sabato, aprile 22, 2023

Nicola Morra

 "Sulla destra nostalgica del fascismo, ignorante o cialtrona, parlano per me le vignette su Repubblica.

Sondaggi, Pagnoncelli sostiene che premier e governo godono, nonostante tutto, del sostegno del 50 e passa per cento degli Italiani. Diamanti segnala invece un calo netto nel gradimento e una insoddisfazione per le promesse non mantenute. Io, oggi mi occupo di “noi”.
Non di noi Schlein, Conte o Fratoianni; un “noi” più largo. Dei tanti che tra mafia e antimafia mettono sull’altare l’antimafia. Che chiedono ai magistrati di fare giustizia e rendere verità. Che tra un giornalista “maggiordomo” e uno “contro” preferiscono il secondo. Cari “noi” dunque, ieri la Procura Europea ha accusato di "interesse privato e truffa "la preside del liceo Falcone nel quartiere Zen di Palermo, una signora che Mattarella ha nominato Cavaliere proprio per il suo impegno, in pandemia, tra i ragazzi di borgata. Per la “legalità” e contro la sopraffazione mafiosa.
Una “mela marcia”, direte. Non lo so. So che Cuffaro, condannato per favoreggiamento della mafia, andava ripetendo “la mafia è una montagna di merda”. So che Antonello Montante, Presidente degli industriali siciliani e delegato alla legalità per Confindustria, aveva costruito un sistema di potere che non posso non definire “mafioso”. Che era il referente del presidente della regione Sicilia, l’ex comunista Crocetta. Amico di Lumia, ex presidente Pd dell’Antimafia. Di Bianco ex sindaco, eletto dal centro sinistra, di Catania. Che Lo Bello garantiva per lui. Che Tano Grasso (“Addio Pizzo”) lo difendeva. E persino una grande anima, come Luigi Ciotti, gli aveva creduto, quando si occupava dei beni di mafia.
Potrei continuare, con la magistrata Saguto, condannata per aver trafficato con beni tolti alla mafia. Il punto è che da una decina di anni certi intrallazzi e certi affari di mafia si fanno all’ombra dell’Antimafia. Me ne resi conto -scusate se mi cito- dopo aver accettato la candidatura in Sicilia, che Bersani mi offrì con la promessa che avrei potuto portare avanti la storica denuncia della borghesia siciliana “essenzialmente mafiosa”. Scoprii presto, mi bastò andare a Caltanissetta, che Sicindustria non aveva mai espulso un iscritto che avesse pagato il pizzo, come pretendeva. Che Caltanissetta, storica provincia di mafia, non era “mafia free”, come diceva Montante. Che Montante non era l’erede di industriali di biciclette e che aveva amici mafiosi. Che Lo Bello, fabbricava solo dolci per bambini e doveva la fama a un passaggio da presidente del Banco di Sicilia, mangiatoia di mafia.
Così, nell’estate 2014 mi alzai e dissi al Pd siciliano: “Fino a quando avrete amici siffatti, non sarete, non dico contro, ma neppure diversi dalla borghesia mafiosa”. Crocetta mi risposte che ero “un killer venuto dall’Est” e un borghese", non un proletario di Gela come lui. Lo Bello mi chiamò: “Ti faccio incontrare Montante”. Grazie, no. In seguito, Bolzoni, allora cronista di Repubblica, definì Montante Padrino dell’Antimafia.
Che è successo? Secondo me, che dal ’92 magistrati e giornalisti hanno abbandonato la pratica di Chinnici e Falcone, che seguivano la traccia dei soldi e consideravano la mafia "prima” un fenomeno sociale. Hanno invece insistito sul carcere duro, sui premi ai pentiti, su delazioni “de relato”, sulla caccia al “terzo livello” (Andreotti o Berlusconi) sulla “trattativa” con la mafia. Quando, che devi “trattare” se la mafia in Sicilia è in combutta con lo Stato dal tempo di Portella della Ginestra? Nel frattempo, non pochi (miei) colleghi giornalisti si riempivano d’immenso, uno scoop dopo l’altro, poco importa se poi si “sgonfiavano”. Inverando la profezia di Sciascia sui professionisti dell’Antimafia
Oggi i mafiosi non sparano, fanno affari. Mafia trionfante, direbbe Mario Mineo. E io vorrei che la smettessimo con la retorica “a schiena dritta”, “legalità”, “il sangue dei martiri” per un approccio critico, illuminista. Su Giletti, leggete Deaglio, sulla Stampa.
Ps. Nel 2022 Montante è stato condannato a 8 anni "per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico", il secondo vuol dire che spiava questo mondo e quell'altro. Attilio Bolzoni gli ha dedicato nel 2019 "Il padrino dell'antimafia, Una cronaca italiana su un potere infetto". Non condivido tutto quel che scrive Deaglio, apprezzo tuttavia lo sforzo di indagare il collante sociale tra mafia e politica.": di Corradino Mineo.
Condivisibile al 200%.

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