mercoledì, maggio 10, 2023

Equa

 “Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”

Una delle frasi più celebri di Peppino impastato, di cui oggi ricorre il 45° anniversario dell’assassinio, giudicato definitivamente tale solo 21 anni fa, dopo 24 anni di depistaggi, di voltafaccia e di silenzi persino istituzionali.
Ci volle del tempo, tanto, ma grazie alla tenacia della madre di Peppino, Felicia, del fratello Giovanni e dei suoi amici più cari che non si arresero mai alla narrazione ufficiale (suicidio o attentato) la verità venne fuori.
Quanto dava fastidio Peppino ai mafiosi col suo attivismo, con la sua volontà di risvegliare le coscienze dei suoi concittadini, con il suo continuo sbeffeggiare quella “montagna di merda” che lo circondava e da cui era nato, visto che il padre Luigi era malavitoso, amico e complice di Gaetano Badalamenti, quel “Tano seduto” uccisore di suo figlio.
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, diceva De André. Peppino era un fiore d’uomo, ucciso nel fiore degli anni, nato in un contesto mafioso dal quale il suo spirito libero decise di volersi affrancare.
Il suo esempio non dovrà essere mai dimenticato, dovrà sempre esortare a voler accorgerci del malaffare e di ribellarci ad esso.
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