mercoledì, settembre 11, 2024

Tommaso Merlo

 La vittoria di Gaza e il futuro di Israele


Gaza resiste ancora dopo undici mesi. È questa la notizia di cui nessuno parla. Gaza ha già vinto se si considerando le forze in campo. E comunque vada a finire. Il mega esercito israeliano supportato della superpotenza americana, al momento è riuscito giusto a radere al suolo quartieri residenziali e sterminare decine di migliaia di donne e bambini innocenti. Non solo orrende atrocità, ma anche una immane figuraccia militare e una sconfitta politica devastante. Mentre Hamas dilaga in tutto il Medioriente e la causa palestinese non è mai stata così al centro del mondo, Israele ha mostrato il vero volto dell’ideologia sionista e confermato il fallimento storico dello stato ebraico così come è stato concepito. Lo dicono i fatti. Oltre settant’anni di violenze ed apartheid per ritrovarsi alla fine davanti ad un genocidio, con altri due fronti aperti e mai così debole ed isolata. Il sionismo è ricorso alla violenza fin dal suo sbarco a Giaffa e tirando le somme è riuscito giusto a rubare terre altrui ma non certo a coronare i suoi sogni piegando la resistenza palestinese. Ai propri cittadini non riesce a garantire nemmeno sicurezza e stabilità mentre a Gaza ha compromesso per sempre la sua reputazione internazionale. Ormai Israele gode giusto del supporto dei politicanti e dei giornalisti che ha corrotto nei palazzi occidentali, ma la stragrande maggioranza del pianeta lo vede come uno stato paria che ha moralmente perso il diritto di esistere così com’è al momento. Il fanatismo di Netanyahu e dei suoi complici politici, ha avuto il merito di accelerare un processo di autodistruzione che era in corso da tempo spazzando via decenni di ipocrita propaganda. I sionisti speravano che con l’attacco del 7 ottobre avessero ottenuto carta bianca per realizzare i loro deliri giovanili, ma esagerando ed agendo scompostamente la situazione gli si è ritorta contro. Come le ideologie del secolo scorso, anche quella sionista verrà spazzata via dalla storia dopo la tragedia di cui si è macchiata. Non è questione di israeliani e palestinesi, è questione di esseri umani che ritengono non vi siano ragioni al mondo per certi obbrobri. Ora si tratta di capire quando crollerà il regime sionista e poi come procedere. Se Netanyahu insisterà nello scontro frontale, la fine potrebbe essere vicina. Quanto al dopo, la soluzione più quotata rimane quella dei due stati. Il problema è che sarebbe il preludio ad altre guerre ancora più cruente. I traumi tramandati tra generazioni porteranno a nuove ondate estremiste da entrambe le parti e l’eventuale Stato Palestinese finirebbe progressivamente per organizzarsi anche militarmente e magari un giorno perfino cercare vendette e provare a riconquistare una terra che era sua. È indubbio che la sicurezza di Israele sarebbe a rischio e dato che di colombe a Tel Aviv ne volano ben poche dopo decenni di militarizzazione, faranno di tutto per boicottare tale soluzione. Sarebbe invece molto più intelligente e facile trasformare l’annessione in corso in unione. Al momento Israele controlla già le risorse palestinesi, controlla la moneta, controlla i confini, ha costruito strade ovunque in Palestina per raggiungere gli insediamenti e per ragioni di sicurezza. L’annessione della Cisgiordania è nei fatti quasi completata. Invece quindi di distruggere tutto e cacciare gli Israeliani dai territori occupati, sarebbe più intelligente e facile portare i palestinesi a Gerusalemme, nuova capitale di un unico stato federale israelo-palestinese. Due entità federate sotto un unico governo democratico laico in cui i 7 milioni di ebrei e i 7 milioni di palestinesi si dividano equamente istituzioni e potere. In modo che i due popoli abbiamo modo di preservare le proprie peculiarità ma anche essere costretti a convivere e quindi a crescere insieme colmando ogni fossato e curando le ferite. Solo così si può costruire la pace. Costringendoli ad abbracciarsi all'interno di vera democrazia in cui tutti abbiamo pari diritti e doveri in ogni angolo di quella terra maledetta. Un traguardo possibile se l’Occidente si assume le sue responsabilità storiche ed impone un processo costituente che porti alla nascita di un nuovo stato federale sotto l’egida dell’ONU almeno nella fase di rodaggio. Se invece nessuno riuscirà a fermare l’ideologia sionista e la violenza, si andrà inevitabilmente verso l’ennesima catastrofe e nel medio lungo periodo potrebbe essere a rischio la sopravvivenza stessa di Israele. 

Tommaso Merlo

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