giovedì, luglio 06, 2023

Prof. Orsini.

 Si tratta di capire che cosa vogliamo fare con la cultura. Se lo studio e la conoscenza vengono usati per difendere la società libera, allora certe polemiche sono fondamentali, ma devono essere costruite con sapienza per veicolare un preciso sistema di valori. È pertanto sbagliato ritenere che le polemiche debbano essere avviate soltanto con uomini di alta cultura. Ciò che conta è l’importanza pedagogica dell’oggetto polemico e non l’autorevolezza intellettuale della fonte. Da questo punto di vista, un mediocre e anonimo dirigente di partito senza voti può svolgere una funzione pedagogica importante se la sua violenza verbale e la sua volgarità consentono di sollevare la questione del rispetto delle idee altrui nella società libera. Questa è la ragione per cui mi trovo spesso a polemizzare con direttori di quotidiani, conduttori televisivi e parlamentari di basso livello. 

La guerra in Ucraina ha dimostrato che il mondo dell’informazione in Italia sulla politica internazionale è completamente corrotto. Attraverso le polemiche, ho indotto i miei detrattori a produrre una copiosa documentazione scritta che ha accresciuto le prove di tale pervasiva corruzione. 

Anche grazie alle polemiche, laureandi e dottorandi di ricerca hanno oggi molte più possibilità di rispondere in maniera documentata alla domanda: “Il mondo dell’informazione in Italia è libero ed, eventualmente, in che misura?”; “il potere politico controlla il giornalismo italiano ed, eventualmente, in che misura?”; “il potere politico controlla i dipartimenti di scienza politica della università italiane ed, eventualmente, quali dipartimenti e in che misura?”. 

Sono domande fondamentali in una società libera.

Nessuno le solleva perché la risposta è nota.

Ed è molto imbarazzante.

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