La guerra, le caste ed i giovani
In pochi danno ancora retta a politicanti e giornalisti, di buon auspicio per la terza guerra mondiale che stanno apparecchiando. Difficile credere che i giovani accetteranno di morire al fronte mentre caste screditate si godono lo spettacolo dai loro attici. Politicanti, giornalisti ma anche tecnocrati ed intellettuali organici al sistema che spingono inconsciamente per un autodistruttivo ritorno a rigurgiti bellici da secolo scorso. Caste con potere e palchi da cui starnazzare ma che hanno perso la cosa più importante, la credibilità. Ormai gran parte dei cittadini o pensano agli affari propri oppure si informano e si formano in modo alternativo grazie alle nuove tecnologie e anche pescando direttamente all’estero per aggirare la manipolazione casalinga e ampliare le vedute. Davvero di buon auspicio. Se le caste continentali riusciranno a scatenare la guerra, avranno bisogno di carne da macello e pure in grande quantità. Inizieranno a chiamare i giovani alle armi e molti risponderanno col dito medio scappando nei boschi o in qualche paese esotico. E come dargli torto. Non c’è ragione al mondo per ammazzare e venire ammazzati ed oggi meno che mai. Davvero assurdo sacrificare la propria vita per combattere nemici che esistono solo nella testa dei guerrafondai e ancora meno in un’era di vuoto politico agghiacciante. E davvero assurdo sacrificare la propria vita per difendere un sistema ipocrita e malconcio che a malapena ti garantisce un lavoraccio precario e pagato da cani, servizi pubblici sempre più fatiscenti a furia di comprare missili e ti costringe sotto una cappa anche culturale asfissiante. Con il conformismo come ascensore sociale, una società ridotta a mercato dell’usato e un dilagante lobbismo travestito da democrazia liberale. Roba da diserzione di massa con genitori e nonni che nascono figli e nipoti in soffitta e buttano i televisori propagandistici giù dalla finestra. Altro che farsi impaurire da nemici immaginari. La guerra è pura follia egoistica ieri come oggi, poveri cristi che ne ammazzano altri per i deliri di qualche reggente. Ma un tempo perlomeno la guerra aveva dei pretesti ideologici o espansionistici schietti e sostanziosi con regimi e capoccia seguiti fedelmente da milioni di persone, sempre spazzatura ma non come oggi che siamo alla guerra a vanvera fatta giusto per svuotare i magazzini di armi e produrre le nuove collezioni. Con guerre scatenate in nome di valori che calpestiamo noi occidentali per primi oppure fake news fatte circolare ad arte o panzane come l’esportazione di democrazia e diritti umani coi kalashnikov in pugno. Tragici disastri di cui nessuno ha mai risposto. Fallimenti storici che nessuno ha mai ammesso. Perché è così che possono continuare a scatenare guerre a vanvera e far felice la bulimica lobby bellicista. Oggi siamo ad un altro classico, l’uomo nero che ci minaccia. Da Baghdad per arrivare a Mosca passando per Tripoli. Nemici decisi a tavolino, paura inculcata alle masse e via con l’industria della morte per difendere la nostra civiltà superiore. Con l’unica novità di rischiare una guerra mondiale e pure atomica. Oggi con la Russia, domani con la Cina. Ripetendo gli stessi drammatici errori senza mai imparare nulla. Invece di comprendere una volta per tutte che l’umanità progredisce quando si unisce e che la cooperazione conviene a tutti, invece di capire che la pace è una condizione imprescindibile per il proprio benessere personale come per quello dell’umanità, invece di vedere la convivenza pacifica globale come traguardo ultimo senza reali alternative, invece di investire in istituzioni internazionali per gestire democraticamente le controversie ed un mondo sempre più integrato, invece di concentrarsi nel garantire una migliore qualità della vita a tutti gli abitanti del pianeta nessuno escluso, le caste europee scelgono ancora la follia autodistruttiva della guerra. Davvero deprimente. Lo chiamano realismo ma è bellicismo. È la scelta della violenza a fini politici. Quella violenza condannata per strada ed ovunque ma tollerata e perfino esaltata quando la perpetuano le nazioni. L’unica speranza è che i giovani continuino a ignorare le caste e ascoltino piuttosto i nostri avi che hanno vissuto e quindi capito cosa sia davvero la guerra e l’hanno ripudiata. L’unica speranza è che la società civile si riprenda le redini democratiche e con esse la strada della pace intrapresa nel dopoguerra. Lo chiamano idealismo ma è realistico buonsenso.
Tommaso Merlo
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