La resa occidentale
A Washington i leader europei e Zelensky dovrebbero semplicemente sventolare bandiera bianca ed arrendersi. Prendere cioè atto della storica sconfitta sul campo ed accettare le condizioni che Putin ha dettato a Trump in Alaska. Il tempo delle penose frasi fatte e delle assurde pretese è finito. Insistere con una guerra per procura che gli esperti militari ritengono irreversibilmente persa da mesi e mesi, sarebbe davvero una follia suicida oltre che una vergogna politica dato che i popoli occidentali vogliono la pace. E sarebbe anche ora che i sedicenti leader europei diano retta ai loro popoli invece che alla bulimica lobby della guerra. L’occasione è imperdibile perché gli americani si vogliono tirare fuori dal pantano ucraino, Trump ci prova da quando è stato eletto, ma un po' i russofobi domestici e quelli europei e un po’ la sua incapacità, glielo hanno impedito. Adesso che ha visto Putin di persona, la speranza è che si sia reso conto che non c’è trippa per gatti ed è venuto il momento di andare a Mosca a firmare la resa. Accontandosi tutti di mettere il naso in qualche dettaglio nel vano tentativo di salvare la faccia. Per riuscire a perdere basta mettere da parte l’orgoglio e prendere pragmaticamente atto che la guerra per procura è fallita e l’unico modo per sconfiggere la Russia o perlomeno provarci, sarebbe di mandare i Marines in trincea nel Donbas, cosa che agli americani non passa nemmeno per l’anticamera del cervello. E questo perché vorrebbe dire terza guerra mondiale e pure nucleare, una drammatica eventualità che gli americani hanno già messo in conto, ma per radere al suolo Pechino. È la Cina il loro vero e unico rivale e non hanno né tempo né risorse da perdere nel pantano ucraino. Trump ed i suoi scagnozzi lo hanno ripetuto in tutte le salse, dell’Ucraina non gliene frega nulla e invece di buttar via dollari per una guerra persa, preferirebbero guadagnarne trafficando col vecchio Putin. E se gli Europei vogliono insistere con l’accanimento terapeutico per salvare l’Ucraina dal decesso, che si arrangino da soli servendosi alla rinomata armeria a stelle e strisce. Ma questo per l’Europa vorrebbe dire andare incontro ad una sconfitta ancora più dolorosa che potrebbe rivelarsi il colpo di grazia al progetto continentale. La speranza è che prevalga il buonsenso e che a Washington i leader europei trovino un barlume di lucidità posando lo scolapasta e il mestolo una volta per tutte. Quanto a Zelensky, se avesse davvero a cuore il suo popolo, sarebbe già in esilio da tempo a fare provini per qualche serie sui disastri bellici. Il tempo delle penose frasi fatte e delle assurde pretese è finito, l’Ucraina deve accettare la perdita dei territori conquistati dai russi e che Kiev stia fuori dalla Nato. Una sconfitta della banda di Zelensky ma anche del decennale piano della Nato di piazzare missili a due passi dal Cremlino. Una sconfitta strategica storica che in mondo sano avrebbe serie conseguenze. Coi responsabili politici e militari europei che davanti ad un tale disastro dovrebbero tornarsene a casa loro, a partire dalla Van der Leyen e dalla sua cricca di fanatici guerrafondai e da Mr Rutto. Quanto agli altri fenomeni europei, a presentargli il conto ci penseranno gli elettori alla prossima tornata. Macron e Starmer sono già politicamente deceduti, lo spilungone tedesco è invece già zoppo e non va lontano e si spera che anche l’Italia metterà presto una pietra sopra ad una fase politica davvero insulsa e caratterizzata da un servilismo americano imbarazzante. E se il mondo fosse sano, la Nato verrebbe ribaltata come un calzino, perché disastrosa e perché decisioni drammatiche come quelle relative alla pace e alla guerra devono essere tolte ai burattini della lobby della guerra e rimesse in mano ai popoli. Quella Ucraina non è solo una drammatica disfatta militare, è anche una gravissima sconfitta politica di sedicenti leader europei che hanno trascinato l’intero continente in una guerra suicida e per anni si sono cocciutamente rifiutati di ragionare e negoziare e perfino di guardare in faccia la cruda realta' sul campo. Ma incombe l’adunata a Washington e la speranza è che prevalga il buonsenso e i leader europei trovino un barlume di lucidità. Prendendo atto che non c’è trippa per gatti ed è venuto il tempo di andare a Mosca a firmare la resa.
Tommaso Merlo
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