giovedì, novembre 30, 2023

Tommaso Merlo

 A Betlemme è arrivato il primo freddo ma anche qualche segnale di distensione. I braccianti locali han ripreso a varcare il muro per faticare nei campi israeliani e si spera potranno farlo presto anche i frontalieri più qualificati. C’è bisogno ma anche voglia, di ripartire. Da entrambi le parti del muro. In paese si vocifera addirittura che per Natale riapriranno i check-points per consentire ai cristiani israeliani un pellegrinaggio che per loro è una tradizione antichissima. Già, ci sono pure loro. I cristiani palestinesi e pure quelli israeliani. Da oltre duemila anni. Pare comunque che il comune di Betlemme non farà grandi festeggiamenti quest’anno. Forse non ci sarà nemmeno l’albero di Natale in Piazza della Mangiatoia e saranno poche le luminarie attorno alla Basilica della Natività. Lutto, rammarico ma anche tanto bisogno e voglia di ripartire. E menomale che col primo freddo è arrivato anche qualche segnale di distensione. 

Tommaso Merlo

mercoledì, novembre 29, 2023

martedì, novembre 28, 2023

Poesia

 Salvatore Quasimodo

UOMO DEL MIO TEMPO 

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

lunedì, novembre 27, 2023

sabato, novembre 25, 2023

venerdì, novembre 24, 2023

Prof. Orsini

 L'Itadiota


Certi giornalisti italiani che scrivono della guerra in Ucraina mi fanno ridere moltissimo ed io li adoro e li ringrazio. Siccome l'Ucraina non vince mezza battaglia manco per sbaglio e non conquista nemmeno un giardinetto pubblico nonostante le armi della Nato, questi commentatori hanno il problema di riempire i loro articoli. Si svegliano la mattina, controllano le fonti e dicono: "Corbezzoli, anche questa mattina viene fuori che il professor Orsini aveva visto giusto. Gli ucraini non hanno conquistato manco un marciapiede con panchina. E mo' che cosa scrivo? Mica posso dire che le politiche del blocco occidentale sono politiche criminali perché hanno mandato un popolo al massacro?". 


Per questa via si è diffuso in Italia un nuovo stile di scrittura, l'"itadiota", caratterizzato da un profluvio di: "Se l'Ucraina riuscisse a trasferire una forza d'attacco corazzata sul fronte orientale di Kherson, la Russia sarebbe spacciata"; "se l'Ucraina riuscisse a bombardare le postazioni nemiche con gli aerei, i russi cadrebbero a decine"; "se l'Ucraina avesse più soldati, riprenderebbe Bakhmut". Interi articoli così. Il problema è che la Russia ha tutto quello che l'Ucraina possiede moltiplicato mille. Però la Danimarca darà diciannove F-16 a Zelensky suddivisi in tre invii nell'arco di ventitre millenni e mezzo. I primi sei F-16 - così ha assicurato la premier danese Mette Frederiksen - arriveranno verso la fine del 2023.


Ovviamente l'itadiota - che è un tipo antropologico oltre che uno stile di scrittura - mica si pone il problema che la Russia ha 1000 caccia di quarta generazione. Noooo, figuriamoci. La Danimarca darà questa "poracciata" dei diciannove F-16 a Zelensky entro il Novecentosettantaquattromila-cinquecentosettantadue dopo Cristo e i russi diranno: "Che paura! Noi abbiamo 1000 caccia della stessa generazione degli F-16 di cui non paghiamo il carburante perché in Russia abbiamo più benzina che Oceani però gli F-16 della Danimarca sono magici quindi noi tanta paura e poi scappiamo". In tal modo l’Itadiota giunge all’ultimo stadio del delirio. E con lo sguardo vuoto davanti a un caffè assai gramo - chissà di chi - immagina questi diciannove F-16 che nel Novecentosettantaquattromila-cinquecentosettantadue dopo Cristo atterrano su Mosca mentre uno Zelensky un po’ attempato dice: “Grazie Italia, terra d’Itadioti”.

 

Quindi la regolairtà empirica che avevo enunciato all'inizio della guerra era corretta: "Per ogni proiettile della Nato che l'Ucraina lancerà contro la Russia, la Russia lancerà dieci proiettili contro l'Ucraina". Bravo, itadiota, voglio confortarti. Questa sera vai a dormire immaginando che l'Ucraina abbia le testate nucleari. La Russia ne ha 6000 però puoi sempre scrivere un articolo su quello che Putin farebbe se Zelensky avesse un arsenale nucleare.

giovedì, novembre 23, 2023

Benzina


 

Tommaso Merlo

 In guerra a pagare il prezzo sono i poveri cristi. Coloro che finiscono sotto le bombe o poco più in là vedono la loro vita saltare in aria. Politicanti e generali la guerra se la godono invece al calduccio. È sempre stato così. Qualche ego personale o collettivo prima o poi trova scuse per scatenare una rissa e i poveri cristi ci vanno di mezzo. Poi ci sono quelli che assistono da lontano e tifano. Come se prima o poi non toccasse a loro. E mentre tifano i loro paesi continuano ad armarsi. Pace solo apparente e guerra in fondo vista come inevitabile. Nella vita personale come in quella dei paesi. Ego personali e collettivi, risse furibonde e poi tutti a prendersi i meriti di vittorie che in realtà sono sconfitte per tutti, come umanità. Vittorie che in realtà sono solo tregue in attesa della prossima rissa. Sogni di grandezza, deliri materiali, nemici presunti, opinioni spacciate come verità. Con politicanti e generali al calduccio e poveri cristi che ci vanno di mezzo.

Tommaso Merlo

mercoledì, novembre 22, 2023

martedì, novembre 21, 2023

Paolo Crepet

 Paolo Crepet  psichiatra e sociologo, con la saggezza che lo ha sempre contraddistinto. L’esperto ha subito fatto delle premesse, dicendo: ( In riferimento a Filippo Turetta ) “Non conoscendo quel ragazzo, non mi avventuro in nessuna diagnosi”. Crepet non ritiene che si sia trattato di un raptus, precisando: “I raptus sono nei fumetti”. Non se la sente di esprimersi, Crepet, sul caso specifico, augurandosi solo che non abbia inizio la solita storia di periti e contro-periti, poiché ” sarebbe insopportabile per chi ha voluto bene a quella povera ragazza”. Sulla parola “innamorato,” in relazione ai sentimenti che Turetta continuava a provare nei confronti di Giulia, a detta dei suoi conoscenti, lo psichiatra ha un’idea ben precisa, tuonando: “In questo contesto la parola innamorato proprio non la userei. Il solo pensare che una ragazza sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra niente con l’innamoramento. È una concezione medievale”.

Eppure è successo , e indipendentemente dalla collocazione geografica del femminicidio. Questo, per Crepet, vuol dire che “ la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi. Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?”.

Lo sbaglio commesso dai genitori? Crepet non ha dubbi: “Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no”.  Analisi che va a trattare i rapporti scuola-genitori, sui quali non ammette interferenze, e la paura del ghosting, un fenomeno sempre più diffuso sui social.

DA IL MESSAGGERO : INTERVISTA A PAOLO CREPET

lunedì, novembre 20, 2023

domenica, novembre 19, 2023

Filippo Turetta

 Il Messaggero

Persone

FILIPPO TURETTA

Filippo Turetta, Paolo Crepet: «Non è stato un raptus. Bisogna cogliere i segnali, non si diventa un “lupo” in una notte»

Lo psichiatra: "Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no"

Filippo Turetta, Paolo Crepet: «Non è stato un raptus. Bisogna cogliere i segnali, non si diventa un “lupo” in una notte»

di Alda Vanzan


4 Minuti di Lettura

Domenica 19 Novembre 2023, 09:13

Ultimo agg. 18:25

Paolo Crepet premette: «Non conoscendo quel ragazzo, non mi avventuro in nessuna diagnosi». Lo psichiatra e sociologo, autore di tantissimi libri sui giovani, è però certo di una cosa: «Non credo che sia nato tutto quella sera, non è stato un raptus. I raptus sono nei fumetti».


Professor Crepet, dopo una settimana è stato trovato il corpo di Giulia Cecchettin e l’indiziato è il suo fidanzato Filippo Turetta.

«Non posso dire niente del caso specifico, spero solo che non si cominci con la solita storia di periti e controperiti, sarebbe insopportabile per chi ha voluto bene a quella povera ragazza».


Chi lo conosceva dice che Filippo era ancora innamorato di Giulia.

«In questo contesto la parola innamorato proprio non la userei.


Il solo pensare che una ragazza sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra niente con l’innamoramento. È una concezione medievale».

Però succede.

«Appunto, ed è successo in Veneto, in una zone più produttive e ricche del paese, in quella che è stata definita la locomotiva d’Italia. Non è successo in una periferia del Meridione catalogata con il solito bla-bla».


E questo cosa significa?

«È la prova provata che la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi. Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?».


In genere, in cosa sbagliano i genitori?

«Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no».


Le famiglie, dunque.

«È da trent’anni che lo dico. Così come ho detto che la scuola è il luogo dei ragazzi e dei loro insegnanti e che i genitori neanche dovrebbero entrarci. Già questa sarebbe una rivoluzione».


Quanto hanno influito i social?

«Tantissimo. Ho coordinato una ricerca sul rapporto tra social e generazione Zeta, è emerso che quello che i giovani temono di più è il “ghosting”. Chatti con il Lorenzo di turno e a un certo punto Lorenzo sparisce. Non lo reggono. Capitava anche alle generazioni precedenti quando non c’erano i social, ma non erano drammi».


Cosa dice ai genitori italiani?

«Anche ai genitori europei, perché non è che negli altri paesi la situazione sia tanto diversa: smetterla di tutelare i loro figli. Sa che cosa rispondo a quei padri e a quelle madri che mi chiedono un consiglio? Di fare l’esatto contrario di quello che stanno facendo».


Perché i genitori hanno questa ansia di tutelare i figli?

«Perché hanno sensi di colpa. Su tutto. Pensano di non avere difeso abbastanza le loro creature. E invece dovrebbero dire: arrangiatevi».


Tornando a Filippo e Giulia, pensa ci sia stata premeditazione?

«Non faccio il mago, ma credo che non sia nato tutto quella sera, i raptus sono solo nei fumetti. Non si diventa lupo in una notte».


Ci sono segnali che si possono cogliere?


«Certo. Ma bisogna farsi aiutare. Il che non significa andare dallo psicanalista. Basta un’amica, ma serve tempo. E non ci si aiuta in chat, ci si aiuta andando a fare un passeggiata, stando assieme, parlando. Vale anche per l’ultimo appuntamento: non si va mai da sole, si va con qualcun altro, ma questo comporta essere complici. La complicità nelle relazioni - gli amici, i familiari, l’allenatore, l’insegnante - è la salvezza».

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Bimbi


 

Prof. Orsini

 Essendo completamente corrotto, il sistema dell'informazione in Italia non vi spiega quello che sto per dirvi. 

Il bombardamento di Gaza non serve a proteggere la vita di Israele, degli ebrei e degli israeliani. Questa notizia è radicalmente falsa e, infatti, viene ripetuta da tutte le radio e le televisioni italiane. Il massacro di Gaza serve ed è concepito strategicamente per rendere l'occupazione israeliana dei territori palestinesi definitiva e inscalfibile. Il fine che Netanyahu, la Commissione europea e la Casa Bianca perseguono è di infliggere una sconfitta talmente dura ai palestinesi da rendere impossibile la prosecuzione della loro lotta per la liberazione dei propri territori dall'occupazione inumana d'Israele. Netayahu non lascerà mai i territori palestinesi con le buone. Con le buone, Netanyahu renderà l'occupazione ancora più estesa e pervasiva. L'idea che una classe dirigente palestinese pacifica e non violenta sarebbe più utile alla Palestina è falsa. Una classe dirigente palestinese pacifica e non violenta causerebbe una crescita ancora più rapida degli insediamenti illegali degli israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est come conferma la documentazione storica. 

Il bombardamento di Gaza è così spaventoso e disumano perché è concepito da Biden, Ursula von der Leyen e Netanyahu come una guerra definitiva. L'ultima guerra. Il ragionamento dei criminali di guerra che guidano l'Occidente e che stanno massacrando migliaia di bambini palestinesi è il seguente: "Forza, stringiamo i denti, massacriamo il maggior numero di palestinesi nel minor tempo possibile cercando di resistere alle pressioni umanitarie delle nostre opinioni pubbliche perché non avremo una seconda possibilità di chiudere la partita per la vittoria definitiva del colonialismo occidentale in Palestina".

Blocco occidentale, blocco criminale, blocco di criminali di guerra e di massacratori di bambini palestinesi.

Solidarietà con i palestinesi.

Solidarietà con Gaza.

venerdì, novembre 17, 2023

Massimo Fini

 "Terroristi"? lo siamo anche noi

Qualcuno si era illuso di aver spazzato via una volta per tutte l’Isis radendo al suolo Raqqa e Mosul, le capitali dello Stato Islamico allora in mano ad al-Baghdadi. I bombardieri USA non erano bastati (è da tempo che i militari americani non mettono piede a terra) decisivo era stato l’intervento dei curdi che saranno poi ripagati sottraendo loro la città di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno. Nel lontano 1991 sul New York Times il giornalista americano William Safire scriveva: “Svendere i curdi…è una specialità del Dipartimento di Stato americano”.


Smantellare lo Stato Islamico dove i guerriglieri Isis erano raggruppati in un territorio limitato, controllato e controllabile, uno Stato che aveva una sua socialità, diretta anche, il lettore non ci crederà, a favorire le donne durante la gravidanza, il parto, il post-parto, non è stata una buona idea. Oggi gli Isis sono dappertutto, in Pakistan, in Somalia, dove gli Shabaab hanno dichiarato la loro dipendenza dallo Stato Islamico, in Libia, in Egitto, in Tunisia e anche in Afghanistan (il 10 giugno di quest’anno c’é stato a Kabul un attacco Isis ad una moschea, che ne seguiva molti altri). Della penetrazione Isis in Afghanistan gli occidentali sono stati i principali responsabili perché i Talebani, dovendo combattere gli occidentali, non avevano forze sufficienti per battersi contro gli Isis. Inoltre gli afghani sono dei grandi combattenti ma non hanno la cultura della morte degli Isis che si fan saltare in aria come se si trattasse di accendere una sigaretta.


L’attentato dell’altro giorno in Belgio ricorda le stagioni del Bataclan, della Promenade des Anglais, del Stade de France, dell’attacco al supermercato Kosher di Parigi. Ma ha un significato del tutto diverso. Allora furono attaccati soprattutto i luoghi del divertimento degli europei, il ragionamento era questo: per decenni ci avete attaccato, ci avete bombardato, avete ucciso civili mentre voi stavate belli belli a fare i vostri apericena, drink, aperitivi, adesso assaggiate anche voi che cos’è la paura (“io vengo a restituirti un po' del tuo terrore, del tuo disordine, del tuo rumore”). Dirà Amedy Coulibaly, l’attentatore del supermercato Kosher, in un suo testamento postumo: “Tutto quello che facciamo è legittimo. Non potete attaccarci e pretendere che non rispondiamo. Voi e le vostre coalizioni sganciate bombe sui civili e sui combattenti ogni giorno. Siete voi che decidete quello che succede sulla Terra? Sulle nostre terre? No. Non possiamo lasciarvelo fare. Vi combatteremo”. Coulibaly prima dell’attentato in cui sarebbe stato sicuramente ucciso e dove si offrì volontariamente alle pallottole dei poliziotti, avvertirà la sua compagna e le dirà di rifugiarsi in Siria, sotto la protezione dello Stato islamico allora lì presente in forze. Perché anche i terroristi Isis, almeno quelli di sette od otto anni fa, hanno, per quanto ciò possa sembrare strano agli osservatori occidentali, dei sentimenti e dei comportamenti umani. Non sono proprio come i terroristi russi all’epoca dello Zar (quello vero) i “terroristi gentili” come li chiama Albert Camus, che rinunciavano all’attentato se c’era la possibilità di mettere a rischio persone che non c’entravano niente. Famoso è l’episodio di quel terrorista russo che doveva gettarsi con una bomba fra le zampe dei cavalli che portavano la carrozza dello Zar e della Zarina, ma vi rinunciò quando vide che sulla carrozza c’erano anche i figli della coppia.


Con l’attentato in Belgio e prima ancora quello a Parigi siamo lontani dal terrorismo tradizionale Isis, quello espresso da Amedy Coulibaly. È evidente che questi attentati si legano alla guerra israelo-palestinese e si inseriscono quindi in quella che ho chiamato “la guerra dei mondi” dove per il momento i terroristi di Hamas combattono contro i terroristi d’Israele a cui sarebbe bene ricordare -qualcuno l’ha fatto- che la legittima difesa non può essere sproporzionata all’offesa, come è anche nel Codice Penale italiano. Ed è inutile invocare “leggi umanitarie” che non sono mai esistite o “leggi del diritto internazionale” che nessuno rispetta più da tempo, occidentali in testa (Serbia 1999, Iraq 2003, Libia 2011).


Ha detto il presidente francese Emmanuel Macron: “La nostra Europa è sconvolta”. Ah, adesso ci viene la strizza? Nella guerra russo-ucraina, in quella israelo-palestinese, cadono, sotto armi micidiali e sempre più sofisticate, civili, bambini compresi. Perché mai l’Europa, che pur è in parte all’origine di questo terrore, dovrebbe rimanere intoccata?.


“Qui chi non terrorizza si ammala di terrore”.


Il Fatto Quotidiano, 19.10.2023

giovedì, novembre 16, 2023

GigieRoss


 

Tommaso Merlo

 Al mercato di Betlemme sono comparsi cavoli ed uva. Un chilo quattro shekel ma può schizzare a sette per colpa della guerra. Lo shekel è la moneta israeliana ma anche palestinese. Due paesi in guerra con la stessa moneta, la stessa banca centrale. Stranezze di questa guerra infinita. Come le decine di migliaia di frontalieri che ogni giorno varcano il muro a piedi. Al di là li aspettano pullman che li portano a lavori che gli israeliani non fanno più. Lavori usuranti ma ben pagati. Stranezze di questa guerra infinita. Per passare il muro i palestinesi han bisogno di una carta d’identità israeliana e solo in pochi privilegiati possono passare i check-point in macchina, tipo i dottori e comunque serve la targa gialla israeliana e in Palestina è pieno. Stranezze di questa guerra infinita. Senza parlare degli scaffali dei miseri negozi palestinesi, pieni di prodotti israeliani con tanto di scritte in ebraico. Tonnellate di merce che ogni giorno entrano previo controllo israeliano, come le persone. Non esiste il visto palestinese, esiste solo quello israeliano. Al mercato di Betlemme anche i kiwi vengono dall’altra parte del muro mentre cavoli ed uva no. Stranezze di questa guerra infinita.  

Tommaso Merlo

mercoledì, novembre 15, 2023

martedì, novembre 14, 2023

Prof. Orsini

 Ti scatto una fotografia


Che cos'è l'Occidente?

I bambini massacrati a Gaza senza pietà.

Che cos'è l'Occidente?

Hitler e il nazismo.

Che cos'è l'Occidente?

l'Olocausto.

Che cos'è l'Occidente?

La bomba atomica.

Che cos'è l'Occidente?

Il colonialismo e lo sterminio di intere civiltà.

Che cos'è l'Occidente?

600.000 civli massacrati in Iraq in una guerra illegale. 

Che cos'è l'Occidente?

La Commissione europea e la Casa bianca che sostengono lo sterminio dei palestinesi a Gaza.

Che cos'è l'Occidente?

Il ministro israeliano Ben-Gvir ammiratore del terrorista Baruch Goldstein

Che cos'è l'Occidente?

La convinzione che i bambini a Gaza vengano uccisi da Hamas.

Che cos'è l'Occidente?

I proiettili sparati nel cranio dei bimbi palestinesi in Cisgiordania come Mohammed Haitham al-Tamimi (tre anni, 5 gugno 2023).

Che cos'è l'Occidente?

La violazione sistematica del diritto internazionale e dei diritti umani.

Che cos'è l'Occidente?

La convinzione di essere una civiltà superiore.

L'Occidente non è soltanto tutto questo, per fortuna.

Ma tutto questo prende quasi tutto l'obiettivo.

Se però la foto è scattata dagli editorialisti del Corriere della Sera, vedrete tanti bimbi sorridenti che giocano felici.

lunedì, novembre 13, 2023

domenica, novembre 12, 2023

Leone


 

Avanti Napoli


 

Elio Lannutti

 "Sono una mamma che vive da sola con un figlio da 10 anni. Ho 48 anni, lavoro da più di 30…sono in una azienda di abbigliamento, vivo in una piccola casetta datami da mia sorella. Lo stipendio che ho supera di poco i 1000 euro al mese con l'assegno di mio figlio, nonostante faccia un lavoro anche di responsabilità. E la maggior parte delle volte, già prima di prenderlo, più della metà è già speso solo per tasse e bollette e spesa. 


Dopo 2 giorni che l'ho preso, ho da fare i conti con 400 euro per arrivare al mese dopo calcolando la spesa. Mangiare fuori una pizza è diventato un lusso, se si riesce, una volta al mese. Le domeniche, la maggior parte delle volte, si sta in casa, al massimo si fa una camminata in una campagna qui vicino. Sono stanca, davvero. Dopo 30 anni di lavoro, dove i contratti e gli stipendi vanno a ribasso, sono anche demotivata….poi, essendo anche donna, gli stipendi sono inferiori. Vorrei capire perché. Vorrei far vedere un po' di mondo anche a mio figlio. Per carità, di certo non le Maldive. Invece, devo dire quasi sempre "non si può". Gli stipendi ormai sono pari al reddito di cittadinanza e non ti danno la possibilità di una vita "normale". 

Anzi. Pure io ho avuto una mano da mio padre che ha 87 anni per far fronte alle bollette…passando l'inverno con 17 gradi in casa. Dovrei essere io a dare una mano a lui… Quando dicono "il rincaro corrode i risparmi degli italiani”, sinceramente io non so neanche cosa siano i risparmi. Faccio i salti, non per mettere via qualcosa, ma per arrivare al prossimo stipendio, se ci si riesce. Già mio figlio sogna di andarsene da questo paese. L'Italia è questa?"


Fanpage.it riceve e pubblica la lettera di una donna di 48 anni che vive sola con suo figlio e che, pur lavorando, ha uno stipendio che non le dà la possibilità di vivere in maniera dignitosa.

sabato, novembre 11, 2023

venerdì, novembre 10, 2023

Prof. Orsini

 Caro Bruno Vespa, premesso che le voglio bene e la rispetto molto, le ho sentito dire, in un video di sostegno all'azione militare d'Israele contro Gaza, che qualcuno vorrebbe "sradicare" Israele. Vorrei rasserenarla. Questa notizia è radicalmente falsa. Non esiste nessuno Stato che voglia o che POSSA eliminare Israele. Se vuole, citi pure uno Stato o organizzazione terroristica ed io le dimostrerò, su basi empiriche, che nessuno Stato e nessuna organizzazione vuole e, soprattutto, PUO' distruggere Israele. Nessuno Stato ha un piano per distruggere Israele, nemmeno l'Iran. 

Israele non corre nessun pericolo di essere sradicata.

Lei aggiunge che Hamas vuole uccidere tutti gli ebrei ovunque essi siano. Tuttavia la ricerca scientifica smentisce questa sua affermazione. Hamas non ha un piano per uccidere ebrei al di fuori dell'area del conflitto.  

Quindi, no, il massacro dei civili a Gaza non è finalizzato a impedire che qualcuno cancelli Israele e non è nemmeno finalizzato a difendere gli ebrei in tutti i luoghi del mondo. 

La notizia secondo cui qualcuno vuole eliminare Israele è falsa come la notizia che Putin ha invaso l'Ucraina per invadere tutta l'Europa. 

Insistere con questa idea falsa secondo cui Israele rischia di essere cancellata e che gli ebrei sarebbero in procinto di essere sterminati in tutte le città del mondo è soltanto il frutto di un processo di radicalizzazione da cui lei è stato investito in pieno. Così come i militanti dell'Isis pensano che gli americani vogliano uccidere tutti i musulmani, lei crede che qualcuno (chi?) voglia uccidere tutti gli ebrei. Si chiama radicalizzazione.

Non esiste un piano per sterminare tutti gli ebrei del mondo.

Noi esperti di terrorismo non lo conosciamo.  

Fantasmi nella mente.

Un abbraccio e, la prego, la smetta di diffondere questa propaganda per giustificare l'ingiustificabile.

mercoledì, novembre 08, 2023

martedì, novembre 07, 2023

Caduti sul lavoro


 

Tommaso Merlo

 Alle porte di Betlemme svetta il palazzo di Erode. Stragi di bambini allora come oggi. Famiglie in fuga allora come oggi. Vite altrui sacrificate per le chimere egoistiche del potente di turno. Armi sempre più devastanti. Immense energie per idearle, immense risorse per produrle. Gente che lotta per sopravvivere e potenti che accumulano armi e trovano scuse per usarle. Per difendere le proprie chimere e per attaccare quelle altrui. Per imporre la propria volontà o impedire quella altrui. Guerra come soluzione e non problema. Guerra come inevitabile e non scelta. Guerra perfino come sacrosanta e non follia autodistruttiva. Tutti sicuri delle proprie ragioni, tutti sicuri che abbia senso insanguinare il mondo. Come se fossimo immortali e non di passaggio sul pianeta. Come se il nostro punto di vista fosse verità. Armi sempre più devastanti. Interessi sempre più ingenti. Soldi che si comprano tutto e tutti. Anche il buon senso. Soldi al servizio dell’Erode di turno illuso di essere immortale. Stragi di bambini. Famiglie in fuga. Vite altrui sacrificate per qualche chimera egoistica. Allora come oggi. 

Tommaso Merlo

lunedì, novembre 06, 2023

domenica, novembre 05, 2023

Massimo Fini

 "Terroristi"? lo siamo anche noi

Qualcuno si era illuso di aver spazzato via una volta per tutte l’Isis radendo al suolo Raqqa e Mosul, le capitali dello Stato Islamico allora in mano ad al-Baghdadi. I bombardieri USA non erano bastati (è da tempo che i militari americani non mettono piede a terra) decisivo era stato l’intervento dei curdi che saranno poi ripagati sottraendo loro la città di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno. Nel lontano 1991 sul New York Times il giornalista americano William Safire scriveva: “Svendere i curdi…è una specialità del Dipartimento di Stato americano”.


Smantellare lo Stato Islamico dove i guerriglieri Isis erano raggruppati in un territorio limitato, controllato e controllabile, uno Stato che aveva una sua socialità, diretta anche, il lettore non ci crederà, a favorire le donne durante la gravidanza, il parto, il post-parto, non è stata una buona idea. Oggi gli Isis sono dappertutto, in Pakistan, in Somalia, dove gli Shabaab hanno dichiarato la loro dipendenza dallo Stato Islamico, in Libia, in Egitto, in Tunisia e anche in Afghanistan (il 10 giugno di quest’anno c’é stato a Kabul un attacco Isis ad una moschea, che ne seguiva molti altri). Della penetrazione Isis in Afghanistan gli occidentali sono stati i principali responsabili perché i Talebani, dovendo combattere gli occidentali, non avevano forze sufficienti per battersi contro gli Isis. Inoltre gli afghani sono dei grandi combattenti ma non hanno la cultura della morte degli Isis che si fan saltare in aria come se si trattasse di accendere una sigaretta.


L’attentato dell’altro giorno in Belgio ricorda le stagioni del Bataclan, della Promenade des Anglais, del Stade de France, dell’attacco al supermercato Kosher di Parigi. Ma ha un significato del tutto diverso. Allora furono attaccati soprattutto i luoghi del divertimento degli europei, il ragionamento era questo: per decenni ci avete attaccato, ci avete bombardato, avete ucciso civili mentre voi stavate belli belli a fare i vostri apericena, drink, aperitivi, adesso assaggiate anche voi che cos’è la paura (“io vengo a restituirti un po' del tuo terrore, del tuo disordine, del tuo rumore”). Dirà Amedy Coulibaly, l’attentatore del supermercato Kosher, in un suo testamento postumo: “Tutto quello che facciamo è legittimo. Non potete attaccarci e pretendere che non rispondiamo. Voi e le vostre coalizioni sganciate bombe sui civili e sui combattenti ogni giorno. Siete voi che decidete quello che succede sulla Terra? Sulle nostre terre? No. Non possiamo lasciarvelo fare. Vi combatteremo”. Coulibaly prima dell’attentato in cui sarebbe stato sicuramente ucciso e dove si offrì volontariamente alle pallottole dei poliziotti, avvertirà la sua compagna e le dirà di rifugiarsi in Siria, sotto la protezione dello Stato islamico allora lì presente in forze. Perché anche i terroristi Isis, almeno quelli di sette od otto anni fa, hanno, per quanto ciò possa sembrare strano agli osservatori occidentali, dei sentimenti e dei comportamenti umani. Non sono proprio come i terroristi russi all’epoca dello Zar (quello vero) i “terroristi gentili” come li chiama Albert Camus, che rinunciavano all’attentato se c’era la possibilità di mettere a rischio persone che non c’entravano niente. Famoso è l’episodio di quel terrorista russo che doveva gettarsi con una bomba fra le zampe dei cavalli che portavano la carrozza dello Zar e della Zarina, ma vi rinunciò quando vide che sulla carrozza c’erano anche i figli della coppia.


Con l’attentato in Belgio e prima ancora quello a Parigi siamo lontani dal terrorismo tradizionale Isis, quello espresso da Amedy Coulibaly. È evidente che questi attentati si legano alla guerra israelo-palestinese e si inseriscono quindi in quella che ho chiamato “la guerra dei mondi” dove per il momento i terroristi di Hamas combattono contro i terroristi d’Israele a cui sarebbe bene ricordare -qualcuno l’ha fatto- che la legittima difesa non può essere sproporzionata all’offesa, come è anche nel Codice Penale italiano. Ed è inutile invocare “leggi umanitarie” che non sono mai esistite o “leggi del diritto internazionale” che nessuno rispetta più da tempo, occidentali in testa (Serbia 1999, Iraq 2003, Libia 2011).


Ha detto il presidente francese Emmanuel Macron: “La nostra Europa è sconvolta”. Ah, adesso ci viene la strizza? Nella guerra russo-ucraina, in quella israelo-palestinese, cadono, sotto armi micidiali e sempre più sofisticate, civili, bambini compresi. Perché mai l’Europa, che pur è in parte all’origine di questo terrore, dovrebbe rimanere intoccata?.


“Qui chi non terrorizza si ammala di terrore”.


Il Fatto Quotidiano, 19.10.2023

sabato, novembre 04, 2023

venerdì, novembre 03, 2023

 A Betlemme una volta si andava in piazza per avere notizie sulla guerra, oggi ci si chiude in casa davanti a qualche schermo come nel resto del mondo. Perfino i soldati girano col cellulare e filmano i loro atti eroici. Brutto colpo per la propaganda politica, ma la verità non ha scorciatoie. Coi cellulari le masse si manipolano da sole. Scrollano col ditino e gli algoritmi gli propinano quello che gli piace per tenerli incollati allo schermo. Basta qualche ditata e appaiono i video della propria fazione che rafforzano le proprie false certezze. E via a sguazzare con quelli che la pensano come noi. Con le televisioni si è in balia dei politicanti e dei magnati, coi cellulari si è in balia della deficienza artificiale. Di algoritmi che alla fine hanno come unico scopo quello di tenerti incollato a quello schermo. Già, la verità non ha scorciatoie e nemmeno la libertà. Non si capiscono i problemi tifando, ma analizzando. Non si risolvono i problemi guerreggiando, ma dialogando. E non ci sono scorciatoie né alla libertà né alla verità. Sono conquiste che si ottengono evolvendo ed emancipandosi. A Betlemme come nel resto del mondo. 

Tommaso Merlo

giovedì, novembre 02, 2023

mercoledì, novembre 01, 2023

Massimo Fini

 "Terroristi"? lo siamo anche noi

Qualcuno si era illuso di aver spazzato via una volta per tutte l’Isis radendo al suolo Raqqa e Mosul, le capitali dello Stato Islamico allora in mano ad al-Baghdadi. I bombardieri USA non erano bastati (è da tempo che i militari americani non mettono piede a terra) decisivo era stato l’intervento dei curdi che saranno poi ripagati sottraendo loro la città di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno. Nel lontano 1991 sul New York Times il giornalista americano William Safire scriveva: “Svendere i curdi…è una specialità del Dipartimento di Stato americano”.


Smantellare lo Stato Islamico dove i guerriglieri Isis erano raggruppati in un territorio limitato, controllato e controllabile, uno Stato che aveva una sua socialità, diretta anche, il lettore non ci crederà, a favorire le donne durante la gravidanza, il parto, il post-parto, non è stata una buona idea. Oggi gli Isis sono dappertutto, in Pakistan, in Somalia, dove gli Shabaab hanno dichiarato la loro dipendenza dallo Stato Islamico, in Libia, in Egitto, in Tunisia e anche in Afghanistan (il 10 giugno di quest’anno c’é stato a Kabul un attacco Isis ad una moschea, che ne seguiva molti altri). Della penetrazione Isis in Afghanistan gli occidentali sono stati i principali responsabili perché i Talebani, dovendo combattere gli occidentali, non avevano forze sufficienti per battersi contro gli Isis. Inoltre gli afghani sono dei grandi combattenti ma non hanno la cultura della morte degli Isis che si fan saltare in aria come se si trattasse di accendere una sigaretta.


L’attentato dell’altro giorno in Belgio ricorda le stagioni del Bataclan, della Promenade des Anglais, del Stade de France, dell’attacco al supermercato Kosher di Parigi. Ma ha un significato del tutto diverso. Allora furono attaccati soprattutto i luoghi del divertimento degli europei, il ragionamento era questo: per decenni ci avete attaccato, ci avete bombardato, avete ucciso civili mentre voi stavate belli belli a fare i vostri apericena, drink, aperitivi, adesso assaggiate anche voi che cos’è la paura (“io vengo a restituirti un po' del tuo terrore, del tuo disordine, del tuo rumore”). Dirà Amedy Coulibaly, l’attentatore del supermercato Kosher, in un suo testamento postumo: “Tutto quello che facciamo è legittimo. Non potete attaccarci e pretendere che non rispondiamo. Voi e le vostre coalizioni sganciate bombe sui civili e sui combattenti ogni giorno. Siete voi che decidete quello che succede sulla Terra? Sulle nostre terre? No. Non possiamo lasciarvelo fare. Vi combatteremo”. Coulibaly prima dell’attentato in cui sarebbe stato sicuramente ucciso e dove si offrì volontariamente alle pallottole dei poliziotti, avvertirà la sua compagna e le dirà di rifugiarsi in Siria, sotto la protezione dello Stato islamico allora lì presente in forze. Perché anche i terroristi Isis, almeno quelli di sette od otto anni fa, hanno, per quanto ciò possa sembrare strano agli osservatori occidentali, dei sentimenti e dei comportamenti umani. Non sono proprio come i terroristi russi all’epoca dello Zar (quello vero) i “terroristi gentili” come li chiama Albert Camus, che rinunciavano all’attentato se c’era la possibilità di mettere a rischio persone che non c’entravano niente. Famoso è l’episodio di quel terrorista russo che doveva gettarsi con una bomba fra le zampe dei cavalli che portavano la carrozza dello Zar e della Zarina, ma vi rinunciò quando vide che sulla carrozza c’erano anche i figli della coppia.


Con l’attentato in Belgio e prima ancora quello a Parigi siamo lontani dal terrorismo tradizionale Isis, quello espresso da Amedy Coulibaly. È evidente che questi attentati si legano alla guerra israelo-palestinese e si inseriscono quindi in quella che ho chiamato “la guerra dei mondi” dove per il momento i terroristi di Hamas combattono contro i terroristi d’Israele a cui sarebbe bene ricordare -qualcuno l’ha fatto- che la legittima difesa non può essere sproporzionata all’offesa, come è anche nel Codice Penale italiano. Ed è inutile invocare “leggi umanitarie” che non sono mai esistite o “leggi del diritto internazionale” che nessuno rispetta più da tempo, occidentali in testa (Serbia 1999, Iraq 2003, Libia 2011).


Ha detto il presidente francese Emmanuel Macron: “La nostra Europa è sconvolta”. Ah, adesso ci viene la strizza? Nella guerra russo-ucraina, in quella israelo-palestinese, cadono, sotto armi micidiali e sempre più sofisticate, civili, bambini compresi. Perché mai l’Europa, che pur è in parte all’origine di questo terrore, dovrebbe rimanere intoccata?.


“Qui chi non terrorizza si ammala di terrore”.


Il Fatto Quotidiano, 19.10.2023