L’eroica resistenza palestinese
Li stanno facendo morire perfino di fame. Una morte lenta, spietata. Prima li riducono pelle ed ossa e poi lasciano che si spengano mentre gli aiuti umanitari marciscono sotto al sole oltre al filo spinato di quel lager ripugnante. E chi ha ancora la forza di raggiungere una mangiatoia, rischia di venire fucilato. Un orrore immondo che suggella il fallimento storico dell’ideologia sionista e sta creando le premesse per una svolta epocale. Sono oltre settant’anni che i sionisti perseguitano i palestinesi e quasi due anni che li massacrano a Gaza. Tonnellate di bombe, droni killer dalla mattina alla sera, cannonate e cecchini. Carestia. Qualunque altro popolo si sarebbe arreso, si sarebbe inginocchiato davanti alla brutalità sionista e alla disparità delle forze in campo. Ma non i palestinesi. E questo perché le atrocità e le ingiustizie subite generazione dopo generazione, li hanno fortificati. Una forza che deriva dal dolore subito sulla propria pelle e su quella dei propri cari. Una forza che deriva dalla bontà delle proprie ragioni perché politicanti e presunti giornalisti possono blaterale fin che vogliono, ma alla fine la verità storica è molto semplice. I palestinesi vivevano in quelle terre da secoli convivendo pacificamente anche con gli ebrei, poi un giorno sono sbarcati i sionisti con un pezzo di carta in mano con scritto sopra che quella era casa loro. Ed è scoppiato l’inferno. Un progetto coloniale assurdo in partenza perché storicamente fuori tempo massimo, perché mirato ad istituire uno stato ebraico e non laico mettendo quindi le premesse per l’apartheid. E perché ignorava che quella è una terra dalla cultura antica e fiera nonché santa per tutte e tre le religioni monoteiste. Un progetto coloniale che avrebbe al massimo potuto funzionare se gestito in maniera intelligente, se cioè il sionismo avesse imparato dai suoi tragici errori iniziali e avesse accantonato il fanatismo considerando i palestinesi esseri umani alla pari e trovando con loro compromessi ragionevoli in modo da convivere civilmente. Ed invece hanno sostanzialmente portato avanti una cocciuta occupazione fregandosene di tutto e di tutti. Fin dal suo sbarco, il sionismo ha scelto la violenza cacciando letteralmente i palestinesi dalle loro case di famiglia, mentre cenavano, mentre chiacchieravano in giardino. Dopo secoli, i palestinesi hanno dovuto raccogliere in fretta e furia i loro effetti personali ed incamminarsi verso altre città e paesi, verso baraccopoli di lamiera sparse per tutto il Medioriente. Lasciandosi alle spalle non solo proprietà, ma anche storia, cultura, dignità. Una violenza anche psicologia inaudita che ha segnato profondamente la vita di chi è restato in prima linea come di coloro che sono scappati altrove in cerca di normalità. Ma senza mai dimenticare, senza mai arrendersi. Strage dopo strage. Diaspora dopo diaspora. Perfino dentro Gaza è pieno di rifugiati e discendenti di qualche deportazione di massa. Un dolore immenso che non si dissolve ma si accumula, traumi che si tramandano tra generazioni e che si fanno rabbia, che si fanno politica, che si fanno lotta armata. Resistenza dal punto di vista palestinese, terrorismo per gli Occidentali che da civiltà superiore si arroga il diritto di decidere chi sono i buoni e chi i cattivi. I loro nemici sono tutti terroristi soprattutto se di altre religioni e con la pelle più scura, mentre i loro amici come Israele esercitano il sacrosanto diritto di difendersi e di esistere anche quando calpestano il diritto internazionale e massacrano decine di migliaia di bambini innocenti. Assurde ipocrisie che dopo l’orrore a Gaza son diventate ridicole. Siamo davanti ad un delirio sanguinario fuori controllo. E se dopo oltre settant’anni i sionisti sono ancora lì a sterminare e perseguitare i palestinesi ed attaccare i paesi limitrofi, è segno di disperazione. Non vogliono ammettere il sostanziale fallimento della loro strategia e di tutto il loro progetto coloniale basato sulla forza, sulla manipolazione propagandistica e sull'appoggio occidentale. Un fallimento storico dovuto alle sue assurde premesse, al fanatismo con cui è stata portata avanti l’occupazione, ma anche all’eroica resistenza palestinese che non si è mai arresa nonostante tutto e tutti. Oggi a Gaza si muore di fame, ma il mondo è cambiato. Ha compreso la verità. È maturato. Ed è solo questione di tempo. La Palestina tornerà ad essere una terra libera dove i diversi popoli torneranno a convivere pacificamente.
Tommaso Merlo
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