venerdì, settembre 05, 2025

Avvenire

 Come fiori di pace che tentano di rompere l’asfalto. Quelli che in Italia sono stati fino ad oggi gesti simbolici e iniziative sporadiche per promuovere il dialogo e il cessate il fuoco a Gaza, stanno, seppur lentamente, prendendo il volto di una mobilitazione collettiva dal basso. A fare da traino, anche grazie all’esporsi incessante di papa Leone XIV, sono ancora una volta le religioni monoteiste. Nell’appello interreligioso «alle Istituzioni Italiane, ai cittadini e ai credenti» pubblicato ieri e sottoscritto, tra gli altri, dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), e l’imam della moschea di Milano, Yahya Pallavicini, vicepresidente della comunità religiosa islamica italiana (Coreis), i rappresentanti delle comunità religiose hanno condiviso «l’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace».

La dichiarazione condivisa più forte è quella in cui si sottolinea che «la giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi». Sulla scia degli appelli del Pontefice, anche i leader religiosi hanno ribadito l’urgenza di «far tacere le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele» e che, allo stesso tempo, «siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti». Le parole utilizzate sono già il frutto di un tentativo di ricercare punti di unità, anche se l’inasprirsi del conflitto in Medio Oriente si legge, ha «messo a dura prova» il dialogo. «È stato uno sforzo, anche da parte mia, focalizzarsi su quello che unisce – ha detto ad Avvenire Noemi Di Segni –, ci sono tanti temi sui quali ci sono confronti faticosi, ma abbiamo scelto di lasciarli da parte». In questi momenti in cui il dolore delle diverse comunità sta crescendo, «per noi è importante aggrapparci alla convivenza – ha continuato –, per fare in modo che a guidare le coscienze non siano appiattimenti su forme di propaganda, immagini inventate dall’intelligenza artificiale o appelli al boicottaggio».

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