Grillo e le lezioni del fu Movimento
Conforta che Grillo attesti la scomparsa del Movimento. Un decesso politico avvenuto ormai da qualche anno e sancito dai cittadini delusi. I movimenti scompaiono nella società, non sulle scrivanie. Oggi rimane giusto un gruppetto che si è coalizzato attorno alla leadership di Conte e Grillo pretende giustamente che non utilizzino nome e simbolo del fu Movimento e si mettano in proprio. Più coerente, più trasparente, più rispettoso di coloro che hanno partecipato a quella fulminante stagione politica. La bega scoppiata tra i due reggenti appare come un sintomo di una frattura politica. Due visioni diverse su come elaborare il lutto e tirare avanti. Ma comunque vada a finire, dalle ceneri movimentiste difficilmente emergerà un qualcosa di politicamente significativo. La metà degli italiani spariti dai radar e desiderosi di cambiamento meglio che cerchino altrove ma questo senza dimenticare una tempesta movimentista perfetta e gravida di lezioni. Tra quelle più rilevanti, la dimostrazione che è scalabile perfino una democrazia gerontocratica e conformista come quella italiana. Per riuscirci non servono soldi, quelli servono solo alla finta politica divenuta marketing elettorale. Idee e valori sposati da un popolo s’impongono senza bisogno di un centesimo. Anche l’appoggio dei media è superfluo ed anzi, sono talmente screditati che il loro sostegno è deleterio. Idee e valori sposati da un popolo volano senza bisogno di megafoni. E non servono nemmeno burocrazie o santi in paradiso, anzi, più un progetto è esterno al sistema che vuole mutare, più gode di spinta rivoluzionaria. Anche i leader sono superflui e sovente finiscono solo per alimentare dannose divisioni e corti, la politica è uno sforzo collettivo in cui devono rimanere centrali idee, valori e cose da fare e non i personalismi. Quanto all’intelligenza, il fu Movimento ha certificato in maniera inequivocabile come quella collettiva sia infinitamente superiore a quella individuale. Ma una delle lezioni più importanti di quella intensa stagione, è che i cittadini sono molto migliori dei politici di professione i quali alla lunga pensano solo alla loro carriera e a servire il sistema invece che la collettività. L’impegno politico non deve essere un lavoro, ma un servizio civile temporaneo e a portata di tutti. Le vere competenze in politica sono la sensibilità, la saggezza, lo slancio ideale, la coerenza, l’onestà, l’altruismo, il disinteresse, la trasparenza, l’umiltà, il rispetto della parola data agli elettori. Certo, anche il politico deve entrare nel merito delle questioni e un minimo livello d’istruzione e conoscenza non guasta, ma quello politico non è un ruolo tecnico. La vera competenza delle attuali classi dirigenti poi, è quella di districarsi tra leggi elettorali, partitocrazie, lobby e rubriche telefoniche allo scopo di strappare e conservare poltrone. Sono tuttologi specializzati essenzialmente nella propria carriera e nell’oliare un sistema che li ha premiati. Lo dimostrano i fatti. Hanno realizzato più riforme i 5 stelle nel loro primo anno di governo che i vecchi politicanti in dieci. E tutte riforme benefiche e a favore della collettività e della giustizia sociale. E questo per il semplice fatto di avere idee valide perché sorte dal basso e la volontà e la libertà di realizzarle. E questo per il semplice fatto di non essere ricattabili o comprabili e con la prospettiva di tornarsene presto alla propria vita privata. Una formula vincente e dalle rosee prospettive. Il vero dramma della democrazia occidentale di oggi, è la collusione tra politici di professione e lobby. Non è certo un caso che ovunque i governanti incontrino i miliardari e i fondi di investimento invece che i poveri cristi delle periferie che da mesi attendono una visita medica o non hanno i soldi per mantenere i figli. Non è un caso se investono in armi invece che in servizi pubblici e lottare per la pace. Non è un caso se progettano mega opere invece che mettere in sicurezza un territorio sempre più fragile facendo della crisi ambientale una priorità assoluta. E non è un caso se si alternano i governi ma la solfa conformista è sempre la stessa e rimane il profitto egoistico il motore della nostra decadente civiltà. Per girare pagina, i cittadini devono riconquistare il centro della storia. Democrazia significa “governo del popolo” e di nessun altro. I cittadini devono poter partecipare non solo votando ma anche candidandosi e gestendo direttamente il proprio paese. La politica dovrebbe essere società civile che governa se stessa invece che delegare a chissà chi. La politica dovrebbe consistere in gruppi di cittadini che anno dopo anno si uniscono intorno a dei progetti e competono democraticamente per realizzarli dentro le istituzioni. Solo così ai vertici di una democrazia vi arriva il cuore di una società e le sue reali istanze. Solo così si concretizzano gli slanci politici permettendo ai cittadini di tornare protagonisti del loro destino.
Tommaso Merlo
Nessun commento:
Posta un commento