sabato, dicembre 04, 2021

Tommaso Merlo

 Non è vero che tutta l’esperienza politica del Movimento debba essere cestinata. C’è molto da salvare nell’idea originaria. Quello che va gettato è il modo in cui quell’idea è stata travisata e va corretto quello che non ha funzionato. Per lanciare un nuovo Movimento si dovrebbe partire da qui, ragionandoci. Tra le idee da salvare del Movimento, c’è quella che più il potere è condiviso, più è intelligente e lungimirante. Al contrario, più il potere è in mano a pochi, più è inquinato dall’ego dei pochi che lo detengono. Con leader, presidenti e quant’altro, il potere non è più espressione di quella comunità ma del capo di turno e del suo seguito. Una storica specialità della casa. Ma dare tutta la colpa ai fantomatici leader sarebbe ingiusto, la vera colpa è di chi gli mette la corona in testa e si inginocchia ai loro piedi. Salvatore della Patria, cerchia di fedelissimi e folle urlanti sotto al balcone. Poi tutto crolla e si ricomincia dalle macerie. Davvero una specialità storica della casa. Leaderismo e cerchie trasformano la politica in una sterile rissa tra tifosi. Ma politica è scontro tra idee, non tra persone. Politica è cosa da fare. E’ valori da difendere. E la democrazia ha bisogno di cittadini consapevoli e liberi, non di tifosi. Cittadini che rivendicano il proprio ruolo centrale in una democrazia e che se lo giocano sia da casa che eventualmente nei palazzi. Senza delegare, senza illudersi con qualche Salvatore, ma facendo la propria parte. E’ questa un’altra idea originaria del fu Movimento che va salvata. La politica deve tornare ai cittadini. Questo perché più c’è ricambio e partecipazione dal basso, più una democrazia è viva, sana e tiene il passo con la realtà dei tempi. I politicanti di professione sono una sciagura per la democrazia. Lo si vede anche in questi mesi d’inciucio pandemico. Una volta che riescono a conquistare le agogniate poltrone, i politicanti si occupano essenzialmente di quelle invece che della collettività anche se non lo ammetteranno mai. Si occupano di se stessi. E più passano gli anni più peggiorano perdendosi in una realtà parallela fatta di tatticismi e intrighi e vuote chiacchiere politichesi. Nei palazzi del potere gonfiano ego e portafoglio e rimangono ingabbiati in una rete di interessi e relazioni e paraocchi mentali e così alla fine la volontà popolare trova sempre qualche scusa per essere disattesa. Negli ultimi decenni l’Italia è stata intossicata da centinaia di campagne elettorali. Fiumi di promesse a vanvera. Questo perché solo i cittadini possono generare una spinta politica sufficiente per generare un reale cambiamento. Ce lo insegna la storia, ma anche la parabola del fu Movimento che nei primi mesi di potere ha macinato risultati importanti. La luce si è spenta quando quei cittadini arrabbiati si son trasformati in politicanti concilianti e sempre più lontani dalle periferie che li hanno votati. Ma le idee non vanno cestinate perché qualcuno le travisa. Politica come servizio e non carriera, cittadini nei palazzi e frequente ricambio, massima partecipazione e democrazia diretta, sono il futuro della democrazia. Una sovranità davvero popolare. Altro che intermediazione di ipocriti ed egoistici parrucconi e tromboni. Certo, molti dei cosiddetti portavoce hanno deluso o voltato gabbana o quant’altro e vanno selezionati meglio la prossima volta, ma la rovina del Movimento è stata allontanarsi da quello che era il suo progetto innovativo. Invece cioè d’impegnarsi per allargare gli spazi di partecipazione e democrazia diretta, invece di impegnarsi affinché l’intelligenza e la coscienza collettive della sua comunità si esprimesse sempre più compiutamente, il fu Movimento si è al contrario chiuso e arroccato sempre più finendo in balia dei singoli ego e dei loro seguiti e finendo per scimmiottare le logiche della vecchia politica e finendo per commettere errori davvero clamorosi che ne hanno compromesso la credibilità per sempre. La trasformazione del fu Movimento in un partitino presidenziale è l’emblematico epilogo di quella deriva. Colpa delle classi dirigenti ma anche di tutti coloro che le hanno assecondate. Ma non è vero che tutta l’esperienza politica del Movimento debba essere cestinata. C’è molto da salvare nell’idea originaria. Quello che va gettato è il modo in cui quell’idea è stata travisata e va corretto quello che non ha funzionato. E per lanciare un nuovo Movimento si dovrebbe partire da qui.


Tommaso Merlo

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