mercoledì, febbraio 22, 2023

Nicola Morra

 Questa è parte di un'intervista ad un fotoreporter italiano, Alfredo Bosco, trattenuto da diversi giorni in Ucraina con gravi accuse insieme ad Andrea Sceresini, altro giornalista italiano, pubblicata l'altro ieri su La Nazione.

Ben pochi hanno fatto sapere che il governo ucraino ha deciso di impedire a questi due professionisti dell'informazione di lavorare. In guerra le schifezze quasi sempre vengono fatte su ambedue i fronti e sono stanco di sentire che il BENE è Zelensky e il MALE Putin.
Facciamo sapere quanto sta avvenendo.
"Alfredo Bosco è il fotoreporter di Santa Croce a cui le autorità Ucraine hanno ritirato l’accredito. Dal 6 febbraio gli viene impedito di documentare il conflitto che sta seguendo da un anno.
Perché questa decisione da parte degli ucraini?
"Non ci sono motivazioni ufficiali, ma tramite canali nostri siamo venuti a conoscenza di essere sospettati come ’collaboratori russi’ perché in passato, anni prima dello scoppio del conflitto del 24 febbraio 2022, abbiamo lavorato nei territori occupati dalle forze separatiste filo russe. Dietro questa decisione ci sono i servizi di sicurezza. Siamo consapevoli che il ruolo dei servizi è quello di tutelare la popolazione ucraina e siamo in un Paese in guerra invaso, ma i nostri reportage fatti in quei territori erano distanti dalla loro propaganda".
Dove ti trovi e come stai?
"Sono a Kyiv insieme al collega Sceresini. Quando ci hanno sospeso gli accrediti eravano a Kramatorsk, nel Donbas, e ci è stato richiesto dall’ambasciata italiana di rientrare nella capitale per agevolare la risoluzione di questo problema. Siamo molto stanchi, onestamente, lavoriamo in Ucraina da mesi e questo limbo è stressante".
Hai avuto modo di parlare con le autorità ucraine?
"Ci siamo messi subito a disposizione, ma non abbiamo avuto modo di parlare con nessuna loro autorità, solo brevi scambi con l’ambasciata ucraina italiana che si è dimostrata attenta con noi. Solo tramite terze persone ci è stato detto che avremmo avuto un interrogatorio per chiarire la nostra posizione, ma sono passate due settimane e continuiamo a non poter lavorare in Ucraina. Questo clima ci preoccupa. Tornare in Italia sarebbe una sconfitta. Quando i giornalisti incominciano ad essere bloccati non è mai un buon segnale".
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