il coniglietto preferito o una pallina colorata - e dopo averlo mostrato ai neonati si nasconde sotto il tappeto dei giochi o sotto una coperta.
Le possibili reazioni sono essenzialmente due: o il bambino inizia a guardarsi intorno come se il giocattolo fosse sparito nel nulla e si distrae spostando l’attenzione altrove oppure si attiva e alza il tappeto alla sua ricerca.
Questa seconda opzione avviene in una condizione, quando cioè il neonato matura la capacità cognitiva che gli consente di comprendere - come si dice in gergo - la permanenza dell’oggetto. Quando cioè arriva a riconoscere che l’oggetto nascosto non scompare nel nulla, ma continua ad esistere anche se in quel momento non è davanti ai suoi occhi.
Potrebbe sembrare banale, ma si tratta di una sorta di rivoluzione nella testa di un neonato, una conquista cognitiva straordinaria che coincide con il poter pensare l’oggetto e quindi sostituirne l’esperienza (visiva in questo caso) con il pensiero.
Ora non posso non notare come si cerchi di usare un meccanismo simile anche sullo scenario politico dove la permanenza in questione non è di un oggetto, ma di fatti e dove i protagonisti non sono neonati, ma cittadini adulti e consapevoli.
Pensateci.
Da giorni e giorni assistiamo a un imbarazzante giochino che ha, alla fine dei conti, un obiettivo: nascondere sotto un enorme tappeto di notizie inutili - come ridicoli battibecchi e stucchevoli personalismi - quello che in realtà è il fatto più importante.
Ossia che si sta facendo cadere il governo di un Paese in piena estate per il calcolo elettorale di una decina di persone terrorizzate dal doversi trovare un lavoro. Non per posizioni politiche - sarebbe legittimo, facciamo attenzione - ma per mere e squallide necessità elettorali personali.
Se fossero state motivazioni politiche i fatti da raccontare oggi sarebbero stati altri. Non si sarebbe fatta l’alleanza con chiunque, non si sarebbe votata la fiducia a questo Governo per 54 volte, non si sarebbe votata la riforma Cartabia, nè l’invio delle armi e gli enfatici documenti con le proprie condizioni sarebbero stati imposti mesi e mesi prima.
E invece non è stato così. Perché andava bene a tutti. Si avevano i ministeri, le nomine, i privilegi, si galoppava velocemente verso i vitalizi e i sondaggi non erano in fondo così male.
Poi invece è arrivata la realtà: le amministrative disastrose, il 2,3% di voti, 302 consiglieri comunali e 10 sindaci persi in un weekend, le scissioni, i soldi che vanno via e la possibilità di rientrare in parlamento che per la maggior parte di parlamentari si riduce al lumicino. Ed è in questo momento che arriva un sussulto non di dignità, ma di opportunità come candidamente ammesso anche da molti.
E insieme arrivano i giochi di palazzo.
Quelli attraverso cui si nascondono i fatti sotto un tappeto sperando che i cittadini siano un po’ come dei neonati, incapaci di mantenere nella propria testa la permanenza dei fatti che hanno visto con i loro stessi occhi per anni.
Con la recondita speranza magari di molti politici che i cittadini si facciano distrarre così tanto da non alzare mai - per nessun motivo - quel tappeto, sotto al quale scoprirebbero che è scivolata anche la loro credibilità.
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Tu, Maestro Salvatore Morra, Giovanni Capasso e altri 233
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