venerdì, settembre 30, 2022

Nicola Morra

 Sono passati 5 giorni dalle elezioni, ancora ci sono dubbi sugli eletti e si anticipano ricorsi e controricorsi - gioia per gli avvocati -, circolano voci insistenti sui futuri ministri, sui futuri garanti del sistema.

E c'è chi, avendo capito ben poco dalla lezione delle elezioni, insiste nel demonizzare il prossimo esecutivo come se fosse l'anticipazione dell'Armageddon biblico, lo scontro finale che segnerà la fine di ogni cosa. C'è chi, attraverso paura e odio, demonizza l'avversario, trasformandolo in nemico che va distrutto senza argomentare, col solo furore ideologico, come se esistessero ancora le ideologie in un mondo de-ideologizzato da decenni, in un mondo sempre più fluido, liquido, "in progress".
Il governo Meloni non è stato ancora varato e tuttavia molti già annunciano l'Apocalisse, come se di schifezze di varia natura non ne avessimo viste negli ultimi decenni, senza sostanziale soluzione di continuità, pur avendo cambiato apparentemente tanti schieramenti, tanti leader, tanti partiti.
Ma ciò che non dobbiamo, insieme, consentire, è farci trascinare nella dimensione della paura, dell'irrazionalità fideistica, mitologica.
Se, dico se, un governo di presunta "destra" (che ancora deve nascere, e con nomi che circolano che comunque rinviano al sistema delle garanzie europeiste e draghiane) ci spaventa, dobbiamo tuttavia ricordarci che possiamo fare tanto contro lo stesso:
possiamo fare cittadinanza attiva, senza esaurire sulla rete, sul web, il nostro dissenso, il nostro impegno civile e sociale.
Usciamo dai palazzi, torniamo nell'agorà, siamo "protagonisti" e non comparse specializzate in post e tweet.
Contattiamo chi da sempre vive nel mondo dell'associazionismo, occupiamoci dei più deboli convivendo i loro bisogni, stando accanto a chi è nell'esclusione e a chi lo sarà a breve per le conseguenze dello shock economico e sociale che a breve, con tutta probabilità, vivremo anche nel nostro paese.
Argomentiamo, studiamo, facciamoci sentire senza farci distrarre, evitiamo di trattare l'avversario come nemico da insultare, offendere, dileggiare, e offriamo soluzioni reali, concrete, a problemi anche piccoli, ma che fanno schiantare le esistenze di tanti.
Interveniamo sui contenuti. Offriamo una visione alternativa, acquisiamo le competenze necessarie per governare il cambiamento, perché non è sufficiente evocarlo, lo si deve preparare.
Facciamo informazione autentica, controllata, filologicamente solida, rispettosa delle fonti e capace di selezionare le stesse, dimostrando che siamo militanti, perché abbiamo convinzioni e principi, ma non faziosi, riconoscendo la bontà di proposte che vengano anche dagli altri, qualora siano effettivamente valide.
Dedichiamoci molto di più all'istruzione, all'educazione: se permettiamo che i giovani vengano attratti dal pensiero debole ed acritico, dovremo sempre inseguire e correggere, contestare, rettificare; se, al contrario, saremo sempre più capaci nel promuovere intelligenza critica, responsabilità morale e politica, saremo sempre più in compagnia, sempre meno soli.
Ricordiamoci la lezione della civiltà contadina: si sa quando si semina, ma non si sa se e quando si raccoglierà, e tuttavia se mai si semina, mai si raccoglierà.
Il seme del cambiamento può germogliare come può morire o tardare a germogliare, ma non è impossibile che lo faccia, e dunque seminiamo.
Incalziamo allora gli avversari sui fatti, senza andare appresso alla facile propaganda.
Mettiamoci nei panni degli altri, non crediamo di essere il centro del mondo, l'unico centro possibile, ribadendo che ciò che pretendiamo per noi lo dobbiamo esigere per gli altri, in una condizione di reciprocità che costituisce il vincolo della fratellanza universale fra esseri umani.
Se davvero in futuro dovessimo registrare violenze, intimidazioni, abusi di potere più di quanti non se ne registrino già ora da parte di arroganti convinti che tutto sia loro consentito, non si arretri di un millimetro, dimostrando con fermezza e determinazione che la civiltà è data dal rispetto per se stessi e gli altri, e che se loro ne sono privi è perché hanno voluto spegnere il cervello cessando di far battere il cuore.
E poi, ricordiamocelo, nel paese delle "news" che durano due minuti per essere sovrastate dalle ultime della separazione di Ilary e Francesco e del Grande Fratello tutto dura poco, purché si sappia resistere.
E ricordiamoci che anche Giorgia ha mandato i suoi messaggi di pace a Washington, Bruxelles e Francoforte: rivoluzione sì, ma col consenso del vero potere!
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Giuseppe Sica, Angela Bosco e altri 1684
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