lunedì, settembre 30, 2024

Travaglio

 Dopo Libia, Niger e Liberia, da ieri anche l’Italia ha il suo francobollo dedicato a Silvio Berlusconi (citando la fotocronologia di Filippo Ceccarelli). Per l’occasione sono scesi in campo direttamente i figli dell’ex premier, autori del bollettino di accompagnamento, un manifesto di propaganda che esalta le aziende di famiglia e non dimentica di avvertire che “con la sua discesa in campo, nel 1994” ha creato “un sistema bipolare e le condizioni per un centrodestra di governo”, fondamentale come la vogliono 30 anni dopo Marina e Pier Silvio, pronti a restare al centro della vita politica del paese. (Di Vanessa Ricciardi)

domenica, settembre 29, 2024

sabato, settembre 28, 2024

Barbara Lezzi

 Noi sappiamo e abbiamo le prove. 


Questa mattina sulla Stampa c'è un intervento di Stafano Sozza che è il capo missione di Emergency a Gaza. È da leggere così come abbiamo il dovere di non smettere di parlare di Gaza perché è un orrore che ci riguarda in quanto il nostro Governo, e anche parte dell'opposizione, continuano, nonostante tutto, a concedere una convinta copertura politica all'assassino di bambini Netanyahu oltre alla meschina vendita di armi.


Sozza scrive: "Siamo in Afghanistan dal 1999, continuiamo a essere presenti in Sudan, abbiamo lavorato in Iraq...Di scenari di guerra ne abbiamo visti. Ma niente è equiparabile a Gaza oggi."

Racconta di una bimba di 7 anni che, appena li vede, chiede loro dell'acqua. Non solo sono costantemente bombardati, ingannati dalle false indicazioni di evacuazione verso zone indicate come sicure che diventano obiettivi delle bombe ma stanno anche morendo di fame e di sete. 


Un uomo, Netanyahu, al solo scopo di placare la sua sete di potere e onnipotenza sta sterminando un popolo a partire dai suoi bambini. Netanyahu, con l'avallo silenzioso e vile dell'Europa che si dice custode dei diritti umani, ha ripristinato il concetto osceno di razza e l'Occidente lo supporta. La razza palestinese può morire, anzi, deve morire. 


Tanti anni fa, in una memorabile puntata di Sergio Zavoli sulle guerre, venne intervistato un prete che era stato deferito presso le Autorità del Vaticano per blasfemia in quanto, alla vista di un massacro avvenuto in Sudan, aveva allestito un altare e si era messo a rimproverare Dio colpevole di aver chiuso gli occhi. 


Forse Dio ha chiuso gli occhi per l'ennesima volta ma lo stiamo facendo anche noi eleggendo coloro che ci rappresentano.

venerdì, settembre 27, 2024

Migranti


Nessuno è straniero sulla terra.

Liberi di scegliere se migrare o restare”: Messaggio del Papa per la 110* Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: 27 settembre 2024


Nella concretezza della responsabilità, Papa Francesco chiede di rendere le nostre comunità sempre più inclusive; comunità pronte ad accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.


 

giovedì, settembre 26, 2024

Gianluca Ferrara

 IL GOVERNO ISRAELIANO E’ UN PERICOLO PER L’UMANITA’ 🇮🇱

Israele continua impunemente con le sue violenze, attaccando Paesi sovrani. Dopo aver disintegrato la Striscia di Gaza, causando oltre 40.000 morti civili, ora sta bombardando il Libano. Sono già 500 le vittime civili, di cui 50 erano bambini. 


Come più volte detto, se non vengono fermati attaccheranno l’Iran causando l’esplosione del Medioriente.

A nessun Paese al mondo sarebbe permessa una così eclatante violazione del diritto internazionale, una tale disumanità di cui temo non ci sia piena consapevolezza da parte degli osservatori internazionali.


Il governo israeliano rappresenta un pericolo per l'umanità, e mi sembra un segnale davvero preoccupante che sia Erdogan a doverlo evidenziare, mentre le "democrazie" occidentali restano silenti e complici, continuando ad armare uno Stato guidato da fanatici e criminali di guerra, che andrebbero immediatamente fermati.


La morente Unione Europea che ha tradito i valori espressi dai suoi padri fondatori non ha il coraggio nemmeno di predisporre delle sanzioni. 

Davvero una vergogna che resterà nelle pagine più buie della storia.

PASSAPAROLA 

@fan più attivi

mercoledì, settembre 25, 2024

Truffe


 

Politica


 Durante la campagna elettorale promettono draghi e monti e anche un ponte dove non passerà mai un fiume.

martedì, settembre 24, 2024

Tommaso Merlo

 I figli dei poveri cristi e la guerra mondiale


Se riusciranno a scatenare la guerra, al fronte non ci andranno né i politici né i loro figli. Lorsignori si godranno lo spettacolo dai palazzi svaccati su qualche comodo divano sperando nella vittoria in modo da prendersene pure i meriti. Se invece si mettesse male nessun problema, indosseranno un abito scuro, la maschera triste e piagnucoleranno per il sacrifico eroico dei loro compatrioti. Se riusciranno a scatenare la guerra, in trincea a prendersi proiettili e schegge non ci finiranno nemmeno i ricchi ed i loro figli e tantomeno quelli che producono e vendono armi. Resteranno tutti al sicuro nelle loro ville lussuose a godersi il conto corrente lievitare a dismisura mentre i loro compatrioti combattono brandendo i loro prodotti letali. Se riusciranno a scatenare la guerra, a finire sotto i missili non saranno né i giornalisti altolocati né i loro figli. Il loro compito è far apparire la guerra sensata e perfino necessaria per conto dei politici e delle lobby, in modo che la cittadinanza risponda diligentemente alla chiamata alle armi. Quando poi inizieranno le carneficine, accoreranno con un microfono in mano per raccontare lo strazio. Proprio così, se riusciranno a scatenare la guerra, a morire al fronte ci finiranno solo i poveri cristi ed i loro figli. Quelli che non contano nulla in tempo di pace e figuriamoci in tempi di guerra. Del resto gli esigui eserciti professionisti non bastano per un conflitto mondiale e dovranno pescare reclute tra i civili e in particolare tra i giovani perché si sa, la guerra predilige la carne fresca. Più resistente, più incosciente, più ubbidiente. Molti giovani finiranno per abboccare alla propaganda politica e partiranno convinti che valga la pena sacrificare la propria vita per qualche delirio egoistico. Ma molti altri invece partiranno contro la propria volontà, perché obbligati dalle autorità del loro paese. Amareggiati, terrorizzati, divorati da un profondo senso di ingiustizia per quel destino infame. A tutti arriverà una letterina, verranno addestrati ed equipaggiati e via ordinatamente in marcia ad ammazzare qualche efferato nemico. Altri esseri umani, vittime della stessa follia. Se poi dovesse finire male, i genitori riceveranno una seconda letterina di condoglianze e magari pure una medaglietta e una pacca sulle spalle e passeranno il resto della loro vita a mettere fiori davanti ad una lapide. Molti di quei giovani in questo momento stanno giocando tra amichetti e banchi di scuola. Stanno pensando al prossimo compito in classe, a qualche cotta o alla prossima partita. Si stanno godendo la pace che hanno ereditato dai loro nonni e dai loro genitori e non immagino nemmeno che nel frattempo le classi dirigenti del loro paese stanno mettendo a rischio il loro futuro trascinandoli in un conflitto mondiale. Non qualche dittatore, ma sedicenti politicanti democratici. Non qualche stato canaglia, ma repubbliche europee che stanno vivendo il più lungo periodo di pace della loro storia. L’ultima guerra mondiale è stata infatti talmente devastante che l’Europa aveva scelto la pace e si è ripromessa di non cascarci più. Ma l’infezione della guerra non è mai stata estirpata del tutto. Negli ultimi decenni le guerre hanno cambiato nome e anche scuse. Abbiamo cominciato a combatterle lontano dagli occhi e quindi dal cuore. E prima o poi doveva succedere. Ed eccoci qui. L’Europa ha ricominciato ad armarsi in vista di un conflitto mondiale che potrebbe addirittura essere atomico. Politicanti, lobby delle armi e giornalisti altolocati stanno facendo ripartire la macchina bellica. Tanto non saranno loro e nemmeno i loro figli a finire in trincea, ma solo quelli dei poveri cristi che pagano le guerre due volte. La prima in contanti con soldi pubblici spesi in missili e bombe invece che in ospedali e scuole. La seconda con la loro vita. 

Tommaso Merlo

lunedì, settembre 23, 2024

Giancarlo Siani


 Un ragazzo perbene, per non dimenticare

Giancarlo Siani era un giovane giornalista pubblicista napoletano. Fu ucciso a Napoli, la sera del 23 settembre 1985, sotto casa, nel quartiere residenziale del vomero: aveva compiuto 26 anni il 19 settembre, pochi giorni prima.

domenica, settembre 22, 2024

sabato, settembre 21, 2024

Barbara Lezzi

Mi chiedo: la Schlein è così polla da cadere nella trappola di Meloni o ha interessi da tutelare anche lei? 

E sì, perché Meloni ha lanciato una chiara provocazione pubblicando il post di sostegno a Salvini per una richiesta di condanna e la Schlein è corsa subito a inseguirla su quel terreno alimentando la polemica.

Ma all'opposizione non converrebbe molto di più insinuarsi nella questione che vede il Governo ostaggio dei Berlusconi che pretendono che le banche siano lasciate libere di incassare sempre maggiori ricavi senza alcun ritocco alle tasse che devono versare? 


Alla Schlein interessa una bella battaglia per fare pagare qualcosa in più alle banche per una più equa redistribuzione delle risorse? Se sì, ed è libera di farla questa bella battaglia, perché continua a farsi portare a passeggio dalla Meloni? 

venerdì, settembre 20, 2024

giovedì, settembre 19, 2024

Tommaso Merlo

 Aggiornamenti dalla Terra Santa


Della serie porgi l’altra guancia, il missile ipersonico sparato dallo Yemen ha viaggiato per 2000 chilometri ad una velocità di 10.000 km all’ora colpendo con successo il cuore di Israele. I giornali han cercato di coprire tutto, ma è questa la notizia del momento. La difesa antiaerea israeliana ma anche quella americana schierata nel Mar Rosso, sono andate a farfalle e Israele si conferma talmente vulnerabile che a Tel Aviv cominciano a temere il livello successivo del videogioco bellico. Se vengono smissilati dallo Yemen, figurarsi dall’Iran e soprattutto dal Libano da cui ormai ogni notte partono le stelle comete. Per i professionisti della guerra sono queste le informazioni che contano, il problema è che Netanyahu è un politicante e quindi apre la bocca dandogli fiato e quello che in fondo davvero gli sta a cuore è la propria pellaccia giallognola. Non ancora domo, Netanyahu vorrebbe attaccare via terra il sud del Libano per occupare una fascia di sicurezza che permetta ai 60.000 sfollati di tornare nei loro villaggi del Nord della Galilea e del Golan che da quasi un anno sono in Hotel a giocare a carte e non ne possono più. L’inverno si avvicina e il tempo stringe. Israele ha già occupato il sud del Libano per quindici anni fino al 2000 e visto gli ottimi risultati vogliono fare il bis. Il problemino è che un conto è bombardare donne e bambini, un conto vedersela a quattrocchi con gli Hezbollah. L’esercito israeliano sarebbe poi stremato e demotivato dopo un anno a fare stragi senza concludere nulla al punto che c’è addirittura chi ipotizza diserzioni. A Gaza intanto gli studenti non hanno più una scuola dove andare e a malapena riescono a nutrirsi decentemente. Tra macerie e liquami continuano a piovere bombe e ogni santo giorno scorre sangue innocente. Ma beati i perseguitati per causa della giustizia. Dall’altra parte della Palestina intanto, i coloni ammazzano anche attivisti americani e in attesa che tutto venga insabbiato, beati i miti perché erediteranno la terra. In Israele nel frattempo continua il crollo verticale dell’economia e anche quello nervoso dei cittadini che da mesi dicono inutilmente basta. Ma beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Gli analisti più fini ritengono che Israele stia scavandosi la fossa da solo e se il becchino Netanyahu non si ferma potrebbe diventare troppo profonda per uscirne. A livello regionale continua invece l’ipocrisia arabeggiante. In Giordania ha vinto le elezioni un partito islamista e la regina di origini palestinesi si lancia in discorsi accorati, il problema è che comanda il Re o meglio i dollari con cui gli americani ricoprono il regno Hashemita da mo’. L’Egitto è messo ancora peggio, il faraone mussoliniano che si ritrovano pensa solo alla sua fetta di torta e non vede oltre il suo misero ego. Quanto ad Erdogan si conferma un cane che abbia ma non morde. Della serie chi è senza peccato scagli la prima pietra. La verità è che in Terra Santa tutti attendono notizie dai palazzi di vetro dove proseguono i walzer diplomatici e i silenzi dei politicanti. Lingue biforcute e mani sporche di sangue, da Washington fino a Bruselles nella speranza che prima o poi a qualcuno convenga fare qualcosa. Della serie i falsi profeti si riconoscono dai loro frutti. E le chiacchiere stanno a zero. Si attendo notizie anche dalle Corti dell’ONU, ci stanno mettendo una vita per chiedere l’arresto di Netanyahu e Gallant. Forse sono sommersi dalle prove di genocidio o forse dalle pressioni. La paura è quella di un boicottaggio politico dietro le quinte e che si riesca ad insabbiare tutto pure lì. Ma mai perdere la speranza. I primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi o almeno è questa la speranza. Gli antichi profeti predicavano perfino di amare i propri nemici e di non fare agli altri quello che non vogliamo sia fatto a noi. Insegnamenti salvifici che da quelle colline sassose hanno echeggiato per tutta la storia dell’umanità per poi finire brutalmente calpestati perfino in Terra Santa.

Tommaso Merlo

mercoledì, settembre 18, 2024

martedì, settembre 17, 2024

Elio Lannutti

Porto di Talamone: servono trasparenza e condivisioni, invece che opache ed utili spartizioni !


Unimpresa, chiarire concessione porto TALAMONE a gestore unico Darsena con 600 posti barca verrà trasformata in scalo turistico (ANSA) - ORBETELLO (GROSSETO), 16 SET - Un incontro tra Comune di Orbetello (Grosseto) e Consorzio Il Molo di TALAMONE potrebbe chiarire il destino del piccolo porto secondo Unimpresa, che segue da vicino gli sviluppi della vicenda relativa alla discussa trasformazione da darsena di ricovero per piccoli natanti a porto turistico. L'incontro è previsto il 20 settembre. Molo di TALAMONE è il consorzio che raggruppa soggetti privati e società sportive dilettantistiche operanti nell'approdo della Maremma e attualmente titolari dell'80% delle concessioni per i pontili. "E' il primo confronto ufficiale e pubblico dopo che, a Ferragosto, l'amministrazione di Orbetello, guidata dal sindaco Andrea Casamenti, ha dato il via libera a una istanza di concessione che pare concedere una corsia preferenziale a una sola società ammessa alla gara - spiega il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara - All'incontro di venerdì prossimo, il Comune sarà rappresentato dall'assessore Luca Teglia: sarà una fondamentale occasione per dare alcune, cruciali risposte e chiarimenti sulla procedura in corso. Chiediamo di partecipare all'incontro, così da poter rappresentare al meglio le istanze del tessuto economico locale". Ferrara aggiunge che "l'iter avviato formalmente tra il 13 e il 20 agosto potrebbe portare, dal prossimo gennaio, la Società Porto Turistico di TALAMONE, i cui soci rappresentano solo il 20% degli attuali titolari delle 'licenze marittime' del molo toscano, a ricevere, in blocco, tutte le concessioni relative ai pontili; verrebbe così tagliata fuori la stragrande maggioranza di chi, oggi, opera nel porticciolo e gestisce, con soddisfazione dell'utenza, i 600 posti barca disponibili". Inoltre, all'incontro Unimpresa si aspetta che il Comune dia risposta alle due lettere ricevute a fine agosto con cui "venivano sollevati alcuni dubbi sulla gara e venivano chieste le ragioni che avevano spinto il Comune a modificare nettamente direzione rispetto al consolidato indirizzo politico" dato che "da quando è stata avviata la discussione sul rifacimento del porto, anni fa, infatti, sia il sindaco sia gli assessori interessati alla vicenda si erano sempre espressi, anche pubblicamente, affinché al progetto del nuovo porto TALAMONEse partecipassero tutti. Promessa che, invece è stata inspiegabilmente disattesa". (ANSA). 2024-09-16T10:24:00+02:00 COM-GUN 

lunedì, settembre 16, 2024

domenica, settembre 15, 2024

Tommaso Merlo

 Salvini, gli immigrati e la via crucis meloniana


È il turno di Salvini. Mentre il mondo va a rotoli, l’Italia si occupa delle grane della sua classe dirigente. Avevamo appena finito di asciugare le lacrime di coccodrillo del ministro della cultura di destra ed avevamo appena preso atto che il martire Toti ha preferito patteggiare con la coda tra le gambe e ci risiamo. Con la Meloni siamo alla via crucis ed eccoci alla stazione dell’indimenticato Ministro dell’Interno del governo gialloverde che passava le giornate in giro per il Belpaese in una sorta di comizio permanente. Mentre i suoi alleati del fu Movimento sgobbavano tra le scartoffie, il buon Salvini vagava circondato da folle semi biotte covando il colpo di genio per conquistare lo scettro più ambito. La famosa papetata, l’inizio della sua fine politica anche se non certo poltronistica. In quella torrida estate italiana, era lui il paladino della patria che ci difendeva dalle orde barbariche. Non si parlava d’altro che di navi e barchini e guardie costiere. Sembrava che il nostro paese fosse sotto scacco e i Mori sarebbero arrivati a Roma brandendo gli infradito. Sono passati diversi anni e l’unica certezza è che gli immigrati sbarcano come non mai, le navi delle ong continuano a salvare i naufraghi dagli squali e pian piano la propaganda sta lasciando spazio alla realtà. Già, il blocco navale era una fregnaccia elettorale tra le altre e degli immigrati c’è un dannato bisogno in paesi come il nostro ridotti a gerontocomii in cui ci si riproduce ai ritmi dei panda. Lo dicono i numeri. Gli imprenditori non trovano braccia nostrane, i giovani italiani preferiscono andare a scuola e prediligono lavori dove si resta al caldo e non ci si screpola le mani, pretendono perfino di venire pagati decentemente e di avere anche il tempo per respirare. Rifiuto della schiavitù o imborghesimento a seconda dei punti di vista. Altra certezza granitica, la stragrande maggioranza dei barbari sono in realtà bravissime persone che vengono qui per mantenere i loro cari e già che ci sono pure se stessi. E se vi fosse una migliore integrazione, si eviterebbero anche i rari casi di sbandati che turbano la nostra quiete. Altra verità scolpita nella roccia, l’Italia e la sua cultura sono inossidabili e i figli degli invasori sono italiani al cento percento. Cambiano giusto forme estetiche e colori migliorando il panorama, non affatto la sostanza culturale. Purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista. La realtà sta facendo davvero passi da gigante, di questo passo si potrebbe arrivare a capire che invece di essere una disgrazia, gli immigrati sono la salvezza di paesi come il nostro ed invece di scatenare battaglie navali e alimentare la paura per qualche poltrona, sarebbe ora di allestire corridoi umanitari ed attrezzarsi a gestire meglio l’integrazione di una società sempre più multietnica. Di questo passo si potrebbe perfino arrivare a capire che se il mondo è ridotto in queste condizioni, i principali colpevoli siamo noi occidentali che galoppiamo un folle turbo capitalismo, abbiamo un curriculum coloniale da brividi e se non facciamo qualcosa potremmo essere solo alla punta dell’iceberg. Sarebbe ora di affrontare alla radice i fenomeni come l’immigrazione invece di subirli. Fenomeni globali che richiederebbero perlomeno la massa europea ma qui pare si pretenda troppo. Qualche merito a Salvini bisogna comunque darglielo. Nel suo ambito è stato un precursore. Nel nord Europa hanno smesso solo di recente di prendersela con noi terroni per passare ai Mori. È così. Più sei diverso, più fai paura, più ti becchi le frustrazioni altrui. Ma perlomeno stiamo imparando che alla fine passa. Oggi Salvini gira molto meno per il Belpaese, del resto le uniche folle che lo attenderebbero volentieri sono quelle che rimangono bloccate sui treni e negli aeroporti per ore o quelle che viaggiano in autostrada tra carriole e badili a passo d’uomo. Eppure a sentire la premier va tutto alla grandissima in Italia e tra uno scandalo e l’altro non perde occasione per autocelebrarsi. Sarà, ma più che fare la storia sta facendo la via crucis. E lo schema è sempre il solito. Il malcapitato spergiura sulla sua innocenza e punta il dito, i suoi alleati politici mettono la mano sul fuoco per lui mentre la stampa amica si straccia le vesti indignata. Poi il soufflé si sgonfia e si passa alla stazione successiva. Mai nessuno che chiede umilmente scusa e compie un celere e dignitoso passo indietro. Ed è così che mentre il mondo va a rotoli, l’Italia si occupa delle grane della sua classe dirigente.

Tommaso Merlo

sabato, settembre 14, 2024

venerdì, settembre 13, 2024

giovedì, settembre 12, 2024

mercoledì, settembre 11, 2024

Tommaso Merlo

 La vittoria di Gaza e il futuro di Israele


Gaza resiste ancora dopo undici mesi. È questa la notizia di cui nessuno parla. Gaza ha già vinto se si considerando le forze in campo. E comunque vada a finire. Il mega esercito israeliano supportato della superpotenza americana, al momento è riuscito giusto a radere al suolo quartieri residenziali e sterminare decine di migliaia di donne e bambini innocenti. Non solo orrende atrocità, ma anche una immane figuraccia militare e una sconfitta politica devastante. Mentre Hamas dilaga in tutto il Medioriente e la causa palestinese non è mai stata così al centro del mondo, Israele ha mostrato il vero volto dell’ideologia sionista e confermato il fallimento storico dello stato ebraico così come è stato concepito. Lo dicono i fatti. Oltre settant’anni di violenze ed apartheid per ritrovarsi alla fine davanti ad un genocidio, con altri due fronti aperti e mai così debole ed isolata. Il sionismo è ricorso alla violenza fin dal suo sbarco a Giaffa e tirando le somme è riuscito giusto a rubare terre altrui ma non certo a coronare i suoi sogni piegando la resistenza palestinese. Ai propri cittadini non riesce a garantire nemmeno sicurezza e stabilità mentre a Gaza ha compromesso per sempre la sua reputazione internazionale. Ormai Israele gode giusto del supporto dei politicanti e dei giornalisti che ha corrotto nei palazzi occidentali, ma la stragrande maggioranza del pianeta lo vede come uno stato paria che ha moralmente perso il diritto di esistere così com’è al momento. Il fanatismo di Netanyahu e dei suoi complici politici, ha avuto il merito di accelerare un processo di autodistruzione che era in corso da tempo spazzando via decenni di ipocrita propaganda. I sionisti speravano che con l’attacco del 7 ottobre avessero ottenuto carta bianca per realizzare i loro deliri giovanili, ma esagerando ed agendo scompostamente la situazione gli si è ritorta contro. Come le ideologie del secolo scorso, anche quella sionista verrà spazzata via dalla storia dopo la tragedia di cui si è macchiata. Non è questione di israeliani e palestinesi, è questione di esseri umani che ritengono non vi siano ragioni al mondo per certi obbrobri. Ora si tratta di capire quando crollerà il regime sionista e poi come procedere. Se Netanyahu insisterà nello scontro frontale, la fine potrebbe essere vicina. Quanto al dopo, la soluzione più quotata rimane quella dei due stati. Il problema è che sarebbe il preludio ad altre guerre ancora più cruente. I traumi tramandati tra generazioni porteranno a nuove ondate estremiste da entrambe le parti e l’eventuale Stato Palestinese finirebbe progressivamente per organizzarsi anche militarmente e magari un giorno perfino cercare vendette e provare a riconquistare una terra che era sua. È indubbio che la sicurezza di Israele sarebbe a rischio e dato che di colombe a Tel Aviv ne volano ben poche dopo decenni di militarizzazione, faranno di tutto per boicottare tale soluzione. Sarebbe invece molto più intelligente e facile trasformare l’annessione in corso in unione. Al momento Israele controlla già le risorse palestinesi, controlla la moneta, controlla i confini, ha costruito strade ovunque in Palestina per raggiungere gli insediamenti e per ragioni di sicurezza. L’annessione della Cisgiordania è nei fatti quasi completata. Invece quindi di distruggere tutto e cacciare gli Israeliani dai territori occupati, sarebbe più intelligente e facile portare i palestinesi a Gerusalemme, nuova capitale di un unico stato federale israelo-palestinese. Due entità federate sotto un unico governo democratico laico in cui i 7 milioni di ebrei e i 7 milioni di palestinesi si dividano equamente istituzioni e potere. In modo che i due popoli abbiamo modo di preservare le proprie peculiarità ma anche essere costretti a convivere e quindi a crescere insieme colmando ogni fossato e curando le ferite. Solo così si può costruire la pace. Costringendoli ad abbracciarsi all'interno di vera democrazia in cui tutti abbiamo pari diritti e doveri in ogni angolo di quella terra maledetta. Un traguardo possibile se l’Occidente si assume le sue responsabilità storiche ed impone un processo costituente che porti alla nascita di un nuovo stato federale sotto l’egida dell’ONU almeno nella fase di rodaggio. Se invece nessuno riuscirà a fermare l’ideologia sionista e la violenza, si andrà inevitabilmente verso l’ennesima catastrofe e nel medio lungo periodo potrebbe essere a rischio la sopravvivenza stessa di Israele. 

Tommaso Merlo

martedì, settembre 10, 2024

lunedì, settembre 09, 2024

Elio Lannutti

 Vladimir Putin ha inviato un messaggio di saluto ai partecipanti, agli organizzatori e agli ospiti del 13° BRICS Trade Union Forum in corso a Sochi.


“L'interazione tra le associazioni nazionali del lavoro costituisce una componente significativa del partenariato BRICS. Per molti anni, il forum ha goduto di un alto status internazionale e ha svolto un ruolo sostanziale nel movimento sindacale globale. Con un gruppo di economie in via di sviluppo dinamico che si è recentemente unito ai BRICS, le attività del forum hanno assunto una dimensione completamente nuova.

Gli obiettivi del forum sono per molti aspetti allineati con l'agenda della presidenza russa dei BRICS. Chiaramente, gli ambiziosi obiettivi di sviluppo socioeconomico e umanitario che tutti i paesi BRICS stanno affrontando, possono essere raggiunti al massimo livello solo affrontando sistematicamente le questioni dell'occupazione, della protezione dei diritti e degli interessi del mondo del lavoro, realizzando il potenziale creativo e migliorando le competenze professionali.

Durante il forum potranno essere condivise le esperienze e le competenze organizzative, normative e legali, discusse le sfide che il movimento sindacale deve affrontare nel mondo di oggi e delineati i modi per migliorare la situazione del mercato del lavoro internazionale.

Sono fiducioso che avrete discussioni significative e costruttive e che le vostre proposte e iniziative saranno attuate e contribuiranno a rafforzare la posizione dei paesi BRICS nell'economia globale”. 


@ITALIABRICS

domenica, settembre 08, 2024

sabato, settembre 07, 2024

Pagina Orsini

 Gribaudo contro Conte.

Il PD mette Giuseppe Conte sulla graticola e dice: "Per dimostrare di essere di sinistra, Conte deve accettare Renzi"; "per dimostrare di essere di sinistra, Conte deve dichiarare di sostenere Kamala Harris contro Trump"; "per dimostrare di essere di sinistra, Conte deve parlare di temi e non di nomi". Il PD, invece, per dimostrare di essere di sinistra, vota con Giorgia Meloni, l'estrema destra, sulla guerra in Ucraina. In sintesi, Conte deve dimostrare di essere di sinistra su una serie di questioni minori, mentre il PD dimostra di essere di destra sulla questione più importante del mondo. Mi piace l'invito oggi su Huffington Post di Chiara Gribaudo, vice presidente del PD, che dice: "Parliamo di temi e non di nomi". Appunto, cara Gribaudo, parliamo del tema della guerra in Ucraina. Parliamo del fatto che le scelte di Fratelli d'Italia e del PD - fusi in un solo corpo politico - hanno causato la distruzione dell'Ucraina che si ritrova smembrata, distrutta e senza più un futuro (prego guardare ciò che accade in Donbass). Gribaudo, si fidi di me, è meglio che lei parli di nomi e non di temi. Le conviene.  Un'ultima cosa. Dire: "Parliamo di temi e non di nomi" è una banalità.  In politica, i temi sono associati ai nomi. Se candidi Hitler, stai candidando un fascio di temi ben preciso; se candidi Mandela, i temi cambiano. Gli individui sono caratterizzati da modi di pensare e agire ricorrenti. La morte della ragione critica è il vero dramma del nostro tempo.

venerdì, settembre 06, 2024

giovedì, settembre 05, 2024

Tommaso Merlo

 Trump, l’establishment e la vera democrazia


Trump potrebbe incredibilmente ancora farcela. E non c’è dubbio, tra Kamala che si propone come cameriera dell’establishment ed un vecchio narcisista che potrebbe terremotarlo, meglio quest’ultimo. Almeno magari cambia qualcosa anche solo per sbaglio. Trump sta pure perdendo colpi, gli si inceppa spesso il cervello e farnetica. Ancora meglio, ancora più pericoloso. Fa comizi di un’era e mezza talmente nauseabondi che fuggono di soppiatto perfino i suoi hooligans con la pelle di nutria in testa, dai mega palasport è passato agli scantinati pur di riempire, eppure nei sondaggi regge. E questo nonostante abbia spudoratamente contro tutti i media mainstream e talmente tante grane giudiziarie che non riesce più a seguire nemmeno lui. Incredibile. Quanto alla sua strategia elettorale è sempre la stessa, raffiche di fregnacce assortite, un continuo lodarsi ed imbrodarsi da solo per traguardi peraltro mai raggiunti e prendere a pesci in faccia gli avversari. Narcisismo tossico vicino alla data di scadenza e quindi sempre più acido. Di Kamala dice che è tonta e le addossa la colpa per ogni magagna del Creato. Se un Trump in queste condizioni arrivasse alla Casa Bianca ne vedremo davvero delle belle e la fine dell’impero a stelle strisce potrebbe fare significativi passi avanti. Trump ha già avvisato Zelensky che la prossima volta che lo chiama frignando che vuole altre armi, gli fa il segno dell’ombrello davanti alla webcam. Trump vuole fare la pace con Putin e già questo non sarebbe affatto male. Trump poi detesta la Nato, dice che non ha più senso. Era nata per difenderci ed invece ci sta trascinando alla terza guerra mondiale. Giustissimo. Anche gli orologi rotti segnalano l’ora giusta un paio di volte al giorno. Ormai siamo ridotti così, per vedere del cambiamento politico dobbiamo sperare che i politicanti perdano la trebisonda al punto da diventare delle mine vaganti capaci di liberarsi dai lacci delle lobby e del conformismo e di farla fuori dal vasino. Perché si sa, repubblicani e democratici sono la stessa identica robaccia, sono due compagnie teatrali che mettono in scena spettacoli pensati per abbindolare il proprio pubblico. E una volta presi i voti, salutame a soreta. Come avviene anche da noi. Pensiero unico neoliberista, carnevalate elettorali e poi profitto e nulla cosmico al potere. Su Gaza invece Trump è come i democratici, una marionetta di Netanyahu. Si vede che la lobby pro Israele se l’è comprato al chilo e a tempo debito. Del resto si sa, le grandi lobby fanno shopping in entrambi gli schieramenti per stare tranquille. Ma se Trump ancora regge, è anche perché i suoi cavalli di battaglia sono ancora in voga. Come l’immigrazione e cioè il terrore di perdere la propria identità tutta bandiera, rodei e pollo fritto. Il vecchio Trump promette muro col Messico e deportazioni di massa, ma si è messo anche a farfugliare di carovita essendo un tema trendy. Pare infatti che il sogno americano delle nuove generazioni sia andarsene a vivere altrove, in paesi dove non rischiano di venire trivellati di colpi, dove oltre al lavoro c’è ancora altro, dove per mangiare non serve fare mutui e dove se finiscono in ospedale non vengono rapinati e dove perfino i poveri possono studiare. Trump si siede ogni mattina su un water d’oro massiccio ma garantisce che risolverà tutto nel giro di un paio di giorni tra gli ululati di cow-boy alticci ed illuminati terrapiattisti. Ma ad idolatrarlo non ci sono loro, se Trump è incredibilmente ancora in corsa e Kamala è ferma al palo, lo si deve soprattutto all’odio generalizzato verso l’establishment, verso una politica sempre più ipocrita e molle. Trump è ancora percepito come antisistema e lo votano più perché detestano gli ipocriti perbenisti come la Harris che per ammirazione. Odio verso quei politicanti con la bocca sempre piena di bei discorsi e frasi strafatte, politicanti dalle buone maniere e dalle smorfie sempre azzeccate, attori rodati che in fondo non credono a nulla se non alla loro carriera e che invece di cambiare il sistema lo cavalcano. Si omologano, si imborghesiscono e finiscono sempre per inginocchiarsi alle lobby invece che alla volontà popolare. Quella che stiamo vivendo è una profonda crisi democratica, più che politica. Certo, vi sono spaventosi rigurgiti ideologici figli della paura di un mondo che cambia in fretta, ma sta anche emergendo una nuova società civile sempre più globale, nuove sensibilità, nuove prospettive. Quello che manca davvero è qualcuno che la rappresenta democraticamente, dei movimenti all’esclusivo servizio dei cittadini che invece di subire la storia abbiano l’ambizione di farla. In attesa di novità, tra una cameriera dell’establishment ed un vecchio narcisista che potrebbe terremotarlo, meglio quest’ultimo.

Tommaso Merlo

mercoledì, settembre 04, 2024

lunedì, settembre 02, 2024

Poesia

 Esiste una stanchezza, quella dell’anima, per la quale non basta il riposo fisico.


Ha bisogno del mare,

del silenzio,

di poche parole,

della pulizia dei comportamenti,

di non ascoltare la stupidità della gente.


Ha bisogno di respiri lunghi, 

guardando il cielo, 

leggendo un libro,

sorseggiando un caffè, 

sorridendo ad un pensiero,

piangendo senza vergogna.


Esiste una stanchezza, quella del cuore, che ha bisogno di abbracci che regalino la primavera, quando tarda ad arrivare.


Un abbraccio che  sia quel bacio sulla fronte, 

mentre dormi. 

Mentre ad occhi chiusi combatti con le tue paure.

Che scacci gli incubi,

che combatta i mostri,

che ti regali l’alba, anche quando il sole non c’è.


(Natascja Di Berardino)