domenica, febbraio 27, 2022

Nicola Morra

  Si legge su Repubblica quanto segue:


"Negli scontri di venerdì i soldati ucraini hanno catturato ai russi un insolito mezzo blindato, filmandolo come un trofeo. Si tratta infatti di una Lince, progettata dall’azienda italiana Iveco: un modello che ha avuto grande successo, esportato persino all’esercito britannico. La vendita a Mosca di questi veicoli militari risale al 2011, quando i rapporti con l’Occidente erano ottimi e il premier Silvio Berlusconi vantava l’amicizia con Vladimir Putin.


L’armata di Mosca stava avviando il programma di modernizzazione, scegliendo per la prima volta nella storia equipaggiamenti stranieri. Così dopo una lunga selezione è stato firmato un contratto da un miliardo di dollari, che prevedeva la consegna di 358 Lince e la costruzione in Russia di altri 1300, affidata al gruppo statale Kamaz. Ma le fabbriche locali sono insorte, aggiornando velocemente i loro cataloghi e offrendo mezzi simili come il Tigr. Le pressioni sono state tali da spingere il Cremlino a rinunciare alla produzione in patria del blindato made in Italy.


La Lince però è molto apprezzata dai generali russi. Dal 2012 è stata esibita nelle parate sulla Piazza Rossa. Oggi gli oltre trecento esemplari in servizio sono in dotazione alla polizia militare e agli incursori del Gru, il servizio segreto militare. Nei giorni precedenti l’invasione alcune di queste camionette sono state fotografate proprio in una colonna delle truppe d’assalto. Che evidentemente adesso le stanno impiegando in prima linea.".


Ecco, tanti ora si stanno indignando e lamentano la violenza russa a danno degli ucraini. Magari ci sono anche quelli che hanno venduto loro queste armi?


Perché non pensare, seriamente, alla fine della produzione mondiale di armi, allo stop ai traffici delle stesse, al sequestro ai soldi, pressoché infiniti, che questo business genera?

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