Bagnoli
domenica, luglio 31, 2022
sabato, luglio 30, 2022
Alessandro Di Battista
CARRIERISMO E POLITICA
venerdì, luglio 29, 2022
giovedì, luglio 28, 2022
mercoledì, luglio 27, 2022
Alessandro Di Battista
Nello stomachevole teatrino al quale stiamo assistendo (alleanze, veti, contro-veti, auto-candidature, speranze per poltrone che arrivano e depressione per poltrone che irrimediabilmente se ne vanno) più o meno tutti gli attori della politica si riempiono la bocca con queste parole: “volontà popolare”. Dicono di voler ascoltare i cittadini, di sostenere le loro istanze. Letta, eccitato come non lo si vedeva da tempo per il prossimo abbraccio con un pezzo del berlusconismo, sostiene che le strategie del PD siano condivise dagli elettori. Ma quando mai?
martedì, luglio 26, 2022
lunedì, luglio 25, 2022
Alessandro Di Battista
Quando dico che si può fare “politica” anche da fuori, in modo libero e del tutto indipendente intendo proprio questo. Fare proposte (ricorderete il “servizio civile ambientale” su quale lavorai alcune anni fa) e fare denunce. Sono uscito dal Parlamento 5 anni fa. Sono 5 anni che vivo grazie al mio lavoro (anche oggi pseudo-giornalisti che descrivono il mondo guardandolo dal terrazzo di casa circondati da Ztl, ciclamini e senso di fallimento, infangano il mio lavoro). Non ho chiesto nulla a nessuno pur avendo la possibilità di farlo. Eppure guardate come mi trattano. Leggete quel che scrivono di me. Come lo scrivono. Con che livore, con che astio. Sapete perché? Perché non sto zitto (a differenza loro che tacciono davanti al potere). Anche fuori dal Parlamento ho fatto “politica”, ho denunciato i conflitti di interessi nel sistema mediatico, ho combattuto (e combatto ancora) il dramma degli editori impuri. Coloro che usano i giornali non per informare ma per difendere i loro interessi e provare a distruggere la reputazione di coloro che cercano di contratastarli. Da 5 anni scrivono “Di Battista non conta nulla” eppure mi hanno dedicato centinaia di articoli diffamatori (con alcuni ho rifatto gli infissi di casa). Credo nella cittadinanza attiva, nell’impegno politico perenne e nell’assoluta libertà. Un abbraccio a tutti!
Elio lannutti
Elio Lannutti
Tommaso Merlo
Fino a ieri un soave inciucio, adesso guerra civile. Parrucca, naso rosso e via con le pagliacciate elettorali. Dicono che stavolta vincerà la destra, specializzata a ricompattarsi prima del voto e scannarsi dal giorno dopo. Ma non gradiscono la Meloni premier nemmeno i suoi alleati. Invidia del pene. Già, stare alla larga da Draghi era sacrosanto e la Meloni perlomeno si sforza di mantenere un minimo d’identità populista seppur nerastra. Gli altri due rammolliti son messi davvero male. Berlusconi ormai delira platealmente. Dentiere e pannoloni per tutti più mille euro e tre pentole in acciaio inossidabile. Più che alla politica siamo alla circonvenzione d’incapace. Quanto a Salvini ha fatto il Papeete a se stesso mettendosi a slinguazzare le natiche di Draghi. Da populista a pseudo tecnocrate e la sua bolla è esplosa. Se la Madonnina vorrà al massimo si beccherà una poltroncina ministeriale. Magari quella dell’interno perché pare che dopo anni a cui non fregava più una mazza a nessuno, di colpo sono ricomparsi i migranti e serve un ministro col pugno di ferro che ci salvi dall’estinzione della razza. Già, la sicurezza o meglio la paura rende sempre voti e nel copione delle pagliacciate elettorali non manca mai. Parrucca, naso rosso e via su qualche palco. Ma dall’altra parte son messi ancora peggio. Il Pd tenta disperatamente di colmare il proprio devastante nulla politico col povero Draghi. Un vero e proprio outing. Il Pd è un partito neoliberista di matrice tecnocratica. Un poltronificio al servizio dell’alta borghesia e del pensiero unico. E Draghi sarebbe davvero un segretario ideale. L’unica cosa che sorprende è che il Pd venga ancora votato da gente che si definisce di sinistra. Automatismi inconsci di natura autolesionista. Cittadini che votano le cause dei loro mali. Poi c’è la bolgia egocentrista. Partitini che esistono solo in parlamento e nelle farneticazioni carrieristiche. In giro non c’è una mezza idea politica e loro sono dozzine. Cosa diamine vogliano al di là di appoggiare le proprie natiche sul velluto, è davvero un mistero insondabile. Tra loro spicca la new entry Di Maio anche se rischia di far la fine di Calimero per colpa dei veti incrociati. Anche la politica italiana ha i suoi limiti del resto. Una prece. Quanto al resto del sedicente centrosinistra, parrucca, naso rosso e via su qualche palco. Poi ci sarebbero le spoglie movimentiste. Non li vota più nessuno da anni ormai dato che si son rimangiati il rimangiabile, ma erano elezioni locali. Adesso sperano in un profetico 5 percento a livello nazionale. Il Conte Quotidiano aizza la curva dell’ex premier, ma più che scaldare i social, serve convincere le periferie nostrane che si sentono brutalmente tradite. Gente in carne ed ossa, non like. Mancano all’appello milioni di voti, la parte più sveglia e anche incazzata dell’elettorato. Perché ai margini, ma anche perché culturalmente più evoluta. Mentre i portavoce superstiti disquisiscono se rimangiarsi pure il secondo mandato, i pentastellati attendono che il loro leader massimo indichi le nuove stelle polari. Democrazia indiretta. Pare che Conte abbia capito sia stata una minchiata colossale corteggiare il Pd per anni, ma pazienza. Anche chiedere conto ai capi è passato di moda. E poi mai dire mai, se ne riparla dopo il voto. Pare aleggi anche il nome di Di Battista di ritorno dalla steppa. Già, qualche voto lo porterebbe di sicuro, il problema è che faticherebbe a indossare parrucca e naso rosso. Troppo idealista, troppo libero. Nel fu Movimento finirebbe in depressione e alimenterebbe solo diasporine. Meglio per lui e per tutti se desse voce ad una genuina opposizione antisistema. Magari minoritaria, ma dannatamente utile in questa malconcia democrazia in cui non vota più nessuno. Già, il primo partito rimane quello di coloro che invece di recarsi alle urne fanno il segno dell’ombrello. Cittadini stanchi di farsi prendere per i fondelli dalle solite pagliacciate elettorali e che attendono progetti degni della propria fiducia. Altro che parrucche e nasi rossi.
domenica, luglio 24, 2022
Nicola Morra
Oggi Luigi Di Maio è stato simpaticamente definito da Beppe Grillo "Luigi 'a cartelletta".
sabato, luglio 23, 2022
venerdì, luglio 22, 2022
Tommaso Palermo
Alla fine Draghi si è buttato giù da solo. Il fenomeno non poteva che congedarsi con un capolavoro. Un consenso di palazzo oceanico dilapidato in poche ore. Davvero sbalorditivo. Al punto che in molti sospettano lo abbia fatto apposta. Forse per stanchezza, forse per calcolo. Ambisce ancora al Quirinale ed incombe l’autunno e con esso la verità. O forse la sua è stata solo arroganza ed imperizia. Del resto che la politica non fosse il suo mestiere lo si era capito fin dalla nomina di quello che verrà archiviato come il governo più insulso della storia repubblicana. Chissà. Intanto gli italiani che da mesi lo ignorano beatamente e quelli che gli chiedono a gran voce di levarsi di torno, si godono la bella notizia. Anche questo Messia era una sola e il diluvio universale sarebbe solo un toccasana con sto caldo. Altro che ipocriti spauracchi. A tifare Draghi erano giusto le solite manciate di politicanti in carriera, lobby con giornalini al seguito e qualche barbaro tecnocrate. In nome della stabilità, già, ma dei loro interessati sederini. Ed è questo che ha colpito di più dell’insapore era Draghi. Annunciato come un fenomeno di caratura internazionale, il suo governo ha veleggiato nell’ordinaria mediocrità. Mai uno spunto, mai un guizzo. Come da tradizione della casa del resto, se alla democrazia gli togli la politica, si finisce nel solito pantano tecnocratico. Amen. Non resta che guardare avanti. La Meloni scalpita per diventare la prima premier donna che non sarebbe neanche male se non fosse per quel pedigree fascistoide. Dalla sfinge draghiana alle scenate isteriche da mercato rionale. Dal calarsi le braghe davanti alle tecnocrazie d’oltralpe, allo spezzargli le reni Eia Eia Alalà. Dal mignolino, al braccio alzato. Del resto Salvini si è bruciato e Berlusconi ha un piede più di là che di qua. Se toccherà alla destra governare, alla Meloni spetterà la premiership. Solo una guerra fratricida potrebbe fermare la sua ascesa e mai mettere limiti alla provvidenza. San Salvini e lo spettro berlusconiano potrebbero fare un’altra grazia. Il tempo stringe e dall’altra parte la situazione rimane deprimente. Il Pd spera di capitalizzare i lunghi mesi trascorsi diligentemente tra le natiche di Draghi. Poltronismo viscerale spacciato come senso di responsabilità in nome di una emergenza che però esiste solo nella loro testa. Un partito di palazzo a prescindere, conservatore prima di tutto di se stesso e che vegeta grazie ad una cocciuta clientela altolocata. Se gli italiani tornassero a votare in massa, il Pd si sgonfierebbe all’istante. E lo sa, per questo vagheggia di un campo santo. Vogliono mettere insieme i vari resti di scissioni pretestuose e deliri egopolitici di matrice centrista per stare a galla. Frattaglie anch’esse miracolate dall’astensionismo e in perenne smania di poltrone. Ma pare che la combriccola del campo santo non voglia più il fu Movimento tra i piedi. Altra notiziola non male. Non gli perdonano che abbiano osato mollare le messianiche chiappe. Meglio tardi che mai anche se ormai del Movimento rimane ben poco. Ha perso troppi pezzi per strada e soprattutto credibilità nelle periferie che lo avevano premiato. Dopo i primi mesi a razzo, il Movimento si è dissolto nei palazzi e la metamorfosi contiana ha molti non va giù. Il progetto era diverso. Anche quello culturale. La fortuna del fu Movimento potrebbe essere che i tempi sono stretti perché nasca qualcosa di nuovo e che quindi non vi siano altre alternative alla vecchia sbobba partitocratica. Ma molti potrebbero preferire starsene a casa piuttosto che tapparsi il naso. Il tempo stringe e il sistema si sta preparando. Dal pericolo populista si passerà a quello fascista. Dal pericolo post ideologico a quello ideologico da secolo scorso. Fino a ieri inciuciavano serenamente e adesso ricominceranno a fingersi acerrimi nemici. Se poi riusciranno a boicottare la Meloni e non vincerà nessuno, apparirà un nuovo messia all'orizzonte e non resterà che attendere la prossima ammucchiata.
giovedì, luglio 21, 2022
mercoledì, luglio 20, 2022
Giovanni Vianello
Non ho mai sentito un discorso più falso e ipocrita di quello di Mario Draghi al Senato. Una serie di menzogne e mezze verità, narrazioni atte a creare una rappresentazione della realtà che non è la realtà ma è quello che la propaganda del governo vorrebbe far credere agli italiani. E sull’energia? Parla di rinnovabili ma dicendo che dobbiamo fare i rigassificatori. Qualcuno spieghi a questo politicante che le fonti fossili sono una cosa mentre le rinnovabili sono un’altra, il tutto mentre annuncia candidamente l’indebolimento della riqualificazione energetica. Vi rendete conto? Ma veramente ci hai preso per un popolo di imbecilli? Mi sono vergognato quando poi ha richiamato le figure di Falcone e Borsellino, che sono due VERI UOMINI DI STATO, perchè un personaggio come Draghi non può permetterselo, non può dire che lui e il suo Governo stanno facendo la lotta alla mafia quando per costruire i rigassificatori i lavori verranno fatti anche senza informativa anti-mafia (art.5 dl 50/22), bugiardo! E mentre blaterava le forze politiche lo applaudivano e spunta la “sicurezza nazionale” come ulteriore elemento per aiutare e migliorare i profitti delle multinazionali del fossile.
Enrica Sabatini
C’è un gioco che si fa spesso con i bambini molto piccoli.