Ore 15: la città si blocca, si spacca in due, si paralizza. I calciatori come semidei vengono dal mare, salgono sull’autobus scoperto e si concedono al popolino. Comincia la parata di stelline.
C’era già stata la festa dello scudetto numero 4 meritato, ma non meritatissimo, altrimenti non saremmo rimasti con il fiato sospeso fino all’ultimo respiro. Squadra che vince non si cambia. Invece subito fuori l’allenatore superstar Antonio Conte, che se ne ritorna alla Juventus. Il Napoli che del suo vivaio di calciatori made in Naples non ha messo in campo nessuno. L’unico verace, Pasqualino Mazzocchi, ha giocato solo last minute in sostituzione. Per il resto la squadra è tutto un melting pot di provenienze, nazionalità e interessi. Di italiani abbiamo solo Buongiorno torinese e Raspadori bolognese ma solo in prestito. Dov’è il carattere identitario del Napoli se sono tutti stranieri? E’ come se sindaco e assessori venissero da fuori. Forse sarebbe meglio. Follia pura.
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