La Palestina, la violenza e i grandi della storia
La lotta politica si fa col cervello, non con le braccia. La violenza è controproducente. E più hai ragione, più lo è. A Roma come in Medioriente la violenza genera altra violenza opposta, una spirale che in Palestina è degenerata fino al genocidio. Distruzione e dolore senza risolvere nulla. Perché la violenza non risolve i problemi, ma li aggrava. Per risolvere i problemi bisogna dialogare, serve la politica che si fa col cervello e a volte col cuore ma non certo con le braccia. Vale per le persone come per i paesi interi. A furia di violenza Israele si è ridotto ad un invivibile stato canaglia che sta trascinando nei suoi deliri bellici mezzo mondo. Sta sprecando tutte le sue risorse ed energie in guerre autolesionistiche invece che nel trovare soluzioni intelligenti per la sua sopravvivenza. Già, la violenza è anche autodistruttiva. Ne sanno qualcosa dall’altra parte del muro, dove la violenza dei palestinesi è sempre stata un assist per la propaganda israeliana che ha sempre spacciato tutti i palestinesi come terroristi in modo da giustificare ogni abuso e camuffarsi da vittima. Erba usata furbescamente per farne un fascio. La violenza è costata politicamente tantissimo alla causa palestinese, gli ha fatto perdere appoggio internazionale soprattutto in Occidente dove la questione Palestina è diventata sempre più di nicchia e perfino ideologizzata e quindi marginale, coi governanti che hanno man mano preso le distanze da atti e movimenti liquidati come terroristici. Già, la violenza è controproducente al punto che ti fa addirittura passare dalla parte del torto. Una assurdità per i palestinesi che hanno ragione da vendere, sono vittime di una occupazione vergognosa che a tratti è stata una vera e propria pulizia etnica ed hanno sofferto decenni di soprusi. Ragioni tali che se avessero intrapreso la via pacifica della resistenza civile, avrebbero ottenuto un appoggio politico tale che il loro destino sarebbe stato molto più roseo e avrebbero evitato molto dolore. Ed invece hanno progressivamente reagito alla violenza israeliana con atti e movimenti sempre più estremisti e violenti finendo per fare il gioco del loro nemico. Più hai ragione, più la violenza è controproducente perché ti fa perdere il vantaggio morale e quindi politico che hai sui contenuti. È questo che insegnano i grandi del mondo, Gandhi sconfisse addirittura il duro Impero Britannico con la non violenza, guidò a piedi nudi e uno straccio addosso un paese immenso come l’India in una vincente lotta di liberazione attraverso una pacifica lotta civile. Storia, non utopia. E più l’oppressore è feroce e spietato, più la non violenza funziona perché espone il violento per quello che è indebolendolo ad ogni sua mossa. Non è intuitivo, ma nella vita delle persone come dei popoli è molto più efficace far sfogare il male e poi reagire pacificamente invece di contrastarlo frontalmente scatenando guerre. Saggezza suggerita dal più grande di tutti e da sperimentare di persona, non da credere. Porgendo l’altra guancia alla prossima pugnalata e godendosi lo spettacolo della vita. E più la pugnalata è profonda e ingiusta, più funziona. Ma la rovina dell’uomo come del mondo, è che ignora i grandi della storia e non riesce a cambiare. Ed è così che dopo secoli di guerre e decenni di terrorismo siamo fermi allo stesso punto. Ricorrendo alla violenza che ne genera altra sempre più cruenta, nell’illusione che il prossimo colpo sia decisivo, che il nostro nemico crollerà e che tutto sarà risolto. Una violenza che intossica la nostra vita rovinandocela. Una violenza che illude e poi delude perché prima o poi il male fatto ritorna sempre. Una violenza che non è altro che paura e frustrazione e ignoranza esistenziale vomitata sul mondo. Lo insegnano i grandi della storia come Mandela che sconfisse l’apartheid nel suo Sudafrica dopo 27 anni di galera e lotta non violenta. Il suo colpo da ko fu il perdono e alla cerimonia che lo nominò presidente invitò anche i suoi aguzzini in prima fila. In modo da voltare pagina per sempre, nella sua vita personale come in quella del suo paese. Storia, non utopia. Lezioni da cogliere da Roma fino in Medioriente dove la pace e il perdono sono l’unica vera svolta storica. Una pace da conquistare dentro di noi e poi manifestare nel mondo.
Tommaso Merlo
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