mercoledì, giugno 26, 2024

Tommaso Merlo

 Hamas, Netanyahu e le idee


In Palestina il consenso di Hamas è raddoppiato passando dal 20 al 40 percento dall’inizio del conflitto a Gaza. Se si andasse al voto oggi, Hamas prenderebbe il doppio di Fatah che oggi governa a Ramallah. Una disfatta per Netanyahu ma del resto non si uccidono le idee, si può solo uccidere chi crede in quelle idee. Ma le idee passano tra le persone e più si contrastano con la violenza, più si rafforzano e radicalizzano. Verità che il fanatismo impedisce di cogliere. Le idee poi evolvono nel tempo e riemergono in forme sempre nuove. Possono cambiano sigle e leader ma una causa resta finché non si esaurisce storicamente. Proprio come quella Palestinese che sta vivendo una nuova primavera. Hamas si sta affermando in tutti i paesi del Medio Oriente in cui vivono milioni di rifugiati di origine palestinese, son passate generazioni ma non il dolore e il profondo senso d’ingiustizia. Odio seminano per decenni. Tempesta ancora tutta da raccogliere. Ma i fanatici non colgono certe verità ed insistono a testa bassa calpestano ogni ostacolo ai loro deliri. Dopo la carneficina alla scuola e il massacro per liberare quattro ostaggi compiuto con l’aiuto degli americani e del porto che doveva servire per gli aiuti umanitari, Israele continua a bombardare ed avanzare a Rafah anche se col freno tirato. Forse per non infastidire il week-end lungo dei 7 grandissimi del pianeta riuniti in quel di Puglia da dove presto sapremo cosa la lobby ebraica è riuscita ad ottenere dietro le quinte. Tipo dare la colpa ad Hamas per il mancato cessate il fuoco quando in realtà è l’opposto. Sostanzialmente Hamas chiede che il cessate il fuoco sia permanente e non temporaneo e che gli israeliani lascino Gaza in cambio degli ostaggi, ma per Netanyahu sarebbe una sconfitta clamorosa e perdere una eventualità inconcepibile. Israele vuole gli ostaggi e dopo una pausa riprendere la brutale occupazione di Gaza. Non c’è infatti nessun piano per il dopo e questo vuol dire che vogliono comandare loro in modo da rendere la vita insopportabile ai palestinesi anche lì e col tempo spingerli ad andarsene. Non potendo cacciare i palestinesi in massa come ai vecchi tempi, puntano a riuscirci poco alla volta. È il progetto di colonizzazione iniziato nel 1948 e mai interrotto, una politica non perseguita alla luce del sole perché indigeribile ai sensibili stomaci di oggi e quindi camuffata da una capillare manipolazione propagandistica globale che dipinge Israele come vittima invece che carnefice e col diritto di difendere con ogni mezzo diritti che nega agli altri. Un bluff storico che la ferocia di Netanyahu ha fatto saltare riportando la causa palestinese al centro della scena mondiale. Altra sconfitta pesantissima per Netanyahu, Israele è il paese più odiato ed isolato al mondo e non è mai stato così in pericolo. Al punto che se l’Occidente chiudesse il rubinetto degli aiuti, il Medio Oriente non sarebbe più come prima ma nel senso opposto di quello che intendeva Netanyahu. A breve vi saranno le elezion sia in America che in Inghilterra e la lobby pro Israele sta spendendo cifre folli per comprarsi tutti. Ma quando la storia cambia, non la fermi. Ormai l’opinione pubblica è pro Palestina perfino nelle roccaforti sioniste. Biden e Starmer sembravano vincere a mani basse ed invece si prevedono sorprese. Le atrocità commesse a Gaza hanno superato la linea rossa non nei palazzi del potere, ma nel cuore degli esseri umani ovunque nel mondo. Già, mentre Hamas cresce ovunque, Netanyahu si conferma il principale nemico di Israele.

Tommaso Merlo

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